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Alessia Marani Camilla Mozzetti per "il Messaggero"
Un mandante che ha assoldato Francisco, il presunto killer argentino che il 7 agosto del 2019 ha ucciso il Diablo su una panchina del parco degli Acquedotti, c'è. Ma forse non è l'unico ad avere decretato la morte di Fabrizio Piscitelli, capo ultras della Lazio il cui nome già compariva nelle prime informative degli anni 90 sulle grosse partite di droga arrivate a Ostia via mare o via aeroporto con l'aiuto dei bravi ragazzi legati alla Nuova Camorra impiantata a Roma e il beneplacito delle altre mafie che parlano direttamente coi cartelli sudamericani.
Di certo c'è che Diabolik è stato ammazzato in casa sua, in quella stessa zona storicamente controllata dai napoletani della Tuscolana vicini al boss Vincenzo Senese, dal 2013 in carcere. All'appuntamento era andato sicuro, senza portarsi dietro il suo esercito di scagnozzi albanesi o i fidi ultras spesso usati come picchiatori.
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Aveva sì litigato con tanti, un grosso narcos che dopo il carcere voleva tornare in pista alla grande e qualche screzio deve averlo avuto pure con i sodali del clan del Gattino a Casalotti a cui i fratelli Bennato fanno riferimento. Senza contare che si era messo in mezzo a troppi diverbi, questioni di droga, orologi, donne. Tutto passava da lui. Ma non pensava di essere ucciso. Invece, qualcuno a un certo punto potrebbe avere detto basta, facciamolo fuori.
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IL COLLEGAMENTO Ma qual è il nesso tra l'uccisione di Diabolik da parte, stando alle prime indagini, dell'argentino Raul Esteban Calderon, 52 anni, e l'omicidio di Shehaj Selavdi, nel settembre del 2020 a Torvaianica, di cui sempre Francisco è accusato insieme a Enrico Bennato? Gli agenti di polizia della Squadra Mobile, che hanno raccolto elementi fondamentali per la congiuntura delle due inchieste, lo stanno cercando passando anche attraverso un altro misterioso delitto avvenuto nel gennaio del 2020 al Nuovo Salario. A morire in un agguato sotto casa era stato un altro albanese, Gentian Kasa. Si sta cercando un nesso attraverso i racconti delle pistole o, almeno, dei bossoli ritrovati sulle scene dei due crimini. Sia Salavdi che Kasa erano legati al capo ultrà.
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Personaggi che gravitavano nell'orbita criminale di Piscitelli dove, appunto, gli albanesi avevano un ruolo importante. Entrambi sono stati uccisi ad una distanza di tempo ravvicinata. Non solo, sia l'albanese freddato a Torvaianica che l'altro ucciso al Nuovo Salario sono morti per i colpi di una pistola calibro 7,65. E se al momento l'arma che l'argentino avrebbe impugnato per far fuori Diabolik - una calibro 9 - non è stata ancora trovata, per gli altri due omicidi, quello di Kasa e di Selavdi, gli investigatori potranno operare al più presto una comparazione. A Maggio scorso in un magazzino di via Casal del Marmo in uso ai familiari di quel boss di Primavalle furono ritrovate due pistole, una di questa è una calibro 7,65.
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LE ANALISI Per i delitti di Torvaianica e del Nuovo Salario le armi non sono state trovate ma sulla scena del crimine gli inquirenti hanno rinvenuto i bossoli esplosi ed è possibile procedere ad una comparazione tra la pistola ritrovata nel magazzino e vedere se quei bossoli erano contenuti in dei proiettili che a loro volta sono stati inseriti nell'arma trovata a maggio. Se fosse così, non si potrebbe escludere che il boss di Primavalle non solo è coinvolto nell'omicidio di Torvaianica ma anche in quello del Nuovo Salario. Entrambi gli albanesi avevano un legame con Piscitelli ed entrambi vengono uccisi a pochi mesi di distanza dopo che il capo ultrà è stato freddato al parco degli Acquedotti e dopo che, aspetto da non trascurare, uno dei fratelli del boss di Primavalle ha rischiato di finire ammazzato all'uscita del Grande raccordo anulare direzione Boccea.
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