giorgia meloni giancarlo giorgetti
DAGOREPORT
Chiamatelo Mistero del Tesoro, anziché ministero. L’enigma è il futuro del direttore generale del dicastero, Alessandro Rivera. Inviso a Salvini e alla Meloni non solo per i suoi legami con il Pd ma perché artefice dell’inefficienza del Mef, a partire dalle pessime gestioni del Monte dei Paschi e Autostrade (acquisita a una cifra esorbitante da Cdp) per finire con il guazzabuglio Ita ex Alitalia.
ALESSANDRO RIVERA
Ma il flebile Giorgetti non vuole accompagnare Rivera alla porta: lasciandolo al suo posto non rischia di finire stritolato dal sostituto (era circolato il nome di Luigi Buttiglione) e soprattutto avrà sempre un direttore generale riconoscente nei suoi confronti.
Così il tetro palazzone di via XX Settembre si è di nuovo spaccato in due: da una parte il Tesoro capitanato dal leghista senza qualità e dall’altra le Finanze nelle mani del vice-ministro Maurizio Leo, fedelissimo di Giorgia al punto che se lo portò alla conferenza stampa per illustrare la Finanziaria – cosa mai successa prima di vedere un vice-ministro al fianco della premier.
MAURIZIO LEO
Ovviamente Leo , quello che gli dice Giorgetti gli entra da una parte e gli esce dall’altra e, in sostanza, fa il ministro “occulto” delle Finanze.
MAURIZIO LEO GIORGIA MELONI