Gabriele Santoro per "il Messaggero"
ENZO BERETTA COVER
Carlos Bilardo, il selezionatore dell'Argentina campione del mondo nel 1986, ripeteva che un calciatore argentino dovrebbe vivere dalla mattina alla sera con un pallone attaccato ai piedi. Il perfezionamento della tecnica era la sua ossessione. Un giorno, a Berlino, Diego Armando Maradona uscì palleggiando dalla stanza dell'allenatore, entrò nell'ascensore, si sedette a tavola e iniziò a mangiare nel ristorante dell'albergo senza far mai toccare il pavimento alla sfera di cuoio.
BILARDO MARADONA
Un sorriso disegnò il volto di Bilardo che si rivolse ai compagni di squadra: «Avete visto? Per questa ragione è Maradona». La memoria dell'episodio rimase impressa a Jorge Valdano che l'ha donata per restituire la ricerca di senso del bambino di Villa Fiorito. Il re degli ultimi (Ultra, 17.50 euro, 344 pagine), scritto dal giornalista Enzo Beretta, nel ripercorrere la relazione complessa tra Maradona e Napoli, parte proprio dall'amore incondizionato per il gioco.
MARADONA QUEEN BILARDO MARADONA
Non sfugge al paradosso decisivo di questa storia: il sogno di una vita che ha realizzato le aspirazioni non solo del suo protagonista e il dramma di non riuscire a destreggiarsi dentro a un destino così generoso e ingombrante. «Quando entri in campo, la vita scompare, scompaiono i problemi, tutto scompare...», sosteneva Diego. Ascoltarlo nella lingua madre suona ancora meglio, perché il ritmo della frase assomiglia all'estetica del fantasista che fuggiva e schivava i colpi degli avversari nel terreno di gioco: «Cuando vos entrás a la cancha, se va la vida, se van los problemas, se va todo...»
murales maradona napoli 9
Dagli intrecci della trattativa per prenderlo dal Barcellona ai due scudetti conquistati in sette anni (1984-1991), plasmando l'anima di una squadra che sopravviveva in zona retrocessione, l'autore esplora l'essenza gioiosa e gli stravolgimenti dolorosi, devastanti come la dipendenza dalla cocaina e i rapporti compulsivi con le donne, della mimetizzazione con Napoli.
Emerge la solitudine di chi è costretto dal proprio talento a spingersi oltre i limiti preclusi ai mortali. Questa unicità equivale all'isolamento nel teatro delle corti dei miracoli che cercano il genio per accreditarsi. Il preparatore atletico personale Fernando Signorini, che non l'ha mai abbandonato, disse: «Seguirei Diego in capo al mondo. Non accompagnerei Maradona all'angolo della strada». Lo ribadisce in una ricca intervista che conclude il testo: «Non porto proprio niente di Maradona nel cuore, ma solo Diego con i tanti momenti vissuti insieme, i sorrisi e le lacrime. Nietzsche dice che non si può parlare dell'amicizia, perché le parole rovinano il vero senso di un sentimento così bello. La nostra amicizia si vede nei fatti».
BILARDO MARADONA
Il titolo del libro associa Maradona alla figura di leader terzomondista, che tra i padroni e gli oppressi ha scelto sempre di parteggiare per questi ultimi. Pur sapendo inventare un'altra vita dall'infanzia segnata dalla povertà, per loro è rimasto credibile. Beretta conduce i lettori nel risvolto politico della rivoluzione che sovvertì la geografia calcistica in Italia dal vertice del potere industriale del Nord a Napoli. Il rapporto tra Maradona e le masse, che non è riducibile alle vittorie sportive, sarà senz' altro il futuro filone di indagine più interessante sulla sua figura. A patto di lasciare spazio al mistero della forza ed energia del corpo di un eterno ragazzo.
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