CARO BENZINA
Ci risiamo. Il prezzo del petrolio crolla e quello del carburante non scende con la stessa velocità e percentuale. Il prezzo del greggio — attacca la Cgia di Mestre — è più basso del valore registrato nel dicembre del 2008 (41 dollari al barile), ma al distributore il pieno di benzina costa agli automobilisti italiani il 30% in più. Se, infatti, 7 anni fa un litro di benzina costava mediamente 1,115 euro al litro, in questi giorni il prezzo alla pompa tocca 1,451 euro al litro (+ 0,337 euro). Tutta colpa delle tasse: la componente fiscale sui carburanti è cresciuta del 32% rispetto al 2008.
IL CONFRONTO
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« Se verso la fine del 2008 il peso dell’Iva e delle accise su un litro di benzina sfiorava i 75 centesimi — spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia — attualmente è pari a 0,99 euro al litro». Tuttavia l’incremento non ha interessato solo l’Iva (passata dal 20 al 22%) e le accise, ma anche il prezzo industriale. Se verso la fine del 2008 quest’ultima voce era pari a 0,365 euro al litro, in questi giorni il prezzo è salito a 0,461 euro (+ 26,4%).
Dai confronti con gli altri Paesi europei emerge puntualmente come sui carburanti paghiamo troppe tasse. Se su un litro di benzina acquistato in Italia il nostro prezzo industriale è pari a 0,461 euro, solo il 3% in più rispetto alla media dei paesi dell’Area euro, l’Iva e le accise, invece, ci costano 0,99 euro al litro, ben 14,2 punti percentuali sopra la media.
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«Tra i Paesi che utilizzano la moneta unica — conclude Zabeo — solo i Paesi Bassi, con il 70,3%, hanno un’incidenza percentuale della tassazione sul prezzo alla pompa superiore alla nostra, che ha raggiunto il 68,2%. Rispetto ai Paesi che confinano con noi, invece, paghiamo la benzina il 14,4% più dei francesi, il 18,9% più degli sloveni e addirittura il 30,7% più degli austriaci».
LA RICHIESTA
La Cgia chiede al governo di intervenire e di eliminare tutta una serie di balzelli che gravano sul costo del carburante che non hanno più ragione di esistere: «Un taglio della componente fiscale — osserva il segretario della Cgia Renato Mason — oltre agli automobilisti avvantaggerebbe anche i piccoli trasportatori, gli autonoleggiatori, i tassisti, i padroncini e gli agenti di commercio che per l’ esercizio della propria attività il carburante costituisce una delle principali voci di costo».
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