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    CHI HA AMMAZZATO “IL VICHINGO”? - CACCIA AL KILLER DEL PUGILE LEONARDO MURATOVIC ACCOLTELLATO A MORTE A ANZIO. SONO TRE I SUPERSOSPETTATI - IL 25ENNE PUGILE È STATO CIRCONDATO DA 15 PERSONE. POI LE COLTELLATE. PER GLI INQUIRENTI, LO SCONTRO SAREBBE DOVUTO A CONTRASTI LEGATI ALLO SPACCIO - SI TEME LA VENDETTA DEGLI AMICI DEL BOXER - LA RICOSTRUZIONE DEL CAPO DELLA SICUREZZA ALL'INTERNO DEL BAR: “LA VITTIMA CONOSCEVA IL KILLER”


     
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    Estratto dell'articolo di Ivo Iannozzi per “il Messaggero”

     

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    (...) Alessandro Fabrizi, 51 anni, ventisette dei quali passati nel settore della vigilanza privata, sabato sera era il responsabile della sicurezza del locale. A 48 ore dall'omicidio cerca di riannodare i ricordi.

     

    «Quando è arrivato con gli amici mi sono raccomandato con Leonardo, che conoscevo bene, di stare tranquillo, perché in passato qualche problema c'era stato. Capita a volte con i ragazzi. Mi ha risposto che non c'era nessun problema».

     

    E invece in pochi minuti al Bodeguita Beach cambia il clima. «Con i miei colleghi - dice Fabrizi - abbiamo subito notato che c'era tensione tra il gruppo di Leonardo e un'altra comitiva che era già nel locale. C'è stato subito qualche battibecco, ma non so per quale motivo.

     

    A quel punto, considerato che è il nostro lavoro, abbiamo deciso, come già accaduto in altre occasioni, di invitare le due comitive a lasciare il locale considerato che c'erano altri clienti e alcune famiglie. I due gruppi, in tutto una decina di persone, hanno continuato la discussione, ma senza particolare tensione, lungo la passerella che dal piano della spiaggia porta sulla strada. Ero tranquillo e convinto che si sarebbero chiariti all'esterno. Era già accaduto in passato con altre comitive, ma non potevo pensare che questa volta quella discussione, che a me non era sembrata accesa, potesse degenerare in un omicidio».

     

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    I DUBBI I motivi dell'aggressione Fabrizi non li conosce, ma ribadisce la tensione tra i due gruppi. Il fatto che si siano subito beccati - dice - lascia pensare che ci fosse della ruggine, magari dei conti in sospeso. Ma questa è una mia impressione. Comunque abbiamo raccontato tutto alla polizia». Fabrizi vuole anche ribattere alle accuse mosse dal padre di Leonardo - che domenica pomeriggio ha accoltellato davanti al commissariato due suoi colleghi -, che ha accusato i bodyguard di aver consegnato il figlio a chi lo ha ucciso.

     

    «È un'accusa ingenerosa - spiega - Sabato sera ci siamo comportati in maniera assolutamente corretta come abbiamo sempre fatto. E domenica mattina ho avuto anche modo di spiegare al papà di Leonardo come erano andate le cose, e il nostro ruolo in quei momenti. Ma non è servito perché poi ha accoltellato due nostri colleghi». Uno dei bodyguard feriti è stato operato ed è ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale Riuniti di Anzio: non è in pericolo di vita. Sono stati applicati 25 punti di sutura alla mano destra del collega che ha cercato di parare i colpi di coltello.

     

    OMICIDIO DI ANZIO, CACCIA AL KILLER DI LEO

    Romina Marceca  e Clemente Pistilli per repubblica.it

     

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    Leonardo Muratovic è stato circondato da almeno 15 persone dentro al "Bodeguita beach" prima di essere accoltellato in Riviera Mallozzi a Anzio. Tutti giovani che, almeno al momento, sono spariti nel nulla. E il pugile morto a 25 anni sotto gli occhi della fidanzata, del suo migliore amico e della sua ragazza, conosceva quei giovani e anche chi lo ha ucciso. Tutti frequentatori di locali sul litorale esattamente come lo era lui. Ma tra il pugile, il suo amico e quei giovani c'era un conto in sospeso che è finito nel sangue.

     

    Come ha anticipato Repubblica ieri la guerra tra bande criminali per accaparrarsi il territorio lasciato vuoto dagli ultimi arresti sarebbe alla base dell'omicidio. A far scattare la ferocia omicida, secondo gli investigatori, è stato il business dello spaccio di droga sul litorale di Anzio. Nella strada dove è morto Leonardo Muratovic, racconta un residente, "si spaccia soprattutto cocaina".

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    La corsa contro il tempo per arrestare l'assassino

    È una corsa contro il tempo per arrestare l'assassino del pugile. L'accelerazione arriva anche per riuscire a terminare l'indagine prima che arrivi un'altra vendetta con la giustizia fai-da-te dopo quella da parte del padre del pugile. Fahrudin Muratovic è in carcere dopo avere accoltellato due buttafuori, accusati da lui di non aver tutelato il figlio dentro al locale: "Lo hanno consegnato ai suoi assassini". L'interrogatorio di convalida davanti al giudice è fissato per domani. "Ho avuto un momento di rabbia, un crollo di nervi", ha detto l'uomo alla polizia.

     

    "Non mi stupisce quello che è accaduto. Il modello vincente è quello delle organizzazioni criminali dal guadagno immediato e dalla giustizia sommaria che condanno. C'è bisogno di una risposta forte da parte dello Stato", dice Edoardo Levantini, presidente del coordinamento antimafia Anzio-Nettuno.

     

    Leonoardo-Muratovic foto Facebook Leonoardo-Muratovic foto Facebook

    Individuati almeno due giovani

    Gli investigatori del commissariato di Anzio e della squadra mobile hanno già individuato almeno due giovani che potrebbero essere gli autori della fine del pugile originario di Aprilia. Ma quei due ragazzi, che sono di Anzio nella zona del Bottaccio, non si trovano nella loro casa. E le ricerche si sono fatte affannose in tutto il territorio. Di certo gli investigatori non sono stati agevolati dalle almeno 20 persone che hanno ascoltato in questi due giorni. Il telefonino della vittima è stato passato al setaccio e qualcosa è saltato fuori. Sotto torchio c'è finito anche l'amico di Leonardo Muratovic che era al locale la "Bodeguita beach" con la vittima e le fidanzate di entrambi.

     

    "Gli amici sanno chi ha accoltellato il pugile"

    Di certo lui, ma anche la ragazza di Muratovic, sanno chi ha accoltellato il pugile. Ma l'amico si è chiuso in un silenzio impenetrabile. Leonardo è stato ucciso con una coltellata tra petto e addome. Un fendente che non gli ha lasciato scampo. Al Bodeguita era conosciuto perché nel 2020 aveva danneggiato parte del locale con un machete durante una lite. Sabato scorso i buttafuori gli avevano chiesto di lasciare il locale proprio per quel precedente. Leonardo Muratovic era anche stato indagato, poco più che maggiorenne, per un'altra lite in un locale di Roma.

     

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    Sabato, secondo quanto ha ricostruito uno dei buttafuori del Bodeguita, l'aria si era fatta tesa tra lui e quei ragazzi. Qualcuno ha iniziato a tirargli la maglietta, qualcun altro gli parlava all'orecchio. Fino a quando quel gruppo, compresi gli amici di Leonardo, ha guadagnato l'uscita seguito dai buttafuori. In strada sono volati calci e pugni e c'è chi ha utilizzato anche cocci di bottiglia. Fino a quando Leonardo è stato colpito tra cuore e addome con un coltello. Tutti sono fuggiti ma un buttafuori ha cercato di salvarlo premendo con le sue mani sulla ferita per 40 minuti. "L'ambulanza è arrivata troppo tardi", denuncia il bodyguard.

     

    Litorale criminale. Dopo la retata dei clan è guerra di successione

    Da una parte le bande che cercano di accaparrarsi con ogni mezzo le ricchissime piazze di spaccio e dall'altra quelle composte in particolare da minorenni che, tra un tiro di cocaina e uno di crack, girano armate alla ricerca della rissa. In mezzo le centinaia di cittadini e turisti che vorrebbero godersi l'estate ad Anzio, l'unico centro balneare romano su cui sventola la bandiera blu, ma dove al calar del sole il crimine prende il sopravvento e la paura per chi va a fare una passeggiata sul lungomare o entra in un locale inizia ad essere notevole.

    il luogo dell'accoltellamento ad anzio il luogo dell'accoltellamento ad anzio

     

    Quando, prima dei 65 arresti nell'inchiesta antimafia "Tritone", si dibatteva degli affari dei clan nella città neroniana, la risposta dei pubblici amministratori era sempre quella che l'unico problema era rappresentato dal microcrimine. Il tempo è trascorso e non è stata sanata né una piaga né l'altra. A cercare di arginare lo strapotere mafioso ci ha infatti pensato la Dda, ipotizzando la costituzione di una locale di 'ndrangheta e scandagliando gli affari che l'organizzazione criminale avrebbe fatto anche con gli affari criminali, mentre la commissione d'accesso inviata dal prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, ancora non avrebbe deciso se proporre lo scioglimento del consiglio comunale per condizionamenti mafiosi. Dall'altra invece la situazione va sempre più peggiorando.

     

     

    Gli arresti fatti nell'ambito dell'inchiesta antimafia

    Proprio dopo gli arresti fatti nell'ambito dell'inchiesta "Tritone", i gruppi minori dediti allo spaccio stanno cercando di sfruttare il vuoto di potere che si è creato e di accaparrarsi le zone più redditizie, partendo da quella del lungomare e dei locali, dove in molti assicurano che la coca scorre a fiumi. Un business su cui avrebbero messo gli occhi anche gruppi provenienti dai centri limitrofi. Gli scontri sembrano inevitabili. E a cercare di "marcare il territorio", precisano fonti investigative, sarebbero soprattutto i cosiddetti bottaccioli, spacciatori della zona del Bottaccio, parte di Anzio Colonia.

     

    "Attorno ai locali tutte le notti c'è una rissa"

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    "Attorno ai locali tutte le notti c'è una rissa", sottolineano i residenti sul lungomare. La "Bodeguita Beach", il locale dove si era recato sabato notte l'apriliano Leonardo Muratovic e da cui è stato allontanato prima di essere accoltellato a morte, era stato in passato anche più volte segnalato dagli investigatori del commissariato, che ne chiedevano la chiusura per problemi di ordine pubblico. Ma sul fronte stretto delle violenze in strada l'allarme non è circoscritto ai locali, ma generalizzato. La notte in cui il 26enne è stato ucciso, a poca distanza, è stata fratturata la mandibola a un altro ragazzo e nei pressi della stazione ferroviaria una banda di minorenni, a torso nudo e su di giri, ha lanciato bottiglie di birra contro le auto in transito, dileguandosi a quanto pare solo quando si è fermato un vigilantes armato di pistola.

     

    Scene già viste quando gruppi di giovanissimi, armati di mazze, bloccavano e rapinavano gli automobilisti o compivano rapine nelle stesse stazioni ferroviarie. A maggio la Polizia aveva messo alle strette una banda composta da una decina di minori, sempre di Aprilia, responsabile di alcuni pestaggi.

     

    Direttamente ad Anzio gli investigatori sono inoltre da tempo alle prese con circa due gruppi dediti alle violenze, composte da 10-15 persone, che a volte seminano il panico anche al borgo medievale di Nettuno. "C'è una recrudescenza delle bande minorili", assicura un investigatore. Ma gli agenti sono pochi e mancano soprattutto forze giovani. I pochi rinforzi che vengono inviati non fanno in tempo a coprire i vuoti che subito ci sono altri trasferimenti. Una coperta troppo corta.

    Leonardo Muratovic Leonardo Muratovic

    A far paura sono in particolare i gruppi di ragazzini che, drogati e decisi ad emulare i personaggi di fiction come "Gomorra", sono ormai fuori controllo.

     

    "Alcuni cercano di fare il salto di qualità"

    Senza contare che alcuni cercano di fare il salto di qualità, affiancando noti pregiudicati e cercando di farsi largo nelle zone dello spaccio come Corso Italia, nel quartiere, dove gli equilibri già sono fragili. Non a caso di recente uno degli esponenti di quella piazza di spaccio è stato vittima di un attentato mentre era in auto e, nel corso dei diversi blitz, in quell'area sono stati sequestrati notevoli quantità di sostanze stupefacenti, somme ingenti in contanti e armi, dalle pistole ai fucili a canne mozze. Una polveriera.

     

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