Monica Colombo per il Corriere della Sera
ZACCARDO
Il precariato ai tempi dei social network. Calciatore di anni (quasi) 36, integro, campione a Berlino nel 2006, desideroso di esperienza lavorativa all' estero offresi. Bypassando il ricorso a procuratori, evitando il rischio di dover pagare ad agenti e intermediari commissioni e percentuali, Cristian Zaccardo - una carriera in provincia fra Bologna, Palermo e Parma con un passaggio al Milan e un' esperienza in Bundesliga al Wolfsburg - ha annunciato lunedì su LinkedIn la rescissione del contratto con il Vicenza.
«Posso giocare ancora due anni, chi mi prende fa un affare». Ieri al risveglio la sensazione di essere stato travolto da un uragano. «Mi avvisi su Whatsapp quando mi chiama: ho dovuto mettere il telefono in modalità aereo perché non smette di suonare».
Si aspettava che l' annuncio su LinkedIn suscitasse tanta curiosità?
«Si parla tanto dell' uso errato dei social da parte dei personaggi pubblici, calciatori compresi, costretti magari a rimuovere dopo due ore un post dai contenuti sbagliati. Io alla fine mi sono limitato a sondare il mercato del lavoro cercando una squadra all' estero, usando una piattaforma frequentata da professionisti. Del resto se avessi voluto restare a giocare in Italia avrei rispettato il contratto che mi legava al Vicenza fino al 2018».
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D' accordo, ma ammetterà che ha usato un modus operandi poco frequente fra i calciatori in attività.
«Forse in Italia, ma all' estero non è così. La mia era una provocazione pur consapevole che il ricorso a LinkedIn non è praticato dagli sportivi nel nostro Paese ma è diffuso nel resto d' Europa o in America. In Slovenia Luke Elsner, l' allenatore del Domzale, ha sondato il mercato alla ricerca di un terzino proprio su questo network. In Italia i direttori sportivi non lo sfruttano, ma nel resto del continente è uno strumento utile».
La strategia ha funzionato?
«Direi di sì. Ho ricevuto decine di messaggi: offerte da Australia, Portogallo, Grecia, Repubblica Ceca, India. Ora devo verificare l' attendibilità».
Il suo nome compare sulle home page dei quotidiani di mezza Europa. Sorpreso?
«Diciamo che sono consapevole che l' eco del post su LinkedIn è dettata dal mio curriculum. Se non fossi stato campione del mondo in Germania nel 2006 non avrei destato questo interesse».
Dove andrebbe a giocare?
«Sono aperto a più soluzioni. Certo, ho una moglie e due bambini e non li porterei ovunque. In America sì ma in India eviterei».
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I suoi colleghi come giudicano la sua scelta?
«Ciascuno interpreta il gesto come meglio crede. A leggere i messaggi l' 80% apprezza la mia iniziativa».
E i compagni di Berlino in chat cosa le hanno scritto?
«Nessuno si è fatto vivo».
Di certo ha spezzato il tabù del calciatore che usa solo Instagram per postare foto in barca dalle Baleari.
«No, io sono un ragazzo normale con una famiglia come tante. Ho la fortuna di fare il calciatore e guadagnare bene. Non avete mai sentito parlare di me per eventi extra-calcio. Uso i social per la mia vita da atleta non per il contorno.
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In ogni caso avendo compreso che nel mondo dello sport ci sono lacune nella comunicazione via social, ho deciso di regalare una borsa di studio al Master Sport Business Management della Business School del Sole 24 ore attraverso un contest social. Per dimostrare che, se usati con giudizio, i social sono un valore aggiunto».
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