Marco De Risi per “il Messaggero”
coltello insanguinato
Morire in strada senza un perché. È quello che è capitato l'altra notte a un tunisino di 35 anni, al Tiburtino III, che poco prima aveva discusso davanti ad un bar all'aperto con un albanese di 34. Il tunisino ha mandato a quel paese il rivale poi si è allontanato a fare quattro passi per largo del Badile senza sapere che di lì a pochi attimi sarebbe accaduto il secondo chiarimento, questa volta letale, con l'albanese che era ubriaco fradicio: ha estratto un coltello da cucina con il quale ha aggredito il tunisino colpito al torace e al capo.
Alcuni passanti hanno chiamato i soccorsi. L'uomo era in terra, insanguinato e boccheggiante. Quando è arrivato il personale di un'ambulanza ha cercato in tutti i modi di salvarlo, più volte ha provato a rianimarlo, ma dopo poco il medico di bordo non ha potuto fare altro che constatarne la morte. Subito sono partite le indagini dei carabinieri della compagnia di Montesacro.
tiburtino III OMICIDIO
I militari hanno chiesto in giro notizie del tunisino e dell'albanese. Delle vite fotocopia le loro: manovali, operai con periodi di inattività. Insomma gente che sbarca il lunario alla giornata.
LA FUGA
Gli investigatori grazie ad alcune testimonianze sono riusciti ad avere un sommario identikit della vittima: una pattuglia ha intercettato un uomo che camminava lungo via Tiburtina. Sembrava non c'entrare nulla con l'accoltellamento tranne che per un particolare: un pezzo di stoffa che copriva una ferita. Tanto è bastato ai carabinieri per farlo salire su una gazzella e portarlo in una stazione di zona. L'albanese è apparso completamente ubriaco, incapace di dare spiegazioni.
coltello sangue
Però un minimo di lucidità l'ha avuta: per depistare le indagini, si è cambiato una maglietta subito dopo le coltellate. I carabinieri hanno ritrovato la maglietta sporca di sangue nascosta in un cassonetto. Un'altra prova, quindi, a suo carico che è rimasto seduto nella caserma come se fosse estraneo ai fatti.
Al lavoro anche la Scientifica dell'Arma che ha riscontrato sul corpo del tunisino almeno cinque coltellate. Probabilmente quella fatale è stata quella al cuore: ha provocato un'emorragia che dopo pochi minuti è stata letale. Quando ormai era l'alba l'albanese ha ammesso di essere stato lui ad uccidere il tunisino. Il perché rimane ancora da accertare. «Ero ubriaco - ha raccontato l'albanese agli investigatori - sono stato io ad accoltellarlo. Ma avevo bevuto troppo e non mi ricordo di preciso perché sono partite le coltellate. Un litigio normale è che non mi sono regolato».
carabinieri CARABINIERI