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    “CI HANNO UMILIATO DAVANTI A TUTTI’, GLI UOMINI DELLA PENITENZIARIA CONTRO I CARABINIERI DOPO I 57 AVVISI DI GARANZIA PER TORTURA E ABUSO DI POTERE. CAOS E URLA A SANTA MARIA CAPUA VETERE. GLI AGENTI SALGONO SUI TETTI DEL CARCERE PER PROTESTARE – TUTTO È PARTITO DALLE DENUNCIA DEI DETENUTI PER LE VIOLENZE SUBITE DURANTE UNA RIVOLTA PER AVERE MASCHERINE E GEL – LA SOLIDARIETA’ DI SALVINI AGLI AGENTI ‘INDEGNAMENTE INDAGATI’


     
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    IRENE DE ARCANGELIS e RAFFAELE SARDO per la Repubblica

     

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    Chi passava ieri mattina davanti al carcere di Santa Maria Capua Vetere vedendo il caos e i carabinieri che andavano e venivano ha pensato subito a una rivolta dei detenuti. C'erano uomini sui tetti che urlavano e gesticolavano.

     

    E altri uomini nel piazzale che protestavano. Non erano certo i familiari dei carcerati che, in attesa di entrare per le visite, ridono e sbeffeggiano i manifestanti. Invece no.

     

    A protestare in massa sono gli agenti della Polizia penitenziaria che alle nove sono saliti sul tetto del carcere. Gli agenti infatti hanno avuto una brutta sorpresa: sono stati bloccati davanti al carcere dai carabinieri e 57 tra loro, entrando, si sono visti consegnare un avviso di garanzia per tortura, violenza privata e abuso di potere.

     

    E gli sono stati sequestrati cellulari e computer. Non si ribellano alle notifiche, ma si indignano per i modi. Subiscono quell'atto della procura di Santa Maria Capua Vetere «a spese della nostra dignità», davanti a tutti e senza alcuna tutela della privacy. Forte tensione tra due pezzi dello Stato - baschi azzurri e benemerita - che spingerà poco dopo il procuratore generale Luigi Riello a firmare un comunicato stampa in cui spiega:

     

    «Con riferimento alle notizie di stampa, le operazioni di controllo e notifica di avvisi di garanzia nei confronti di personale appartenente alla polizia penitenziaria sarebbero avvenute secondo modalità non rispettose della privacy e della dignità degli agenti».

     

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    Riello sottolinea di aver chiesto «una dettagliata e sollecita relazione al procuratore presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere e ai vertici regionali dell'arma dei carabinieri al fine di accertare ogni dettaglio dell'operazione e la veridicità o meno di quanto denunciato da alcuni esponenti sindacali della polizia penitenziaria sulla correttezza del modus procedendi». Un conto è l'inchiesta, dunque, un conto sarebbe lo spettacolo e la mancata tutela della privacy degli indagati.

     

    La tensione resta alta fino al primo pomeriggio, richiama l'attenzione del leader della Lega Matteo Salvini che poco dopo è davanti al carcere. Dice: «Penso che oggi sia una giornata di lutto per l'Italia. La solidarietà mia, della Lega e di tutto il popolo italiano ai servitori dello Stato indegnamente indagati, svegliati stamattina alle 7 per un sequestro del cellulare.

     

    Se uno su mille sbaglia, paga. Ma non esiste né in cielo né in terra venire a perquisire i poliziotti davanti ai parenti dei detenuti ». Pronta la risposta dei parlamentari del M5S eletti in provincia di Caserta: «Salvini sciacallo, fa propaganda. Rispetto per gli agenti e fiducia nella magistratura».

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    L'eterno malessere che tutte le parti vivono quotidianamente all'interno del carcere apre dunque un nuovo capitolo, dove i tutori della legge, secondo quanto denunciato dai familiari e dalle associazioni, avrebbero aggredito e persino torturato i detenuti.

     

    Una conseguenza anche dell'emergenza Covid: il 5 aprile scorso nel carcere casertano si scopre che uno dei 400 detenuti è positivo al test, ha avuto contatti con molte persone perché è adde tto alla consegna della spesa. Esplode la rivolta, i detenuti battono contro le sbarre e alzano barricate. Vogliono mascherine e disinfettanti. La risposta arriva il giorno dopo con l'ordine di una radicale perquisizione.

     

    Ma secondo le denunce successive sono cominciate le aggressioni: gli agenti li avrebbero - i volti coperti da caschi - picchiati malamente, fatti denudare per poi pestarli. Circolano foto e video dei detenuti pieni di lividi. Il giorno dopo la perquisizione in carcere venne fatta: sequestrate spranghe ricavate dalle brande, bacinelle piene d'olio, numerosi pentolini per farlo bollire. Poi arriva la denuncia dei familiari, scatta l'inchiesta. Ieri la notifica di 57 avvisi di garanzia, tra i destinatari c'è anche il comandante degli agenti Gaetano Manganelli.

     

    santa maria capua vetere proteste salvini santa maria capua vetere proteste salvini

    Gli agenti in rivolta nel piazzale ce l'hanno soprattutto con lui, che dovrebbe tutelarli e invece non c'è. «Tatto, discrezione e assoluto rispetto del ruolo», fanno sapere dal Comando provinciale del carabinieri di Caserta.

     

    «Nessuna tensione in un'operazione senza alcuna violazione durata pochissimo». Quando il procuratore aggiunto Alessandro Milita, titolare dell'inchiesta, sale sul tetto del carcere, e tratta con gli agenti nel primo pomeriggio, tutti scendono e le acque si placano

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