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    CHI HA DETTO CHE LA VIRILITÀ RIGUARDA SOLO GLI UOMINI? - HARVEY MANSFIELD CI HA SCRITTO UN LIBRO: "COME? VIRILE, UNA DONNA? EPPURE PENSATE A MARGARET THATCHER. SE LA CONSIDERIAMO UNA QUALITÀ ATTRIBUITA DI FATTO A UNO SOLO DEI DUE SESSI, SI IMPEDISCE CHE VI SIA UNA DISTRIBUZIONE EQUA, O COMUNQUE RAZIONALE, DI COMPITI E RICOMPENSE TRA UOMINI E DONNE. SE PENSIAMO ALLA VIRILITÀ COSÌ RARA E POCO CELEBRATA DEI FILOSOFI, ALLORA CAPIAMO CHE PUÒ ANCHE ESSERE QUALCOSA DI PIÙ ELEVATO…"


     
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    Estratti di “Virilità” (ed. Liberilibri), di Harvey Mansfield, pubblicati da “La Verità

     

    il libro virilita di harvey mansfield il libro virilita di harvey mansfield

    Che cos'è la virilità? Conviene partire da esempi concreti che già conosciamo: gli eroi dello sport, troppo numerosi per poterli nominare tutti qui; Margaret Thatcher (come? Virile, una donna?), ex primo ministro della Gran Bretagna, oggi considerata la donna più potente della nostra epoca; Harry S. Truman, il presidente degli Stati Uniti famoso per i suoi severi richiami al senso di responsabilità; Humphrey Bogart in Casablanca, nel ruolo del cinico e risoluto Rick, cool prima ancora che la parola cool diventasse di moda; gli agenti di polizia e i pompieri di New York, che l'11 settembre 2001 diedero prova di grande coraggio.

     

    Margaret Thatcher Margaret Thatcher

    La virilità cerca il dramma, è pronta ad accoglierlo, predilige tempi di guerra, conflitti, situazioni di rischio. Innesca il cambiamento o viceversa ripristina l'ordine quando la normale routine non è più sufficiente, le strategie falliscono, la fiducia nel controllo razionale della scienza moderna si incrina. La virilità è l'ultima carta da giocare, la risorsa cui attingere prima di cedere alla rassegnazione e alle preghiere.

     

    Oggi viviamo in una società che ha finalmente accolto un modello di giustizia radicalmente nuovo: la neutralità di genere. In questa nuova società - la società sessualmente neutra - l'identità sessuale non determina i diritti e i doveri del singolo né il suo ruolo, ma è diventata piuttosto un ostacolo irrazionale al compimento della piena libertà e dell'efficienza sociale poiché, subordinando la donna all'uomo, non consente di trarre vantaggio anche dalle sue capacità.

     

    harvey mansfield harvey mansfield

    La virilità, qualità attribuita di fatto a uno solo dei due sessi, impedisce che vi sia una distribuzione equa, o comunque razionale, di compiti e ricompense tra uomini e donne; sembra quasi che incoraggi un pregiudizio di superiorità degli uni sulle altre.

     

    Proprio da qui prende le mosse il mio libro, dalla virilità intesa come ostacolo irrazionale a un progetto razionale mirato a rimuovere quel pregiudizio. Il mio obiettivo, tuttavia, è riuscire a convincere i lettori più scettici (soprattutto le lettrici più istruite) che vale l'esatto contrario: la virilità, in tutta la sua irrazionalità, merita di essere difesa dalla ragione. [...]

     

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    La virilità merita una «moderata difesa» che tenga conto dei pregi e dei difetti che ciascuno può riscontrare in essa. Siamo tutti pronti a elogiare la necessità dei suoi risvolti positivi (la virilità dei soccorritori dell'11 settembre) e siamo altrettanto pronti a bollare come assolutamente non necessari quelli negativi (la virilità dei terroristi delle Twin Towers).

     

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    Ma è possibile avere gli uni senza gli altri? In genere, ciò che è buono, pensiamo ad esempio al vino francese, è buono nella maggior parte dei casi e solo accidentalmente cattivo. Nel caso della virilità, invece, le proporzioni cambiano: la virilità sembra essere per metà buona e per metà cattiva. Forse è buona perché è anche l'unico antidoto contro i problemi che essa stessa causa. Ecco cosa intendo quando dico che va difesa con moderazione.

     

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    La virilità riguarda tutti noi da vicino, è qualcosa che chiunque può riconoscere. Il senso comune ha molto da dirci sulla virilità e io condivido gran parte di quello che dice. Mi piace la schiettezza con cui difende gli stereotipi sui due sessi. Non provo invece altrettanta simpatia per le due discipline scientifiche che studiano la virilità, la psicologia sociale e la biologia evoluzionistica, sebbene entrambe confermino ampiamente gli stereotipi del senso comune.

     

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    Gli studi degli psicologi sociali si prestano bene a smentire chi sostiene che non esistono differenze tra i sessi o che, se anche esistessero, sarebbero facilmente superabili; e poi c'è un innegabile fascino nel veder dimostrate in modo oggettivo piccole ma significative differenze tra le modalità con cui uomini e donne affrontano le stesse situazioni nella vita di tutti i giorni.

     

    Si tratta di differenze evidenti per chiunque si prenda la briga di osservare e che già sono diventate degli stereotipi. Ma è sempre rassicurante constatare come il metodo scientifico conduca a confermare fatti che già conosciamo. Tuttavia, rimango alquanto critico nei confronti del modo in cui la scienza tratta la virilità.

     

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    Sia la psicologia sociale sia la biologia evoluzionistica, infatti, si occupano soltanto della manifestazione più rozza della virilità, l'aggressività, ignorando del tutto, invece, il fenomeno dell'assertività virile.

     

    Un uomo virile si fa valere affinché la giustizia in cui crede non resti inascoltata. Si espone per richiamare l'attenzione su ciò che ritiene importante, talvolta su questioni molto più grandi di lui (come la natura e il valore della civiltà occidentale, nel caso delle forze dell'ordine di New York e dei fascisti islamici).

     

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    Di fronte a questioni così grandi e così importanti per l'essere umano, queste due discipline, e più in generale tutta la scienza, mostrano di sentirsi a disagio. Si tratta di un grave limite per lo studio della virilità, un limite che ritengo inaccettabile.

     

    Il fatto è che la scienza non è neanche in grado di comprendere a fondo l'aggressività, visto che ignora completamente il thumos, fenomeno noto a Platone e Aristotele ma in seguito abbandonato perché sfigurava nel programma della scienza moderna.

     

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    Il thumos è una qualità dell'animo, presente sia negli esseri umani sia negli animali, che spinge gli uomini, in particolare gli uomini virili, a rischiare la vita per salvarsi la vita. Si tratta di un paradosso ben familiare a chiunque abbia mai provato la fame. Eppure, quasi non se ne trova traccia nella letteratura scientifica sulla virilità.

     

    Siccome la virilità vive di quel paradosso, deve essere necessariamente più complessa del banale istinto all'aggressione, alla dominazione e all'autoconservazione a cui la scienza cerca sempre più di ridurla. [...] La maggior parte degli studi scientifici si preoccupa di individuare caratteristiche presenti in tutti i maschi, rimanendo così schiacciata su un minimo comun denominatore che forse coincide più con un concetto di mascolinità.

     

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    La virilità conosce invece gradazioni diverse. Non è un caso se gli uomini virili sono portati a esprimere giudizi avversi non soltanto verso le donne, ma anche verso quei maschi che non corrispondono ai loro standard.

     

    A un certo livello, la virilità è probabilmente una caratteristica comune a tutti i maschi; a un livello superiore, invece, è propria soltanto del circolo ristretto degli uomini più virili, di cui potrebbero far parte anche alcune donne.

     

    A un livello ancora più alto, poi, la virilità diventa una virtù (anche se poco fa ho affermato che in realtà è qualcosa di neutro, a metà strada tra il buono e il cattivo): la virtù dei coraggiosi, o forse dei gentiluomini. E, salendo ancora, può addirittura assurgere ad attributo del pensiero, come coraggio di opporsi all'opinione convenzionale.

     

    costume virile costume virile

    Non intendo far mio il mestiere di chi denuncia il tramonto dell'ideale del gentiluomo nella società contemporanea. Posso anche mostrarmi solidale con quanti si impegnano in questa battaglia, ma ritengo che il concetto di gentiluomo in realtà presupponga quello di virilità e a essere in crisi, oggi, è proprio la virilità. Chi volesse sapere cosa significa essere un vero gentiluomo può leggere il Tom Jones di Henry Fielding, che ne offre un bell'esempio nel personaggio di Squire Allworthy.

     

    È vero, oggi un uomo deve lottare per affermare sé stesso, ma il vero problema non è trasformare un uomo in un gentiluomo, bensì capire cosa significa essere uomo. Se pensiamo a quanti uomini virili sono grezzi e rudi, allora la virilità è sicuramente qualcosa di più basso rispetto a un gentiluomo; se però pensiamo alla virilità così rara e poco celebrata dei filosofi, allora capiamo che può anche essere qualcosa di più elevato.

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