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IL VIDEO INTEGRALE
https://www.internazionale.it/video/2017/05/17/internet-commenti
Anna Guaita per “il Messaggero”
L' odio corre nel Web. Alle volte è contagioso e si moltiplica, come una valanga.
Alle volte genera reazioni di indignazione e solidarietà per le vittime. Alle volte si arena, muore di morte naturale. Ma una cosa è certa: nonostante gli sforzi di tutti i giganti di Internet, nonostante le campagne e i tentativi di educare l'opinione pubblica, l'odio continua a dilagare in forme sempre più complesse e subdole.
selvaggia lucarelli e i bulli da tastiera 5
IL DOCUMENTARIO THE INTERNET WARRIORS DI KYRRE LIEN
HUMUS
Negli Stati Uniti, la campagna elettorale presidenziale è stata terreno fertile per l'esplosione di rancore e aggressività in tutte le chat room e nei social network. Proprio in questi giorni, dalle udienze al Senato sul Russiagate (lo scandalo delle presunte manipolazioni russe ai danni della candidata democratica Hillary Clinton), si è scoperto che Mosca aveva finanziato almeno un migliaio di siti perché mettessero in circolazione storie false, il più possibile dannose per la signora.
Una bella fetta della popolazione che già odiava Hillary ha creduto senza esitazione che certi racconti fossero veri, e li ha rilanciati. Un esempio simbolo di questa ondata di malevolenza ad personam è la finta storia di una pizzeria di Washington, dove Hillary Clinton avrebbe organizzato un giro di prostituzione infantile. Solo quando un uomo armato di fucile è arrivato alla pizzeria, deciso a far giustizia, finalmente la verità è venuta a galla, e gli haters, gli odiatori di professione, hanno smesso di diffondere la crudele accusa.
IL DOCUMENTARIO THE INTERNET WARRIORS DI KYRRE LIEN
Ma per un caso di odio che si risolve, migliaia, se non milioni, continuano a correre nelle pieghe del Web. Alle volte a generare i messaggi di odio sono gruppi o associazioni. I servizi segreti russi sono l' esempio più eclatante.
GRUPPI
Ma negli Usa ci sono anche gruppi come la Westboro Baptist Church, una chiesa battista integralista che riempie il web di astio contro i gay. O organizzazioni antifemministe come Women-against-Men, il cui blog è dedicato a denigrare le donne. Ma il più delle volte gli haters sono gente comune, che magari nella vita normale è anche gentile e cordiale.
Gli studiosi del Web hanno tracciato una scala di gravità: alla base, meno pericolosi, sono i trolls, coloro che provano gusto a disseminare dissenso, attaccare un' idea o una persona, e si lanciano con commenti provocatori, nella speranza che la vittima risponda e così si apra un dibattito all' insegna dell' animosità.
In cima alla lista ci sono i five stars haters, gli odiatori a cinque stelle, coloro che non vogliono solo irritare o offendere, ma intendono scatenare gli istinti più bassi degli interlocutori, e così minare le fondamenta della società, avvelenare le comunità, generare odio, razzismo, misoginia, discriminazione. Gli individui che usano internet per poter lanciare palate di livore e risentimento talvolta non si nascondono dietro l' anonimato.
TESTIMONIANZE
Anzi, sono pronti a parlare di sé e spiegare perché lo fanno. Il regista norvegese Kyrre Lien li ha studiati per anni, ed ha girato il mondo per andarne a incontrare almeno duecento. Ne ha tratto un documentario, The Internet Warriors, dal quale risulta che tutti costoro sono uniti da una stessa caratteristica: la solitudine. C' è la giovane che si diverte ad attaccare brutalmente attrici belle e celebri, il patriota che non vuole musulmani nel proprio Paese, l' antisemita convinto che Israele e Stati Uniti controllino il mondo, l' anti Hillary che vede nella ex segretario di Stato una minaccia alla sopravvivenza stessa degli Usa.
Visti uno a uno sembrano innocui, magari un po' strampalati ma non antipatici. Sono le loro parole che fanno impallidire, l' odio distillato che scaricano nelle loro pagine di FaceBook, di Twitter, o nei messaggi che mandano alle loro vittime. Questo torrente di malevolenza diventa un fiume in piena, genera contagio, si allarga. Ma è anche vero che alle volte l' umanità si ribella.
Come nel caso di La' Shaunae Steward, attaccata dal web per le sue dimensioni extralarge. Al torrente di odio, ha risposto uno tsunami di solidarietà e amicizia per la giovane. Niente funziona meglio per tacitare gli haters che un' ondata di segno opposto. Ma laddove non sia possibile, bisogna ricordarsi che si può rivolgersi alle autorità, almeno a quelle internet: Microsoft offre un modulo sul proprio sito, per chi sia diventato vittima di un odiatore, e voglia chiedere aiuto.
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