1. DAGONOTA
MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE
Da astuto navigatore della politica italiana, Mario Draghi a Rimini ha fatto un discorso prudente al limite della modestia, basato su tre assunti un po’ banali: giovani, debito buono e cattivo, ministro dell’economia UE.
Osannato dai media con il silenzio significativo della politica in generale. Sanno che se lui assumesse una posizione politica ora (premier) significherebbe una pausa per i partiti e una sconfitta più o meno come con il governo post-Berlusconi di Mario Monti.
Ovviamente chi teme di più Draghi è Conte, che infatti è rimasto silente. In ogni caso se si dovesse scegliere oggi un Presidente della Repubblica, la scelta sarebbe cornuta: o Mattarella bis o Draghi.
2 - LE PAROLE DI DRAGHI AL MEETING AGITANO LA MAGGIORANZA
Enrico Marro per il “Corriere della Sera”
mario draghi al meeting di rimini 5
Il plauso generale che le forze politiche hanno riservato a caldo al discorso di Mario Draghi al Meeting di Rimini sta lasciando il posto a considerazioni più articolate e a posizioni differenti anche nella maggioranza. Segno che le parole dell'ex presidente della Bce suscitano interrogativi, soprattutto a microfoni spenti, sulle conseguenze che le stesse potranno avere sul quadro politico.
Perché se è vero che Draghi è stato ben attento a non entrare sulle scelte da fare in Italia e ha fatto un discorso alto sull'Europa e i giovani, è anche vero che alcune delle cose che ha detto hanno scosso la politica. Sottolineare che non si può andare avanti all'infinito con i sussidi suona oggettivamente come un monito anche al governo Conte - benché mai nominato da Draghi - affinché si cambi passo.
mario draghi al meeting di rimini 4
E la stessa cosa si può dire a proposito della distinzione tra debito «buono» e «cattivo». Certo, anche queste parole valgono per tutti i Paesi travolti dalla pandemia, ma per l'Italia, che si avvia a un debito pari al 160% del Pil, assumono un significato particolare. Non c'è da stupirsi quindi se da parte di Palazzo Chigi e dei 5 Stelle si avverta una certa voglia di archiviare in fretta l'uscita di Draghi.
Ieri non a caso il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un'intervista sul Fatto quotidiano , ha fatto riferimento all'invito a rafforzare l'Europa e alla necessità di investire sulla ricerca, per indicare i passaggi del discorso di Draghi che gli sono piaciuti, trascurando appunto la parte su sussidi e debito.
PASQUALE TRIDICO NUNZIA CATALFO
Abbottonatissimi i 5 Stelle. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, assicura che «investire sui giovani è un nostro obiettivo». E subito aggiunge che sta preparando un pacchetto di proposte in vista del Recovery fund: «Collegamento tra mercato del lavoro e scuola e università; staffetta generazionale; nuovo apprendistato».
Ed è proprio il piano che il governo deve preparare per chiedere i fondi europei (fino a 209 miliardi tra prestiti e trasferimenti) che sarà, insieme alle elezioni regionali e alla questione del Mes, il banco di prova della tenuta della maggioranza.
Il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta (Pd) è conciliante: «Vista la drammaticità delle conseguenze del virus, che purtroppo non è scomparso, sussidi e investimenti dovranno convivere, un po' come abbiamo fatto con la cassa integrazione e il superbonus al 110%».
giuseppe conte roberto gualtieri mes
Tuttavia, se i contagi risaliranno, il tema del Mes, cioè dei 36 miliardi di prestiti che l'Ue potrebbe dare all'Italia per la sanità diventerebbe incandescente, tanto più che nelle prossime settimane bisognerà impostare la manovra per il 2021. Il Pd, favorevole al Mes, e i 5 Stelle, contrari, sono lontani da un accordo.
E il viceministro dell'Economia, Antonio Misiani (Pd), in un'intervista ad Affari Italiani, non ha remore a schierarsi con Draghi: «Il mix di politica economica va progressivamente modificato, superando le misure più emergenziali e ponendo al centro gli investimenti».
anzaldi
Poi ci sono gli altri due partiti della maggioranza. Italia viva, che vuole il Mes, e che con Michele Anzaldi accusa la Rai di aver dato poco spazio al discorso di Draghi, mentre Leu, al contrario, prende le distanze dall'ex banchiere centrale e con Stefano Fassina sostiene che «i poteri forti» vogliono «Super Mario» al posto di Conte.