Giacomo Amadori per “la Verità”
La presunta talpa della Procura di Perugia, al secolo il cinquantottenne casertano Raffaele Guadagno, sarebbe l'ideatore di una società oggi in liquidazione, la Nventa id srl di Todi, che a partire dal 2009 avrebbe fornito servizi di intercettazione e altri tipi di consulenza agli inquirenti del capoluogo umbro.
RAFFAELE GUADAGNO
Presentando centinaia di migliaia di euro di fatture che sono state anche al centro di polemiche finite sui giornali e di attenzione da parte del Csm.
Socio di minoranza e amministratore unico della ditta è stato per anni Luigi Guadagno.
Quest' ultimo, classe 1974, è il fratello di quel Raffaele iscritto la settimana scorsa dal procuratore Raffaele Cantone sul registro degli indagati con l'accusa di accesso abusivo alle banche dati della Procura e rivelazione di segreto ad alcuni giornalisti. L'indagine adesso si sta allargando anche alla storia della Nventa.
Dunque a Perugia avrebbero affidato a parenti e amici del presunto «spione» la gestione della delicatissima attività di intercettazione ambientale e di controllo Gps. Dal 2017 la collaborazione con la Procura del capoluogo umbro si sarebbe interrotta, ma nel frattempo la Nventa, anche dopo l'acquisto di un costoso software da 220.000 euro, avrebbe sopperito a questo problema, iniziando a fare intercettazioni telefoniche per altre 15-16 Procure. Il primo anno l'azienda ha incassato da vendite e prestazioni 249.000 euro di ricavi. Il doppio nel 2010. Da allora il valore della produzione è oscillato tra i 140.000 (dato più basso) e i 250.000 euro, con tre exploit: 450.000 euro (2015), 530.00 (2017), 440.000 (2018).
LE CARTE DEL PAGAMENTO DEL FILMINO A LUIGI GUADAGNO
Poi il crollo del 2019 (53.000) e lo scioglimento. Nella ragione sociale della Nventa si legge che l'attività riguarda «noleggi, manutenzione e assistenza, computer e relativo software e altre apparecchiature elettriche ed elettroniche».
La ditta è stata costituita il 17 gennaio del 2009 nello studio del notaio di Todi Salvatore Clericò con un capitale sociale di 100.000 euro. Le quote sono così ripartite: il 91% appartiene al ragioniere-commercialista Luigi Menghini, il 4% a testa a Guadagno jr e al compaesano Gianmaria Iaculo (sono entrambi di Santa Maria di Vico) e il resto a due nipoti di Menghini. Quasi subito, il 2 aprile 2009, la società, che non aveva certo ancora avuto il tempo di farsi conoscere, ottiene un incarico sostanziosissimo dalla Procura di Perugia nell'ambito del procedimento per la morte di Meredith Kercher che in quel momento vedeva imputati Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
LUIGI GUADAGNO
La Nventa è incaricata di realizzare «una ricostruzione animata in 4D dell'ambientazione e della scena del delitto». Nel pacchetto entrano anche un «dvd per speech support in formato Pal in ambito giudiziario» e la «progettazione e realizzazione database per supporto requisitoria pm». Il tutto alla modica cifra di 152.320 euro a cui bisogna aggiungerne 34.464 di Iva (per complessivi 182.784 euro).
La consulenza sarebbe durata sino al novembre 2011 e la fattura porta la data del 2 febbraio 2010, spesa che il direttore amministrativo Stefania Miggiano della Procura liquida con bonifico esattamente un anno dopo, mentre il pagamento diventa esecutivo il 15 marzo 2011. Il decreto di liquidazione indennità è «a favore del dottor Luigi Guadagno, legale rappresentante della ditta Nventa Id». Il conto viene spedito a Sollecito e alla Knox nelle case circondariali di Perugia e Terni dove i due ragazzi erano rinchiusi in attesa di giudizio.
RAFFAELE GUADAGNO CON PIERO GRASSO
Il filmato della durata di circa mezz' ora venne utilizzato nel processo di primo grado e i magistrati Giuliano Mignini e Manuela Comodi, dopo averlo mostrato ai giudici a porte chiuse, non lo depositarono agli atti affinché non venisse divulgato. Panorama descriveva così l'opera: «Iniziava con alcune immagini tratte da Google maps per poi entrare dentro la villetta dove Amanda, Raffaele, Meredith e Rudy Guede, appaiono in forma stilizzata, come in un cartone animato. [] Nel video la studentessa inglese viene sbattuta contro il muro, aggredita da Amanda che impugna un coltello e da Raffaele che tenta di strapparle il reggiseno. Meredith crolla a terra, i due fidanzatini prendono i telefonini e scappano, mentre Rudy si porta le mani alla testa». I giudici stabiliranno che le cose non sarebbero andate così e per questo assolveranno Amanda e Raffaele, lasciando il conto da pagare allo Stato.
RAFFAELE GUADAGNO
Nel 2012 «un gruppo di privati cittadini» inviò un esposto alla Corte dei conti per quella spesa e i giudici contabili aprirono un'istruttoria. L'allora procuratore regionale Agostino Chiappiniello ricorda con La Verità: «Non ci fu nessuna citazione in giudizio perché è stato ritenuto che far realizzare quel filmino rientrasse nella discrezionalità del magistrato». La Procura generale della Cassazione portò la Comodi davanti alla sezione disciplinare del Csm.
L'accusa mossa al pm, secondo i giornali dell'epoca, sarebbe stata l'omessa motivazione della spesa nel decreto di pagamento e la conseguente «mancata applicazione dei criteri e tabelle predisposti per la corretta anticipazione della somma da liquidare». Nell'atto di incolpazione gli ermellini rilevavano che con tale condotta il magistrato avrebbe «arrecato un danno ingiusto all'Erario» che aveva anticipato «l'ingente somma». Il sostituto pg di Cassazione, Antonio Gialanella, in udienza, rilevò una «inescusabile negligenza» della pm, sollecitando la sanzione, seppur lieve, dell'ammonimento.
RAFFAELE CANTONE E RAFFAELE GUADAGNO
La sezione disciplinare del Csm assolse la Comodi, escludendo sue responsabilità. Il socio di maggioranza della Nventa, Menghini, con La Verità nega di aver speculato sul prezzo: «Noi abbiamo pagato le parcelle di otto ingegneri e alla fine l'utile per la società è stato di 14.000 euro. All'inizio avevamo chiesto 220.000 euro. Poi, dopo alcune trattative, siamo scesi». Quindi continua: «I due magistrati venivano a controllare il lavoro e spesso ci dicevano che non andava bene. "Voi dovete dimostrare la tesi della Procura e non altro" ci spiegavano».
IL LIBRO DI RAFFAELE GUADAGNO
Ricorda anche le trattative con la Comodi: «Le dissi che avevamo risolto tutti i problemi e che avevamo trovato dei giornali disposti a sponsorizzare la realizzazione del filmato. Lei rispose che non eravamo al mercato e che quando si lavora per la Procura si lavora solo per questa. Alla fine pattuimmo 150.000 euro più Iva».
La società aveva già realizzato un'altra ricostruzione video di un omicidio per la stessa Procura. Mentre le ultime collaborazioni risalgono al 2017: la Nventa ha gestito tre localizzatori Gps di quelli che si collocano sotto le auto e uno di questi era collegato a una microspia. Questi incarichi sono stati affidati dal procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini. Menghini assicura di non essere un prestanome, bensì di essere colui che ha messo i soldi: «Loro non avevano una lira. E adesso sto pagando 450.000 euro di perdite per non fallire».
Quindi ammette: «L'idea della società non è stata mia. Io sono stato chiamato per fare questo lavoro, perché io, facendo il commercialista, di Procure, di intercettazioni nulla sapevo e poco so ora». L'idea della Nventa sarebbe stata di Raffaele Guadagno: «Ammetto che abbiamo iniziato grazie a delle conoscenze, ma poi abbiamo dimostrato di saper lavorare. Lui non lavorava per sé.
rudy guede amanda knox raffaele sollecito meredith kercher 1
Quando ha parlato con me ha chiesto solo di coinvolgere suo fratello e un amico, Gianmaria Iaculo, che produceva Gps e si occupava di ambientali». Menghini ricorda anche il primo incontro con il procuratore Nicola Miriano, di cui Guadagno era il cancelliere di fiducia: «Mi disse si ricordi bene una cosa: qui si lavora non perché siamo amici di quello e di quell'altro se ciò che fate è valido lavorate, se non lo è la mattina dopo andate a casa». Alla fine hanno resistito dentro al Palazzo per almeno otto anni. Menghini oggi è molto arrabbiato con i fratelli Guadagno. E su Raffaele conclude: «L'errore che ha fatto è aver iniziato a scrivere libri. Gli è partita la testa».