Luigi Ippolito per "www.corriere.it"
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Una neo-Thatcher bionda in formato Instagram: la stella del governo di Boris Johnson partorito dal sanguinoso rimpasto di ieri sera è senza dubbio Liz Truss, nominata ministro degli Esteri al posto del disgraziato Dominic Raab. E’ la prima donna conservatrice a ricoprire questo incarico e la seconda nella storia britannica (dopo Margaret Beckett sotto Tony Blair). Ma Liz è soprattutto la ministra più appariscente dell’esecutivo e quella in pole position per rimpiazzare un giorno Boris a Downing Street. E dire che la sua irresistibile traiettoria ha più di un elemento di improbabilità.
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Figlia di due militanti di estrema sinistra, da bambina veniva portata dai genitori alle marce anti-nucleari dove le facevano cantare canzoncine contro la Thatcher. Per ragioni ideologiche, viene mandata in una scassatissima scuola statale invece che in uno degli istituti privati frequentati dall’élite britannica: nonostante ciò, riesce a essere ammessa a Oxford, dove studia Politica, Filosofia ed Economia al Merton College, il più rigorosamente accademico di tutti.
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Ma anche all’università continua a militare nel campo progressista, nelle file dei liberaldemocratici: e lì tiene pure un discorso in cui propugna l’abolizione della monarchia. E’ solo da adulta che Liz viene folgorata sulla via di Damasco e si converte al credo thatcheriano: e nel partito conservatore in cui fa ingresso si distingue presto come un’esponente di primo piano dell’ala ultra-liberista.
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La sua è una carriera folgorante: sette anni fa diventa la più giovane donna ministra di sempre (oggi di anni ne ha 46) e da allora non si è più schiodata dall’esecutivo. La sua ultima incarnazione è stata in qualità di ministra del Commercio Internazionale: e in quella veste ha girato il mondo come una trottola infaticabile, per concludere in pochi mesi ben 63 trattati commerciali con altrettanti Paesi. Liz si è trasformata così nella portabandiera della Global Britain, quella Gran Bretagna globale che grazie alla Brexit ha recuperato una politica commerciale autonoma, fuori da quella Unione europea che lei bolla come «protezionista».
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E dire che Liz al referendum del 2016 aveva votato per restare nella Ue: ma poi si è rapidamente riposizionata ed è diventata una delle prime sostenitrici di Johnson. Tuttavia adesso sta trovando modo di rimarcare la sua distanza dalla svolta statalista di Boris: è stata una delle poche nel governo a opporsi al recente aumento delle tasse e a ogni piè sospinto continua a martellare il proprio credo nello Stato minimo e nel fisco leggero. Così facendo solletica gli istinti profondi del partito conservatore: e non a caso nei sondaggi lei risulta sempre la più popolare fra i sostenitori, molto più dello stesso Boris.
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Un successo ottenuto anche grazie a una presenza constante sui social media, in primo luogo su Instagram: i suoi selfie in tutte le situazioni sono ormai celebri, che sia circondata da foche fra spruzzi di onde o in bicicletta con un ombrello-bandiera britannica. Attentissima al look, spesso fasciata in abiti dai colori vistosi, Liz Truss di persona non proietta tuttavia un grande calore e i suoi discorsi sono a volte impacciati: ma a questo sopperisce con una grinta e una determinazione senza pari (anche se chi la conosce più da vicino la definisce “una tipa strana”).
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Adesso la poltrona di ministro degli Esteri le darà ancora più visibilità: e rappresenta una rampa di lancio verso Downing Street. Perché se un giorno Boris dovesse commettere un clamoroso passo falso o perdere la sua spinta vincente, il partito conservatore non avrebbe esitazioni a defenestrarlo: e allora Liz Truss sarebbe la candidata ideale per diventare la Thatcher del Duemila.
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