Vittorio Sabadin per la Stampa
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Nel febbraio 1943 la migliore infermiera del St Mary' s Hospital di Londra, la ventottenne Doris Miles, fu scelta per assistere «un paziente importante». Quella notte scrisse una lettera a suo marito Roger, un medico che prestava servizio su un caccia nel Mediterraneo. La intestò
«Da qualche parte a Whitehall, 2 del mattino», aggiungendo che la forma criptica del testo e l' ora indicata, molto avanzata rispetto a quando lei andava a letto, avrebbero dovuto fargli capire la delicatezza della situazione. «Fa i due più due - scrisse - e avrai V per Vittoria».
Winston Churchill si era ammalato di polmonite nel momento più delicato della guerra. Il suo medico, Sir Charles Wilson, aveva chiamato per un consulto un luminare, il prof. Geoffrey Marshall, che era stato molto esplicito con l' incontenibile primo ministro: «Dovrà rinunciare a sbrigare i suoi affari per un po'», gli aveva detto. «Come osa? La guerra è in un punto critico», aveva risposto Churchill. «Bene. Sa come chiamiamo questa malattia? La chiamiamo l' amica dei vecchietti, perché lei svanirà in modo così graduale che arriverà all' altro mondo prima di accorgersi di avere lasciato questo».
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«Allora farò quello che mi dirà», si era arreso Churchill. Era stato il dottor Wilson a ricevere Doris Miles al 10 di Downing Street. Sarebbe toccato a lei fare in modo che Churchill seguisse le prescrizioni e adattasse le sue frenetiche giornate alla nuova condizione. Ma Wilson le disse solamente: «Felice di vederla. Devo avvisarla che il primo ministro non porta il pigiama».
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Da quella sera, Doris scrisse al marito ogni giorno, spesso più volte al giorno, e la lettura delle sue lettere, ampiamente riportate nel libro «Nursing Churchill» che Jill Rose le ha recentemente dedicato, offre un intimo resoconto delle stravaganti abitudini private dell' uomo che sconfisse Hitler. Doris notò che «the Old Boy», il vecchio ragazzo, portava vanitosamente una giacca di velluto con impressa una V e che sulle sue pantofole era stato ricamato PM, primo ministro. Il 22 febbraio scrive: «L' ho lavato con una spugna e gli ho dato due Seconal per dormire. Si è svegliato una sola volta».
Orari sballati Con il passare dei giorni la confidenza cresce. Alle 5,30 del mattino Doris scrive: «Questa notte ho parlato un po' con l' Old Boy. Sai che sta a letto fino alle 12, dorme tra le 15 e le 17, non va da nessuna parte prima delle 17 e non va mai a letto prima delle 2? Che uomo».
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Churchill le spiegò che se uno dorme un paio di ore al pomeriggio, può lavorare senza problemi durante la notte: l' importante è non lavorare mai per 12 o 14 ore di fila. Doris racconta di avere cercato di fargli bere un po' di Ovaltina, ma senza successo: «Odia le pappe e il latte, è il tipo da bistecca e patatine a colazione».
Elenca poi, in una «Fluid intake chart», l' elenco di che cosa beveva il suo paziente durante il giorno: champagne 10 once (280 ml), brandy 2, succo d' arancia 8, whisky 8. Le confidò che non poteva vivere senza champagne, perché nella vittoria se lo meritava e nella sconfitta ne aveva bisogno.
In una lettera datata 10 Downing Street, Whitehall, l' infermiera scrive: «Che magnifico indirizzo. Sono seduta sulla sua poltrona nello studio, ora dovrò fargli il bagno». Il bagno, racconta Doris, era sempre un evento: Churchill entrava in piena notte nella vasca con un asciugamano intorno alla vita e lei lo lavava mentre lui riceveva due o tre segretarie e un paio di visitatori, per dettare lettere e disposizioni. «È un uomo molto pulito. Fa il bagno due volte al giorno e poi indossa sempre abiti appena lavati. Non vorrei ricevere il conto della sua lavanderia».
Alcune delle lettere sono state regalate alle Churchill War Room, dove i visitatori le possono leggere. Il 3 settembre 2016 Doris ha festeggiato i 100 anni con la sua famiglia. Nel pomeriggio è andata a riposare, come faceva Winston, e non si è più svegliata.
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