Elena Tebano per https://27esimaora.corriere.it/
FRANCESCO ACQUAROLI GIORGIA MELONI
Al centro della campagna elettorale ieri sono finiti i diritti civili, a causa di un messaggio in difesa del diritto all’aborto inviato da Chiara Ferragni, imprenditrice e influencer, ai suoi 27,7 milioni di follower.
Ferragni ha commentato un articolo sui vincoli alla legge 194 istituiti dalle Marche: la regione guidata da Fratelli d’Italia, come altre amministrate dal centrodestra, è stata accusata dall’opposizione di non seguire le direttive del ministero della salute, vietando di praticare l’aborto farmacologico (con la pillola Ru 486) nei consultori, e limitandone l’uso alle prime 7 settimane di gravidanza. Versione contestata da Fratelli d’Italia che ha invitato «le influencer a informarsi» e sostiene che il 92,9% degli ospedali delle Marche praticano aborti.
Cosa dicono i dati
STORIA INSTAGRAM CHIARA FERRAGNI CONTRO FRATELLI D ITALIA
Dicono entrambi il vero, perché si tratta in realtà di due cose diverse. I dati citati da Fratelli d’Italia sono tratti dall’ultima Relazione del Ministro della salute sull’attuazione della legge 194 e si riferiscono al 2020, cioè per lo più al periodo in cui le Marche erano ancora guidate dal Partito democratico (il governatore di FdI Francesco Acquaroli è entrato in carica il 20 settembre, cioè solo per gli ultimi tre mesi di quell’anno).
Riguardano inoltre soltanto gli ospedali dove si praticano gli aborti e non i medici obiettori (in ogni regione le amministrazioni devono garantire per legge un numero sufficiente di punti per l’interruzione di gravidanza in rapporto alla popolazione ). Se si guarda alla percentuale di medici che non effettuano Ivg i dati sono però molto diversi: le Marche hanno il 70% di ginecologi obiettori, più della media nazionale, che è del 64,6%.
La pillola Ru486
CHIARA FERRAGNI ENRICO LETTA MEME
Questi dati, inoltre, non comprendono ancora gli aborti effettuati nei consultori, che sono autorizzati a praticare quelli farmacologici solo dall’agosto del 2020 in base alle nuove linee guida ministeriali. Quindi sottostimano i limiti all’applicazione della legge 194 nelle Marche che, analogamente ad altre regioni di centrodestra, vietano la somministrazione della pillola Ru486 nei consultori prevista invece dalle linee guida ministeriali (rendendo così l’accesso all’aborto più difficoltoso).
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