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    “I FAUTORI DELLA CANCEL CULTURE? NEOCALVINISTI CON UNA MENTE CHIUSA. MA VAFFANCULO” – TERRY GILLIAM PARLA PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO L'OLD VIC DI LONDRA HA TAGLIATO IL SUO SPETTACOLO PER I COMMENTI CONTROCORRENTE SUL METOO E I DIRITTI DEI TRANS: “NON SI SONO ARRABBIATE LE PERSONE LGBT O NERE, MA GLI 'ATTIVISTI' CHE AMANO TRASFORMARE GLI ALTRI IN VITTIME PER POTERLI DIFENDERE. STIAMO IMPLODENDO. SIAMO NELLA FASE IN CUI VOGLIAMO ESSERE PROTETTI DA OGNI IDEA CHE CI METTE A DISAGIO…”


     
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    Testo di Rosamund Urwin pubblicato da “la Stampa”

     

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    Quando gli chiedo cosa è accaduto all'Old Vic, Terry Gilliam mima il gesto di cucirsi le labbra. Il teatro londinese ha cancellato il suo allestimento di Into the Woods a novembre, senza dare spiegazioni, dopo una rivolta del personale per i commenti fatti da Gilliam riguardo al movimento #MeToo e i diritti dei transgender. È la sua prima intervista dopo la «cancellazione». «Li chiamo neocalvinisti - dice di quelli che hanno chiesto ai dirigenti del teatro di cancellare il suo spettacolo - hanno una mente totalmente chiusa, con una sola verità e una sola visione del mondo. La mia risposta è vaff...!».

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    La moglie di Gilliam, Maggie Weston, che l'ha sposato 49 anni fa, gli consiglia di evitare controversie, ma non è nella sua natura. «Ho una testa, e a volte la faccio spuntare sopra la balaustra per vedere cosa succede», dice, per poi fingere di essere stato sparato: «Oh! Oh! Ma noi resistiamo».

     

    Incontro Gilliam, 81 anni , e il suo coregista Leah Hausman, 63 anni, nella sala prove RSC a Clapham, Londra Sud. Into the Woods, il musical di Stephen Sondheim tratto dal libro di James Lapine, è stato preso dal Theatre Royal Bath, e il cast prova da settimane nell'interrato che Gilliam chiama «le segrete».

     

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    Gilliam è diventato famoso come l'anima dei Monty Python, dove era l'unico americano (ha rinunciato alla cittadinanza Usa nel 2006) e interpretava ruoli che gli altri rifiutavano, spesso perché richiedevano ore di trucco, come il carceriere in Brian di Nazareth . Oggi è più celebre come regista di 13 film, tra cui Brazil, 12 scimmie e Parnassus, e si è spostato al teatro e all'opera. «Mi annoio facilmente e mi piace provare cose nuove - spiega - è un modo di restare giovani perché sto imparando». Questo è il suo primo musical.

     

    A scatenare la rabbia del personale dell'Old Vic era stato l'invito lanciato da Gilliam ai suoi follower su Facebook di guardare lo spettacolo del comico Dave Chappelle su Netflix, criticato per transfobia. Aveva anche preso in giro le politiche di identità, sostenendodi essere «una lesbica nera», e definendo #MeToo una «caccia alle streghe» e affermando che alcune delle vittime di Harvey Weinstein erano «adulti che avevano fatto la loro scelta».

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    Gilliam e Hausman dicono di non aver mai parlato con i membri di Old Vic 12, l'organizzazione di attori che aveva sollevato il problema, ma soltanto con l'amministrazione. «Credo sia molto triste - aggiunge Gilliam - hanno permesso a un piccolo gruppo di ragazzi di dettare legge o addirittura di fare pressione. Sappiamo che esiste un senso di colpa, e la fonte di questo senso è appena rientrata nel Paese».

     

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    Gilliam intende Kevin Spacey, direttore artistico dell'Old Vic per 11 anni, fino al 2015, quando è stato accusato di comportamenti sessuali inappropriati, e il teatro è stato sospettato di aver chiuso un occhio. Spacey è stato incriminato per quattro «assalti sessuali», accuse che nega. Hausman si domanda se dovevano venire puniti per i presunti peccati dell'attore. Ma la questione non si ferma all'Old Vic, e Gilliam aggiunge che la gente ora si lamenta anche delle battute nel Monty Python's Flying Circus. Dice di aver ricevuto una telefonata dalla BBC sulla presunta offesa contenuta nella frase «grassi bastardi ignoranti» pronunciata in uno degli sketch.

     

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    «Sono denunce di offesa alla virtù», dice. Gilliam, nato nel Minnesota nel 1940, crede che questi comportamenti siano una nuova religione. È cresciuto in una famiglia devotamente cristiana, e voleva addirittura diventare un missionario, ma ora si definisce un «epicureo», che crede soltanto negli atomi e nel vuoto. La Bibbia non sarà la benvenuta al suo funerale: «Quando sono cambiato? Quando la gente in chiesa non ha trovato divertenti le mie battute su Dio. Come potete credere in un dio senza senso dell'umorismo? L'unico nel quale credo è il dio dell'ironia».

     

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    Gilliam ha una casa in Italia e confessa di avere un debole per il cattolicesimo: «Lo trovo più divertente. Mi piacciono i santi, ciascuno ha la sua storia. E poi è bello, entri in una piccola edicola e dici "ho peccato", ricevi la benedizione e non devi pagare uno psicologo seguace di Freud. Costa molto meno e funziona. La chiesa cattolica ha una mente molto più aperta nei confronti dell'umanità e dei suoi difetti».

     

    Gilliam si considera un prodotto degli Anni 60: «Tutti erano più espansivi, si poteva esplorare il nuovo, era emozionante, il mondo offriva tante possibilità. Ora si va nella direzione opposta, stiamo implodendo. Siamo nella fase in cui vogliamo essere protetti da ogni idea che ci mette a disagio. È terribile. Nelle università, quando arriva un docente che ha idee diverse, gli studenti devono chiudersi in una stanza dove possono tenersi per mano e riprendersi. Di cosa parlano le università quando dicono che gli studenti devono sentirsi a loro agio? Le università sono fatte per aprire la mente».

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    Non rimpiange nulla di quello che ha detto: «Quando ho annunciato che in realtà ero una lesbica nera, non sono state le persone LGBT o nere ad arrabbiarsi, ma quelle che credevano di dover difendere le vittime della mia battuta. Gli "attivisti". Amano trasformare gli altri in vittime per poterli difendere»

     

    Sulla questione dei trans critica il gruppo di pressione Stonewall - che aveva appoggiato a suo tempo - per aver costretto enti e politici a mettere l'inclusione dei trans sopra i problemi delle donne. «Come dice qualcuno, un movimento nasce da un sentimento autentico che qualcosa è sbagliato, poi diventa un business, e se il business cresce diventa un racket». Aggiunge che la BBC e una serie di dipartimenti del governo hanno troncato i contatti con Stonewall, e spera che «forse il buon senso sta tornando».

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    Gli chiedo se ha cambiato idea riguardo a #MeToo come caccia alle streghe. "Lo è stato. Con tutta la mostruosità di Harvey Weinstein - certo, le vittime parlano chiaro - ci sono state anche persone che ne hanno beneficiato. Hollywood è piena di adulti ambiziosi. Dico solo questo, non dico che non siano stati commessi dei crimini."

     

    Parla dell'ex senatore Al Franken (ora tornato con un podcast e uno spettacolo comico itinerante) e di John Lasseter di Pixar (che ora ha fatto il film "Luck" con Apple) come di uomini accusati ingiustamente dal #MeToo. "John era stato accusato di abbracciare troppo!", sostiene Gilliam: "Ci sono vittime da entrambe le parti. Ma quando il crimine è così lieve, bisogna essere attenti alla punizione da scegliere".

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    Io replico che le vittime spesso sono impotenti. "La gente dice che lo sono perché lo crede", replica Gilliam e mi parla di una sua amica attrice che è sfuggita alle grinfie di Weinstein: "Gli ha parlato ed è andata via. È una donna tosta. Ma riesco a vedere al suo posto una attrice giovane e spaventata che non sa cosa fare e teme di rovinarsi la carriera". Weinstein ha rovinato le carriere delle attrici che hanno respinto le sue avance, replico, e quindi altre donne hanno acconsentito sotto pressione, "Lui è un f...to mostro", risponde Gilliam: "Io l'ho detto, ma nessuno ha citato queste mie parole! Quello che non mi piace è la mentalità da folla. Non bado molto a come mi esprimo, nemmeno con i giornalisti. Me ne pento sempre".

     

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    Gilliam ha messo una notifica Google sul suo nome, e vede come tutte le frasi controverse che ha mai pronunciato vengono riportate di nuovo e di nuovo: "Questo è un modo di attirare click, non c'è nulla da fare. Tutto il resto della tua vita non ha rilevanza, non importa quante cose meravigliose puoi avere fatto". E ce ne sono state parecchie. Into the Woods dovrebbe aggiungersi alla lista: Gilliam dice che nel cast non c'è "un solo anello debole", e ha aggiunto al musical tocchi di animazione che ricordano quelli del Monty Python's Flying Circus. Dice che la sua versione è più cupa: "I personaggi sono più profondi e più turbati, ma non finiamo mai nel pretenzioso".

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    Dieci anni fa Gilliam diceva di essersi "esaurito", ma gli dico di non crederci: possiede l'energia di uno che ha la metà dei suoi anni (e un taglio di capelli più o meno della stessa epoca). "Oh, sono esausto", mi risponde: "Sto seduto tranquillo per la maggior parte del tempo, cercando di restare sveglio. Sono vecchio. Mia moglie sa che quando torno a casa faccio così", e scivola sulla sedia. Poi aggiunge: "Le tocca vivere con il lato più depresso della sua personalità".

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