ALEXANDER PEREIRA E LA MOGLIE SCALA
1 – ALLA SCALA OGNI DESIDERIO È-SAUDITO - COME DAGO-RIVELATO, LA PRESENZA DEL PRINCIPE BADER ALLA PRIMA DELLA SCALA ERA FORIERA DI GROSSE NOVITÀ: L'ARABIA INVESTIRÀ DIECI MILIONI NEL TEATRO, DIVENTANDO UNO DEI SOCI FONDATORI. IN CAMBIO, CONCERTI E UN'ACCADEMIA NEL PAESE DI MOHAMMED BIN SALMAN, CHE MANDA IL SUO AMICO IN GIRO PER IL MONDO A RIPULIRE L'IMMAGINE DOPO L'OMICIDIO KHASHOGGI. PEREIRA INCASSA IL RINNOVO DOPO IL 2020? (2 MARZO 2019)
2 – SOSTIENE PEREIRA CHE I SOLDI FANNO COMODO (ALLA SUA POLTRONA) - POLEMICHE SULL'INGRESSO DEI SAUDITI NELLA SCALA CON 15 MILIONI? PER IL SOVRINTENDENTE ''NESSUNO NEL CDA SI È OPPOSTO''. UNA SIMILE CIFRONA GARANTIREBBE UNA RICONFERMA OLTRE IL 2020, MA POTREBBE ESSERE UN BOOMERANG, VISTO IL DETTAGLIUCCIO DELL'OMICIDIO KASHOGGI - PRONTO IL SISTEMA PER AGGIRARLO: FAR PASSARE LA DONAZIONE ATTRAVERSO LA COMPAGNIA PETROLIFERA STATALE. SAI CHE DIFFERENZA… (4 MARZO 2019)
BADER BIN ABDULLAH AL SAUD
2 – "LA REPUBBLICA" E IL CASO SCALA-ARABIA SAUDITA
DAGOREPORT
Il caso Scala-Arabia Saudita è un gran polverone strumental-politico sollevato da “Repubblica” un po’ con lo scopo di rompere le scatole a Governo e Regione un po’ per destabilizzare l’attuale sovrintendente, Alexander Pereira, in scadenza a inizio 2020, chiamato cinque anni fa a guidare la Scala dall’ex vicepresidente vicino a Berlusconi, Bruno Ermolli.
alexander pereira
Secondo voci dell’interno della Scala dell’accordo (molto remunerativo) con l’Arabia Saudita tutti erano al corrente da prima del 7 dicembre scorso, quando il principe Bader, con cui si ratificherà dopo il via del Cda del prossimo 18 marzo, fu invitato alla “prima” della Scala. Lo conobbero alcuni consiglieri e anche esponenti della stampa (c’era il “Corriere della Sera”).
Nessuno né ha parlato, né pubblicato la notizia né sollevato obiezioni. Per mesi. Tantomeno la Regione Lombardia, rappresentata in Cda da Philippe Daverio, che ben approva l’iniziativa. Tutti erano al corrente e solo ora, strumentalmente, si scopre che c’è un accordo con l’Arabia Saudita che spiace al giornale di sinistra “la Repubblica”.
Tutto si inquadra anche nel rinnovo o successione di Pereira, e qui ciascuno accende la miccia dove può (Cgil compresa). Ma è assai difficile che, visto i tempi e i nomi trovati dai cacciatori di teste incaricati dal sindaco Giuseppe Sala di esaminare profili adatti alla sostituzione di Pereira l’attuale sovrintendente non venga rinnovato almeno per due anni, cioè fino al 2022, quando scadrà anche il contratto del direttore musicale Riccardo Chailly.
milano scala
Nessuno lo dice (è apparso qualcosa sui blog dei loggionisti) ma non tutti sarebbero contenti dei risultati del direttore. Ma dove sarebbero i nomi migliori (di Chailly e Pereira) per il dopo 2022? Se Fuortes riportasse Muti apriti cielo e Cgil; Daniele Gatti è stato azzoppato dal #metoo (che cosa ridicola!) e Antony Pappano, nome fatto da “Repubblica”, difficilmente potrebbe venire avendo appena rinnovato con Londra.
Anche i nomi dei sovrintendenti fatti da “Repubblica” sono poco credibili: il belga Serge Dorny ha già firmato per il 2021 all’Opera di Stato di Monaco e da “uomo di parola” ha già fatto sapere che non intende stracciare il contratto; Dominique Meyer potrebbe forse sostituire con un cavillo Stéphane Lissner (in scadenza) all’Opera di Parigi.
filarmonica della scala 5
Gli altri nomi che i cosiddetti cacciatori di teste voluti dal sindaco hanno messo in elenco sono delle prede che non sono neanche da prendere in considerazione per un Safari turistico in quanto direttori di Festival, che è altra cosa. Ci sarebbe Markus Hinterhäuser, direttore del Festival di Salisburgo ma è improbabile lasci Salisburgo (ma poi: tutti da lì li prendiamo?).
chailly
E veniamo al massimo del conformismo: una donna!!! Ci sono Eva Kleinitz, dell’alsaziana Opéra national du Rhin e Caroline Sonrier dell’Opéra de Lille, ma sembrano strumentali. Restano lo spagnolo Joan Matabosch del Teatro Réal di Madrid e il belga Peter Caluwe del Théatre de la Monnaie di Bruxelles, ma sembra difficile stante l’attuale situazone politica. Quanto all’olandese Sophie de Lint è in partenza da Zurigo ma va ad Amsterdam per succedere a Pierre Audi.
philippe daverio la moglie elena e francesco micheli
Gli italiani cacciati dai cacciatori di teste erano già noti all’ultimo dei cronisti: Carlo Fuortes dell’Opera di Roma e Fortunato Ortombina della Fenice. Per entrambi c’è qualcosa che va e altro che lascia perplessi, come la dura posizione della Cgil contro il primo, causa il suo rapporto con i dipendenti dell’Opera di Roma.
Inoltre, a fine anno scade anche il Cda e il ministro della cultura deve nominare i suoi nuovi rappresentati. Il 2021 scade il sindaco. Morale: “Repubblica” si tranquillizzi: prolungamento sino al 2022 di Pereira e, da fine anno, affiancamento di uno dei due italiani a partire dal 2021. Soldi dall’Arabia, perché pecunia non olet e la pubblica amministrazione mette alla Scala meno del 40% degli introiti; altrove giunge al 70% e supera l’80% in Francia.
POLEMICHE E SOSPETTI LA BATTAGLIA ALLA SCALA PER CAMBIARE PEREIRA
Andrea Montanari per “la Repubblica”
carlo fuortes
La battaglia della Scala, come molti ormai l' hanno soprannominata, assomiglia sempre più alla trama di un melodramma. Piena di polemiche, intrighi, veleni, sospetti. L' ipotesi di accordo tra l' Arabia Saudita e il teatro, che spianerebbe la strada all' ingresso del governo saudita o alla compagnia petrolifera Saudi Aramco nel Consiglio di amministrazione scaligero come socio fondatore, infatti, si intreccia con l' altrettanto delicata partita della successione dell' attuale sovrintendente austriaco della Scala, Alexander Pereira, il cui mandato scade l' anno prossimo.
Si era parlato di una proroga di due anni per arrivare alla scadenza anche del contratto del direttore musicale, Riccardo Chailly, ma sono in molti a scommettere che Pereira potrebbe essere riconfermato alla guida della Scala solo fino al 2021. L' anno in cui il sindaco di Milano Beppe Sala finirà il suo primo mandato. E la Lombardia guidata dal governatore leghista Attilio Fontana vorrebbe che il futuro sovrintendente fosse un italiano. Dopo tre lustri di direzioni straniere.
maria elisabetta alberti casellati con alexander pereira
Prima con Stéphane Lissner e poi con Pereira. Milano si divide. « La musica è una questione diversa dalla gestione dei musei e dobbiamo riconoscere che nei teatri lirici, per motivi arcani, gli italiani sono molto più avanti » , spiega Philippe Daverio, che rappresenta proprio Fontana nel cda della Scala, che sui fondi arabi aggiunge: « Non è che se prestiamo quadri a Putin ammettiamo che la Russia non è il centro del paradiso » .
Dello stesso avviso il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri che domanda: « Perché scandalizzarsi? Pecunia non olet. Tutta questa polemica mi sembra molto provinciale.
Abbiamo appena presentato il piano per restaurare l' organo del Duomo realizzato per volontà di Benito Mussolini nel 1938. Cosa facciamo? Lo eliminiamo perché lo volle Mussolini? E cosa dovremmo fare con i direttori d' orchestra che lavorarono in Unione sovietica? Ben vengano gli arabi che portano qui i loro soldi. Non vengono mica a colonizzarci. La musica è nostra, il teatro è nostro, la cultura è nostra » .
fedele confalonieri
Non è d' accordo Lia Quartapelle del Pd che dice « no all' Arabia saudita nel cda della Scala. Non può esserci collaborazione culturale con un paese che non dà alcuna garanzia sul rispetto dei diritti umani » . La regista Andrée Ruth Shammah dice che « la Scala è un simbolo dell' Italia nel mondo e bisognerebbe fare questo ragionamento prima di accettare. Non farei un ragionamento diverso se si trattasse dei cinesi, ma d' altra parte abbiamo ceduto da tempo e non abbiamo saputo difendere le radici giudaico cristiane dell' Europa e cominciare a cedere sul tempio del melodramma mi sembra una scossa che dobbiamo capire » .
« È una vergogna » , commenta lapidario l' offerta dei sauditi il filosofo Bernard Henry Lévy ieri sera con la Shammah al teatro Franco Parenti. Sala e Pereira ieri hanno fatto il punto della situazione, ma la posizione del sindaco di Milano non cambia. « È giusto ricercare i fondi fuori dall' Italia, ma il punto è che cosa viene chiesto in cambio » .
Pereira, però, punta molto per la riconferma sull' accordo con gli arabi, che porterebbe nelle casse della Scala quasi 16 milioni di euro in cinque anni. Il nodo vero non sarebbero tanto i soldi arabi, ma l' ingresso per la prima volta di uno Stato straniero tra i soci fondatori e nel cda della Scala.
BEPPE SALA E ATTILIO FONTANA
D' altra parte, non è un mistero che il finanziere Francesco Micheli, che rappresenta il governo nel board scaligero ritenga che « è arrivato il momento di tenerne conto dopo che da quindici anni il teatro è in mano agli stranieri » . Tra i papabili per la successione di Pereira resta in pole position Carlo Fuortes, attuale sovrintendente dell' Opera di Roma. La Cgil non lo vuole per via di vecchie ruggini su una causa per un licenziamento collettivo e perché defini un gruppo di lavoratori dell' Opera di Roma « fannulloni privilegiati » .
carlo fuortes
Paolo Puglisi della Cgil precisa: « Con Pereira abbiamo firmato il nuovo contratto senza un' ora di sciopero, ma a noi interessa la continuità del teatro. Quindi siamo pronti a dialogare con tutti. Non abbiamo preclusioni » .
L' asso nella manica di Fuortes potrebbe essere portare alla Scala Antonio Pappano come direttore musicale, se Chailly decidesse di lasciare l' incarico nel 2022. Pappano è ora il direttore stabile del Covent Garden di Londra e dell' orchestra dell' Accademia di Santa Cecilia.
Tra gli aspiranti al posto di Pereira ci sono, tra gli altri, Fortunato Ortombina che guida La Fenice di Venezia, Serge Dorny de l' Opéra di Lione e Dominique Meyer della Stastsoper di Vienna. Ma in lizza ci sarebbe anche Walter Vergnano, che si è dimesso recentemente da sovrintendente del Regio di Torino.