Leonard Berberi per www.corriere.it
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La «navetta dei cieli» Milano-Roma perde la sfida con l’alta velocità ferroviaria e diventa sempre più una tratta per riempire i voli intercontinentali e per spostare i colletti bianchi tra i due centri — economico e politico — del Paese.
Se sedici anni fa sulla rotta Linate-Fiumicino (e viceversa) s’imbarcava un decimo dei passeggeri di tutti i voli nazionali, nel 2021 quella quota è scesa sotto il due per cento. È quanto emerge dall’analisi che il Corriere della Sera ha effettuato sui bollettini statistici forniti dall’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac).
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I numeri della tratta Milano-Roma
Tra il 2003 e il 2005 la tratta Linate-Fiumicino ha registrato in media oltre 2,4 milioni di persone imbarcate ogni anno. Rispetto al mercato dei voli «domestici», quella sola rotta pesava il 10% del traffico. Un’enormità e, potenzialmente, una fonte di guadagni significativa.
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Con l’arrivo in Alitalia dei cosiddetti «Capitani coraggiosi» — correva l’anno 2009 — la vecchia compagnia di bandiera aveva toccato addirittura i 60 voli giornalieri (trenta per direzione) tra i due aeroporti. È anche per questo che nel 2013 sono poi scesi in campo, sfidando la monopolista Alitalia, easyJet e Ryanair (da Bergamo-Orio a Ciampino).
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Il vettore arancione, stando alle previsioni di quel periodo, contava di trasportare 400 mila persone nel primo anno di attività offrendo fino a 10 frequenze giornaliere (considerate entrambe le direzioni).
Ma poco dopo le due low cost hanno cancellato il collegamento perché secondo loro non era sostenibile economicamente e iniziava a causare già perdite significativa: del resto già quando avevano inaugurato i voli le due aviolinee straniere si trovavano a dover fare i conti con una tratta che aveva dimezzato il suo peso specifico (5% sui flussi nazionali) e ridotto i volumi a 1,4 milioni di passeggeri all’anno.
L’alta velocità
treno alta velocita
Perché il calo, accelerato in particolare negli ultimi anni? Nel 2008 è arrivata l’alta velocità ferroviaria, prima con il Frecciarossa e poi con Italo. Con tre ore di viaggio sui binari e verso il centro città sempre più persone hanno preferito il treno all’aereo. E anno dopo anno i flussi in alta quota sono calati.
Il 2009 è stato l’ultimo anno in cui Linate-Fiumicino è risultata la rotta più trafficata d’Italia (sui collegamenti nazionali), si legge tra i numeri dell’Enac, con 1,7 milioni di viaggiatori imbarcati da Alitalia.
Fiumicino Roma
Nel 2018 ha registrato per l’ultima volta più di un milione di persone. Lo scoppio della pandemia da coronavirus ha abbattuto i collegamenti e gli spostamenti ovunque, ma il peso specifico della tratta Milano-Roma via aria è andata comunque calando, toccando nel 2021 il minimo storico: l’1,7% sul mercato domestico.
Le perdite per lo scalo Forlanini
Secondo i documenti riservati consultati dal Corriere nell’ultimo anno davvero contabile sulla tratta Linate-Fiumicino, il 2018 (nel 2019 il Forlanini è stato chiuso per tre mesi per lavori di restyling) Alitalia, l’unica aviolinea a fornire quel collegamento, ha registrato 97,7 milioni di euro di ricavi.
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Ma ha finito per chiudere in perdita, con un rosso vicino ai 9 milioni di euro. Dove la tratta sembra avere un senso, a leggere quei numeri, è nella componente «business» di chi si sposta per lavoro tra le due città e, soprattutto, nel cosiddetto feederaggio, cioè il trasporto da/per l’hub di Roma in connessione con i voli intercontinentali. Quest’ultima voce, infatti, ha portato ad Alitalia quell’anno 50 milioni di euro di «feeder value».
I nuovi collegamenti
Il ruolo di Linate potrebbe cambiare nei prossimi mesi. Il governo italiano ha chiesto il 22 febbraio scorso alla Commissione europea di modificare il decreto Delrio che contiene le norme che regolano (e limitano) le operazioni al «Forlanini».
milano linate
Il progetto di modifica propone a Bruxelles di mantenere i collegamenti con i Paesi Ue, ma allo stesso tempo chiede di rimuovere il vincolo delle destinazioni Ue se la località di arrivo si trova entro i 1.500 chilometri di distanza dal Forlanini «misurati secondo il metodo della rotta ortodromica», si legge nei documenti depositati.
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Questo non solo risolverebbe la questione Brexit — che senza modifiche vieterebbe i voli con Londra da novembre 2022 —, ma apre la possibilità di collegare il city airport con Paesi extra Ue come Serbia, Montenegro, Kosovo, Albania, Macedonia, Tunisia, Algeria.
Il tutto «mediante aeromobili del tipo narrow body (unico corridoio)» e con la precisazione che l’apertura s’intende verso scali «appartenenti a un Paese che abbia sottoscritto con l’Unione europea un accordo di tipo verticale che ne regoli i servizi aerei».