Ugo Cornia per “Tutto Libri – La Stampa”
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Mark Twain ha sempre avuto un profondo interesse per la lingua tedesca. Ha cercato, a partire da quando era giovane, di impararla, spesso come autodidatta, più saltuariamente prendendo qualche lezione. A Hannibal, la città in cui era cresciuto, c'erano molti tedeschi e Twain, già a quindici anni, per un po' andò a lezione da un calzolaio tedesco.
Nonostante abbia lottato in modo irregolare e discontinuo con questa lingua per tutta la vita, non è mai riuscito veramente a impadronirsene. Il suo tedesco era stentato, parziale, e molto personale.
il libro contro la lingua tedesca
In questa lotta pluriennale alternava stati di eccitazione, «Ho imparato il tedesco, e sono un bambino felice, ci puoi scommettere», come scrive in una lettera a Bayard Taylor, a stati di profondo scoramento, come scrive all'amico William Howells: «Al diavolo il tedesco, non riuscirò mai a impararlo».
Da questo rapporto di odio, amore e frustrazione nasce La terribile lingua tedesca, pubblicato da Quodlibet, curato e tradotto da Dino Baldi. Il libro raccoglie vari testi in cui Twain si vendica di questa lingua che tanto l'ha fatto soffrire e tanto l'ha deluso a causa della sua assurdità. Una lingua in cui le eccezioni sono più delle regole, e dove ci sono quattro sconcertanti casi, partoriti per farti impazzire.
Ma anche i verbi sono pensati apposta per mandarti in confusione. In primo luogo Twain si concentra sulla problematica distanza tra verbo e soggetto: «Ma quando lui, sulla strada, la (in-seta-e-raso-coperta-adesso-molto-disinvolta-secondo-la-ultima-moda-vestita) moglie del consigliere governativo incontrò etc».
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La citazione è tratta dal Segreto della vecchia Mamselle della signora Marlitt. Secondo Twain la situazione di chi è lì che ascolta questa frase, e aspetta che arrivi il verbo, è più o meno come quando, a bocca già spalancata, sei dal dentista, che ti ha già preso un dente con le pinze, e si mette a raccontarti una barzelletta prima di togliertelo.
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Ma non è questo il peggio. Il peggio sono i verbi separabili, ce ne sono migliaia, e Twain li odia; sono verbi il cui significato è dato da una preposizione accoppiata a un verbo, dislocati ancora una volta a una certa distanza, per esempio reiste ab, che vuol dire se ne andò.
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Come funzionano questi verbi separabili? Ecco l'esempio che Twain fa. Dice di averlo tradotto da un altro romanzo tedesco: «Fatte le valige, lui se ne, dopo aver baciato sua madre e le sorelle e aver stretto ancora una volta al petto l'adorata Gretchen, la quale, vestita in un modesto abito di mussola bianca, con un giacinto nelle ampie volute dei folti capelli castani, scendeva a fatica le scale, ancora pallida per il terrore e l'eccitazione della sera precedente, ma ansiosa di poggiare un'ultima volta la povera testa dolente sul petto di lui, che amava più della vita stessa, andò».
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Twain non vuole dedicare a questi verbi troppo tempo, perché gli fanno veramente perdere le staffe. Invece gli piace il fatto che in tedesco i sostantivi inizino con la maiuscola, gli sembra una buona idea, una delle poche in questa lingua, perché così è possibile riconoscerli a prima vista.
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Anche se il genere (maschile, femminile e neutro) poi incasina tutto perché non c'è un criterio che ne guidi l'abbinamento, bisogna impararli a memoria e c'è poca attinenza con la realtà. Twain traduce un dialogo da uno dei migliori manuali tedeschi: «Gretchen: Wilhelm, dov'è la rapa? / Wilhelm: Lei si trova in cucina. / Gretchen: E dov'è quella brava e bella fanciulla inglese? / Wilhelm: Esso è andato all'opera».
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Twain dice che da questo si capisce bene che i tedeschi hanno una grande considerazione per le rape e uno straordinario disprezzo per le giovani donne. Ma più che altro questi generi affibbiati ai nomi sono completamente illogici: «un albero è di sesso maschile, i suoi germogli sono di sesso femminile, le foglie sono neutre, i cavalli non hanno sesso, i cani sono maschi, i gatti femmine (gatti maschi inclusi, naturalmente)».
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Altra cosa che fa impazzire e credo divertire Twain sono le parole composte, che in tedesco raggiungono una particolare lunghezza, come Freundschaftsbezeigungen (dimostrazioni di amicizia).
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Anche qui, per fornire degli esempi, Twain traduce a suo modo, in modo da rendere evidente la follia della lingua tedesca, l'articolo di cronaca locale di un giornale di Mannheim: «Nella giornoprimadiieripocodopoleundici Notte, la inquestacittastantetaverna chiamata The Wagoner è andata in cenere. Quando il fuoco raggiunse il poggiantesullacasainfiamme Nido della Cicogna, i genitori cicogna volarono via. Ma nel momento in cui il circondatodalfuoco Nido lui stesso andò in fiamme, subito si precipitò la veloceritornante Madre-Cicogna tra le Fiamme e morì, con le Ali aperte sopra i suoi piccoli».
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Il libro contiene anche altri scritti: una opera teatrale, Meisterschaft / Commedia in tre atti, dove Twain si diverte a combinare e a mettere in bocca ai personaggi le frasi stereotipate prese da un metodo per imparare in fretta e senza sforzo la lingua tedesca; il racconto La signora McWilliams e il fulmine, dove, dall'errata interpretazione di un manuale tedesco, nascono situazioni irreali per difendersi dai fulmini; tre brevi discorsi: Gli orrori della lingua tedesca; Le meraviglie della lingua tedesca; e Una nuova parola tedesca. Leggendo questo libro si potrà ammirare per l'ennesima volta la totale versatilità del genio di Twain, dove qualsiasi cosa può diventare una cosa da ridere. E sempre in modo non banale.
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