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    CHIAMATA PERSA PER TIM – ORA CHE L’OFFERTA DI CDP SULLA RETE È CARTA STRACCIA, CHE SUCCEDERÀ ALL’EX TELECOM? PER ORA C’È GRANDE CONFUSIONE, MA BISOGNA FARE PRESTO. SULL’AZIENDA GRAVANO 25 MILIARDI DI DEBITO E LE AGENZIE DI RATING SONO PRONTE AD ABBASSARE IL LORO GIUDIZIO – LE IPOTESI: TROVARE UN ALTRO SOCIO PUBBLICO, O PROCEDERE CON UNO SPIN-OFF DELLA RETE ATTRAVERSO UNA SCISSIONE PROPORZIONALE DEL TITOLO, CON L'OBIETTIVO DI FAR SALIRE  LA CASSA NELL’INFRASTRUTTURA AL 30% (MODELLO TERNA)


     
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    Francesco Spini per “La Stampa”

     

    PIETRO LABRIOLA PIETRO LABRIOLA

    La lettera di intenti sulla rete unica è ormai lettera morta. Oggi scadeva il termine entro il quale Cdp avrebbe dovuto presentare l'offerta non vincolante per comprare, tramite Open Fiber, la rete di Tim. Ma il governo, alla vigilia, ha pensato bene di chiarire una volta per tutte come stanno le cose.

     

    Ovvero che dopo «gli ampi e doverosi approfondimenti e interlocuzioni» delle ultime settimane «con i principali soggetti coinvolti nello strategico dossier sulla "Rete unica"», da ultimo con i sindacati, l'esecutivo ha deciso di esaminare altre strade.

     

    ALESSIO BUTTI GIORGIA MELONI ALESSIO BUTTI GIORGIA MELONI

    «Tenendo conto delle priorità di valorizzare le risorse umane di Tim e dar attuazione ad una efficiente e capillare Rete Nazionale a controllo pubblico - si legge in una nota firmata dal sottosegretario all'Innovazione tecnologica, Alessio Butti, e dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso (ma, come da molti notato, non dal titolare dell'Economia, Giancarlo Giorgetti) - il governo intende promuovere un tavolo di lavoro che entro il 31 dicembre possa contribuire alla definizione delle migliori soluzioni di mercato percorribili per massimizzare gli interessi del Paese, delle società coinvolte e dei loro azionisti e stakeholder» tenendo anche conto delle normative italiane ed europee «e dei necessari equilibri economici, finanziari ed occupazionali».

     

    DARIO SCANNAPIECO GIOVANNI GORNO TEMPINI DARIO SCANNAPIECO GIOVANNI GORNO TEMPINI

    Dopo giorni di indiscrezioni, ecco il punto fermo: la rete unica a cui lavorava Cdp con Tim va in archivio. Un modello che, secondo il governo, avrebbe esposto a troppi rischi antitrust, tra monopoli di ritorno e incognite occupazionali: non per nulla l'esecutivo vuole sì una rete nazionale e pubblica, mantenendo però una concorrenza infrastrutturale nelle aree cosiddette "nere", quelle maggiormente redditizie.

     

    Il tempo è però il principale nemico di Palazzo Chigi, col rischio che le agenzie di rating - reduci da recenti ritocchi all'ingiù - possano correggere ulteriormente al ribasso il merito di credito di Tim, su cui grava un fardello da 25,5 miliardi di debiti netti in una traiettoria di tassi in salita.

     

    pietro labriola pietro labriola

    Il governo, dunque, ha fretta. Già nelle prossime ore definirà una scaletta degli incontri. L'intenzione è quella di portare al tavolo tutti gli stakeholder e gli azionisti, a partire dai primi due ossia i francesi di Vivendi con il loro 23,75% e Cdp con il 9,8% (senza scordare il 60% di Open Fiber).

     

    Se poi si trovasse un soggetto esterno pubblico interessato, non ci sarebbero esitazioni: la rete, in questo disegno, deve diventare statale attraverso una «soluzione di mercato». Che può alludere all'Opa (ipotesi a cui ormai il mercato crede poco, visto che anche ieri Tim in Borsa ha chiuso in calo del 2,33% a 21,76 centesimi) ma potrebbe essere compatibile anche con altre operazioni.

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    Ad esempio con uno spin-off della rete attraverso una scissione proporzionale del titolo, ipotesi (peraltro gradita a Vivendi, secondo alcune fonti) già considerata in passato dentro Telecom, oggi rispolverata dagli addetti ai lavori e che porterebbe gli azionisti ad avere in partenza quote identiche nella società di rete e in quella dedicata ai servizi, salvo poi - attraverso scambi azionari tra Cdp e francesi - permettere alla Cassa di salire nell'infrastruttura almeno al 30%, sul modello di Terna.

     

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    L'evolversi degli eventi costringerà l'ad di Tim Pietro Labriola a una profonda revisione del piano, in occasione dell'aggiornamento previsto per il 14 febbraio. Oggi, invece, Tim riunirà un cda che prenderà atto della mancata offerta di Cdp. Dovrà poi provvedere a sostituire il consigliere dimissionario Luca de Meo, per cui in pole position c'è Stefano Proverbio. Infine, una volta ascoltate le conclusioni del parere legale chiesto dai sindaci sul caso Dazn (che ha portato ad accantonamenti per 540 milioni), valutare eventuali azioni legali contro l'ex ad Luigi Gubitosi. -

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