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    VUOI VEDERE CHE ALLA FINE RIMPIANGEREMO LA MERKEL? IN GERMANIA A CAPO DELLA CDU, IL PARTITO DI ANGELONA, SI CANDIDA FRIEDRICH MERZ. L’EX TOP MANAGER DI BLACKROCK AVREBBE CACCIATO LA GRECIA DALL'EURO. È CONTRARIO ALLE MISURE STRAORDINARIE DELLA BCE E VUOLE CONTROLLI ALLE FRONTIERE - RISCHIA DI SPACCARE NON SOLO IL SUO PARTITO E LA GERMANIA MA ANCHE L'EUROPA...


     
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    Tonia Mastrobuoni per www.repubblica.it

     

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    Avrebbe buttato fuori la Grecia dall’euro, è contrario alle misure straordinarie della Bce e vuole controlli alle frontiere. Friedrich Merz sarebbe un presidente della Cdu decisamente più conservatore rispetto ad Angela Merkel e Annegret Kramp-Karrenbauer.

     

    E la domanda, dopo la conferenza stampa di stamane in cui ha presentato ufficialmente la sua candidatura, è quanto potrebbe reggere un tandem Merz-Merkel, se il congresso straordinario del 25 aprile incoronasse l’ex top manager di Blackrock alla guida dei conservatori tedeschi. Perché a giudicare dai ripetuti accenni alla necessità di un “nuovo inizio” per il partito, mirato a riconquistare l’elettorato scivolato nell’Afd, la vittoria di Merz potrebbe significare anche una fine prematura dell’ultimo governo Merkel.

     

    Anche se lui ha assicurato che non chiederebbe un rimpasto e che “troveremo un accordo” con la cancelliera, il suo cahier de doleances è anche un manifesto per una forte discontinuità con il passato.

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    Merz ha attaccato i suoi rivali: è di stamane la notizia che il 39enne Jens Spahn rinuncia alla candidatura per presentarsi in tandem con il governatore del Nordreno-Westfalia, Armin Laschet. E l’ex politico della Cdu che fu cacciato da Merkel e si è rifugiato per un decennio nella finanza, lo chiama un “cartello” e parla di una “continuità” con l’era Merkel che sarebbe in contrasto con il “rinnovamento” promesso da lui. Al contrario di Merz, sia Laschet sia Spahn hanno effettivamente segnalato continuità, non vogliono rappresentare un pericolo di elezioni anticipate e vogliono tenere unita la Cdu. E già nella scelta di non dilaniare il partito ulteriormente ma di unire le forze per ritrovare l'armonia di una Cdu “che si trova nella sua peggiore crisi”, come sottolinea Spahn, c’è già molto del tandem Laschet-Spahn.

     

    I due puntano anche a convincere due anime diverse della Cdu: Laschet i merkeliani e l’ala più sociale, mentre Spahn, da omosessuale dichiarato, ha sempre messo l’accento su quello che oggi ha definito “il patriottismo aperto al mondo”, in cui la famiglia, la tradizione e la ‘Heimat’, siano compatibili con una visione liberale del mondo.

     

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    “Si può essere contemporaneamente per la protezione dell’ambiente e quella delle frontiere”, ha sottolineato il ministro della Sanità. E Laschet non ha mancato di mandare una stilettata al rivale Merz: “Non si conquista un’identità nel partito isolandosi da altri”. Sia Laschet sia Spahn (che nel caso di una vittoria al congresso diventerebbe il suo vice) hanno messo l’accento sulla necessità di unire il partito. Anche dilaniato da una figura divisiva e impaziente come Merz.

     

    In effetti, l’ex capogruppo della Cdu ha sottolineato piuttosto i temi sui quali intende rompere con il passato, anzitutto attraverso “un nuovo patto generazionale, dopo che molte decisioni degli ultimi anni hanno pesato soprattutto sui più giovani”. Poi “chiudendo gli spazi a destra”, riconquistando l’elettorato scappato nell’Afd; affrontando con maggiore piglio le sfide del futuro come la digitalizzazione. Infine, sull’Europa, evitando di prendere le decisioni sbagliate degli ultimi anni - “cito due esempi: politiche energetiche e politiche migratorie”.

     

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    Su due questioni, Merz rischia di spaccare non solo il suo partito o il Paese, ma anche l’Europa. Il candidato anti-AKK ritiene “sbagliate” alcune scelte della Bce, a cominciare dal QE, l’acquisto straordinario di titoli di Stato che ha salvato l’Europa dalla deflazione e dalla crescita anemica. Ma soprattutto, Merz ha sottolineato che nella drammatica estate del 2015, quando Wolfgang Schaeuble portò all’Eurogruppo la proposta di cacciare la Grecia dall’euro, lui si sarebbe schierato “con i ministri delle Finanze piuttosto che con il Consiglio” che decise di salvare Atene.

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