Marco Giusti per Dagospia
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Al terzo giorno in sala in Italia “Thor: Love and Thunder” tiene la posizione con altri 821 mila euro per un totale di 3,1 milioni di euro. Tutto il resto, a ben vedere, sono briciole, visto che al secondo posto “Elvis” di Baz Luhrmann incassa solo 49 mila euro. Il primo film italiano in classifica, “Una boccata d’aria” con Aldo Baglio, al settimo posto, incassa 7350 euro con un totale di 14.527 euro. L’altro film italiano uscito questa settimana, “Io e Spotty” di Cosimo Gomez, naviga al 40° posto con 449 euro per un totale di 749 euro. Buona notte. Ieri sera non è resistito al richiamo dell’incredibile “Relazioni pericolose” di Rachel Suissa, versione giovanil-social in salsa Netflix France con un pizzico di Bridgeton del celebre romanzo “Les liaisons dangereuses” di de Laclos già troppe volte portato sullo schermo. Trasferito ai giorni d’oggi, tra gli studenti del liceo Victor Hugo di Biarritz, la Marchesa di Merteuil e Valmont sono diventati due potenti influencer, lei, la bionda Ella Pellegrini, ex-bambina prodigio della serie “La petite Sophie” è cattiva e vendicativa, lui, il bonazzo campione di surf Simone Rerolle, ha qualcosa di buono.
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I due, come nel romanzo originale, scommettono sulla verginità della bella Cecile, qui l’inedita Paola Locatelli, caruccia e Instagram queen con 1,7 milioni di followers. Se in due mesi lei, fidanzatissima col promesso sposo Pierre, cederà all’infido surfer, lui riceverà dalla Merteuil “due ore di preliminari, un pompino e un forfait rinnovabile di avanti e retro”. Se perde, il bel Valmont cederà alla Merteuil una villa al mare. Tutto questo mentre al liceo si sta mettendo in scena “La princesse de Montpensier” di Madame de la Fayette” in versione hip-hop. Alle chiacchiere da salotto si sono sostituiti i commenti da Instagram, ma fioccano i personaggi bisex e gay e, confesso, il meccanismo della storia, anche se ricostruita, funziona perfettamente. Questa influencer italo-francese non è certo all’altezza della nostra Ferragni, ma l’idea è particolarmente divertente e confesso di essermi visto tutto il film con estremo piacere (Moccia è meglio? No) prima di passare su Mubi al viaggio della pornostar svedese Belle Cherry di Sofia Kappel nel mondo dell’hard americano con tanto di doppia penetrazione anale coi piselli neri nel pesantissimo “Pleasure” di Ninja Thyberg, quasi un film verità visto il tasso di realismo con cui la regista gira la sua storia.
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E capisco, anche se non è che si scenda proprio in dettagli sulla doppia penetrazione anale, perché su Mubi venga segnalato come il film di punta della piattaforma. Alla prima puntata di “The Terminal ListI”, invece, mi sono clamorosamente addormentato. Sembra che sia da vedere, invece, su Apple tv la serie carceraria “Black Bird” con Taron Egerton e Paul Walter Mouser.
In chiaro in prima serata il film più appetitosa come rarità e stravaganza mi sembra proprio su Cielo alle 21, 15 “Io sono mia” diretto da Sofia Scandurra, mia grande amica e eroina del primo cinema al femminile, così difficile da realizzare in un mondo cinematografico dominato dai maschi. L’idea era di fare un film dove un cast tecnico di donne aveva il controllo totale del set. Diretto da Sofia Scandurra, dopo anni di assistentato dietro al marito Antonio Leonviola, a Luigi Zampa, prodotto da Lù Leone, che lo aveva anche scritto assieme a Sofia, tratto da un romanzo-manifesto sulla condizione della donna di Dacia Maraini, fotografato da Nurith Aviv, una delle primissime direttrice della fotografia donne, musicato da Giovanna Marini e montato da Gabriella Cristiani, che vincerà l’Oscar con “L’ultimo imperatore”. Protagonista, nel ruolo della maestra che vive sotto schiaffo del rozzo marito Michele Placido, che se la scopa brutalmente ogni volta che vuole, è Stefania Sandrelli.
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Sarà proprio lei, a contatto con un gruppo di amiche femministe, da Maria Schneider a Grisha Huber, già eroina dei film di Helma Sanders, a Anna Henkel, protagonista della “Dolcissima Dorothea” di Peter Fleischmann, a rendersi conto della condizione sua e della donna in generale e a ribellarsi. Mettendosi prima con un pescatore e poi con la Schneider. In una grande presentazione del film al Cinema Trevi qualche anno fa, la stessa Scandurra assieme a Pietro Valsecchi, che ha un buon ruolo nel film, raccontarono il set difficilissimo dove ognuna delle ragazze faceva quel che gli pareva e non fu facile arrivare alla fine della lavorazione. Ogni tanto arrivava anche Tina Aumont, vera anima della festa. La produzione di Lù Leone, la Spirale 76 andò all’aria, ma comunque il film, eroicamente uscì. Assolutamente da rivedere, totale rarità. Ultramilitante e con grandi scene di sesso tra Placido e Sandrelli.
La Scandurra era una vera pioniera, ci voleva grande coraggio al tempo per fare un film simile. Se cercate qualcosa di più rassicurante propongo il sempre funzionante, violentissimo e ultramaschile “Il trucido e lo sbirro” di Umberto Lenzi con Tomas Milian, Claudio Cassinelli, Henry Silva, Robert Hundar e Nicoletta Machiavelli, Cine 34 alle 21. E’ qui che nasce Monnezza o il proto-Monnezza, cioè Sergio Marazzi, il fratello gemello buono del Gobbo, figlio di un ladro e di una mignotta. Monnezza deve moltissimo sia a Lenzi che al suo sceneggiatore Dardano Sacchetti che a Tomas Milian. “Fu una brillante idea di dardano Sacchetti”, dirà Lenzi, “io lo perfezionai assieme a Milian studiandone il trucco, il modo di parlare in rima romanesca”.
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Ne viene fuori una bomba di romanità coatta. “Dato che in realtà non c’era sostanza nel personaggio”, dirà Tomas, “perché era tutto basato sull’effetto, ho cercato di dargli una coscienza sociale, quella che ho assimilato frequentando tutti i sottoproletari in America. Più andavo avanti più calcavo la mano nelle parolacce, ma sempre… musicalmente. Veniva giù il cinema, all’uscita mi dicevano: A Tomasse, anvedi che forza”. Fondamentale l’inizio. Con Tomas carcerato che guarda un western nel cinema della prigione e dice a un compagno di gabbio: “Reggeme er posto che vado a cagà”. Da lì parte il film. “Cellular” di David R. Ellis con Kim Basinger, Chris Evans, Jason Statham, Iris alle 21, è una sorta di variazione moderna del thriller ideato da Larry Cohen “In linea con l’assassino”, uscito solo due anni prima.
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Ma Cohen aveva scritto questo mentre cercava di vendere l’altro, che avrà più fortuna, con Colin Farrell protagonista attaccato a una cabina telefonica. Su Canale 20 alle 21, 05 trovate “Chinese Zodiac” di e con Jackie Chan. Rarissimo, non riuscii a vederlo nemmeno quando uscì, “Incensurato, provata disonestà, carriera assicurata, cercasi”, commedi di Marcello Baldi, regista di peplum, con Riccardo Cucciolla protagonista, Paola Quattrini, Gisela Hahn, Arnoldo Foà e Nanni Loy, Rai Storia alle 21, 10. Strampalata commedia di satira politica, vede un comunista imbroglioncello candidato per errore nelle liste della Democrazia Cristiana. Viene anche eletto…
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Su Rai Movie alle 21, 10 il filmeone pacifista “sette anni in Tibet” di jean-Jacques Annaud con Brad Pitt, David Thewlis, Dorjee Tsering, mentre su canale 27 alle 21, 10 un buon Woody Allen con il comico televisivo Larry David al suo posto, “Basta che funzioni”, con Evan Rachel Wood, Henry Cavill, Patricia Clarkson.Su Mediaset Italia 2 alle 21, 15 torna il vecchio “Scream” di Wes Craven con David Arquette, Drew Barrymore, Neve Campbell e Courtney Cox. Su Italia 1 alle 21, 20 siamo a “Transformers 4” di Michael Bay con Mark Wahlberg, Stanley Tucci, Nicola Peltz. Confesso che su “Transformers” la penso come Stephen King. Mai amato. Potrebbe non essere male il giallo “Fredda è la notte” di Tze Chun con Alice Eve, Bryan Cranston, Logan Marshall-Green, Rai 4 alle 21, 20. Un motel, un criminale che cerca di ritrovare il malloppo, un poliziotto corrotto. Su Rete 4 alle 21, 25 torna Celentano in coppia con Ornella Muti in “Il bisbetico domato” di Castellano e Pipolo con Milly Carlucci, Pippo Santonastaso e Edith Peters. Quante volte lo avete già visto?
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Passiamo alla seconda serata. Cine 34 alle 22, 50 propone un altro film storico di Tomas Milian, “Il giustiziere sfida la citta! Di Umberto Lenzi con Joseph Cotten, Maria Fiore, Mario Piave, Femi Benussi. Film-anello di congiunzione tra i Milian cattivi precedenti e il futuro poliziotto Giraldi dei film di Corbucci. E’ Rambo, ma un Rambo prima del film di Stallone. “Il nome fu suggerito da Milian”, spiegava Lenzi, “che in America aveva letto casualmente un romanzo, First Blood, dal qualche, qualche anno dopo, venne tratto il film con Stallone. Il mio film venne girato incredibilemente col titolo Rambo sfida la città, poi cambiato dalla Medusa, che lo trovava assurdo. La stessa casa distribuì poi Rambo battendo ogni record d’incasso: c’est la vie!”.
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In una marea di repliche vedo però una perla del nostro cinema comico come “Vieni avanti cretino” di Luciano Salce con Lino Banfi, Franco Bracardi, Adriana Russo, Luciana Turina, Gigi reder, Alfonso Tomas, Nello Pazzafini. Cultissimo. Film di una vita per Lino Banfi e capolavoro di Salce. Grande il repertorio classico dei comici di avanspettacolo che Salce rivisita rinfrescato con non poche concessioni ai barzelletta movie allora dilaganti.
E’ uno spettacolo Michela Miti che si spoglia davanti a Banfi per fargli perdere la testa, ma a nche Ennio Antonelli i Moana Pozzi. Banfi si scatena cantando “Filumena muy hermosa è scappata da Canosa/Filomena Galopera è scappata da Lucera/E con todo il mi tormiento l’ho cercata nel Salento”. Ma ruba la scena a tutti il celebre numero dei tic di Alfonso Tomas. Su Cine 34 alle 0, 35 torna “Sogni mostruosamente proibiti” di Neri Parenti con Paolo Villaggio, Janet Agren, Paul Muller, Alida Valli, sorta di lettura fantozziani del celebri film “Sogni proibiti” con Danny Kaye ispirato al romanzo di James Thurber. Nella notte si passa da “i segreti di Brokeback Mountain” di Ang Lee con la coppia di cowboy innamorati Jake Gyllenhaal-Heat Ledger, La7D alle 0, 40, a “La tenera canaglia” di John Hughes con James Belushi, Kelly Lynch, Canale 27 all’1, 05 dal giallo “Colpevole d’omicidio” di Michael Caton Jones con Robert De Niro e Francesc McDormand, Iris all’1, 25, al thriller “Shade. Carta vincente” di Damian Nieman con Stallone, Melanie Griffith, Gabriel Byrne e Thandie Newton, Rai Movie all’1, 25. Chiudo con una bella raffica di capolavori all’italiani a tardissima notte.
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“Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno”, quello originale di Bitto Albertini con Antonio Cantafora, Margaret Rose Keil, Mario Frera, Rete 4 alle 4, 05, il fondamentale “Zombi 2” di Lucio Fulci con Tisa Farrow, Ian McCulloch, Richard Johnson, Olga Karlatos, Italia 1 alle 4, 05. Chiudo con “O.K. Connery” diretto da Alberto De Martino con Neil Connery, il fratello di Sean, Daniela Bianchi, Adolfo Celi, Bernard Leem Anthony Dawson, folle parodia dei film di James Bond costruita con gran parte dei cast dei film di Bond, Rai Movie alle 5. Personalmente sono fiero di averlo mostrato al Festival del Noir di Courmayer nel 2008 riunendo il regista e il vecchio Neil Connery che non si vedevano da allora. Inoltre il film è stato visto dal pubblico di Courmayer dove parte del film venne realmente girato.
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L’idea del produttore Dario Sabatello, ma forse anche della United Artists che distribuì il film in tutto il mondo, era quella di riunire un po’ di volti celebri bondiani e, ciliegina sulla torta, chiamare come eroe proprio il fratello del celebre attore, Neil, che faceva tutt’altro nella vita, l’imbianchino, e non se la passava benissimo. Così lo racconta De Martino: “Mi dicono: prendiamo il fratello di Sean Connery, lo vestiamo da James Bond, ci mettiamo attorno tutti gli attori dei film di Bond e facciamo un grande successo. Mah… Quando ho raccontato a Sergio Leone quest’idea, mi ha detto: Ma che so’ matti? Sarebbe come se io prendessi il fratello di Alberto Sordi e gli metto attorno i suoi attori….”.
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Così la racconta invece lo stesso Neil Connery a “Cinema Retro”. Faceva l’operaio e lo stuccatore in Scozia, quando un servizio sulla BBC Radio Scotland e poi un articolo su un giornale inglese lo fecero uscire allo scoperto come fratello di Sean Connery. Fu allora che il cinema si interessò di lui. “Dario Sabatello mi inviò un telegramma firmato Fawcett Publications. (..) Diceva: Vediamoci al Cali (Caledonian Hotel di Edimburgo). Arrivai lì e chiesi del signor Sabatello. Un tizio mi venne incontro e iniziò a squadrarmi, girandomi addirittura intorno, e io pensai ‘Ma che vuole questo? Sarà gay?’, ma poi mi disse ‘Molto piacere di conoscerti. Sei molto atletico. Vuoi bere qualcosa?’ Presi un doppio whiskey. (..) Lui disse:’Ti piacerebbe diventare un attore?’ e io risposi ‘Un attore? Wow! Mi sembra una bella occasione!’ perchè è così che di solito reagisco alle cose”. Così gli fecero un contratto di 5000 dollari per girare un film. Poi scrissero il copione su di lui e lo portarono a Roma per il provino. Quando arrivò, De Martino si accorse che non era adatto al film e non somigliava neanche tanto al fratello. Dovette chiamare suo padre, celebre truccatore del cinema, per rimetterlo un po’ a posto e renderlo presentabile.
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“Quando me l’hanno presentato sembrava un ciclista olandese, non so se rendo l’idea, senza capelli, senza denti, con gli occhi piccoli, piccoli. Ho dovuto ricominciare da capo. La parrucca, la dentiera, mio padre gli ha messo dei tiranti agli occhi, per aprirli un po’ di più. Mi disse: però stai attento che non può portarli tutto il giorno…”. Durante la conferenza stampa di inizio riprese del film, riportata sul “Messaggero” in data 25 novembre 1966, Neil Connery, che aveva allora 28 anni, otto meno di Sean Connery e non si vergognava di dire che faceva il muratore, non si dimostra molto affettuoso verso il fratello. “Sean mi ha regalato qualche vestito e qualche paio di scarpe. Una volta mi regalò una Jaguar, ma aveva il motore fuso. Sì, non è mai stato molto generoso”. La chiudo qua.
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