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    CHI MUORE DI COVID? L’ETÀ MEDIA E’ DI 82 ANNI, SOLO L'1% HA MENO DI 50 ANNI - “DALL'ESTATE CHI MUORE PRESENTA UN QUADRO PIÙ COMPROMESSO. A MARZO, A SOFFRIRE DI TRE MALATTIE ERA IL 62% DI CHI È POI DECEDUTO. LA PERCENTUALE È SALITA AL 73%” - “I RAGAZZI DECEDUTI AVEVANO IMPORTANTI PATOLOGIE PREGRESSE, ANAGRAFICAMENTE GIOVANI MA CHE PER CONDIZIONI DI SALUTE SOMIGLIAVANO A SETTANTENNI” - E ALLORA PERCHÉ NON CHIUDIAMO IN CASA GLI OVER 70 E LASCIAMO LIBERI GLI ALTRI?


     
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    Estratto dell’articolo di Sara Strippoli per “la Repubblica”

     

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    I morti per Covid della fase 1 dell'epidemia erano un po' più giovani. Si fa per dire. Si parla pur sempre di ottantenni, fragili, spesso diabetici, ipertesi, malati di alzheimer. Ma mentre il 20 marzo chi moriva aveva in media 80 anni, l'ultimo report dell' Istituto Superiore di Sanità datato 4 ottobre indica un' età media di 82 anni. Ad acuirsi è la distanza fra chi si infetta e chi muore: 15 anni a marzo, 25 a ottobre. Più marcate le differenze di profilo se si tiene conto del sesso: nella primavera del lockdown le donne morivano meno, erano solo il 29,4%. Ora la differenza salta all' occhio e la morte per Sars-Cov2 ha quasi ristabilito la parità di genere: sono donne il 42,7%.

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    […] Graziano Onder dell'Istituto superiore di sanità, […] disegna l'identikit di chi non sopravvive al virus […] «Dall'estate chi muore presenta un quadro più compromesso. I numeri aiutano: a marzo, a soffrire di tre malattie era il 62% di chi è poi deceduto. La percentuale è salita al 73%».

     

    Per l'Iss sono due le interpretazioni: «La prima osservazione è che siamo più bravi a curare. Infatti dall' insorgenza dei sintomi al momento del decesso in alcuni casi può passare anche un mese. Il secondo punto è che il sistema sanitario si è organizzato e ha saputo creare percorsi di cura ben definiti».

     

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    […] Appelli piuttosto consueti in primavera («Bisogna convincere i settantenni a restare a casa »), cominciano a riapparire in questi giorni. «Non devono uscire soprattutto nelle grandi città - dice Giuseppe Remuzzi, presidente della Società internazionale di nefrologia - Sinora, su 36mila morti, 33mila avevano più di 70 anni. Se chi ha 70 anni continua ad andare in giro, c' è il rischio che le risorse non siano sufficienti».

     

    Anche i giovani muoiono. Ma […] la percentuale dei decessi degli under 50 è […] 1,1 per cento. «[…] tutti i quarantenni avevano importanti patologie pregresse, pazienti anagraficamente giovani ma che per condizioni di salute somigliavano a settantenni […]». Molto interessanti le osservazioni sull' obesità: «[…] è un fattore […] più per i giovani che per gli anziani […]».

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