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    CI LAMENTIAMO DELLA GIUSTIZIA ITALIANA, MA QUELLA PORTOGHESE È PEGGIO – NON BASTANO LE SCUSE PER RIMEDIARE AL CLAMOROSO ERRORE SUL PREMIER, ANTONIO COSTA, CHE SI È DIMESSO PER UN’INCHIESTA DI CORRUZIONE CHE RIGUARDAVA UN OMONIMO (IL MINISTRO DELL'ECONOMIA ANTONIO COSTA SILVA). ORMAI È TROPPO TARDI PER TORNARE INDIETRO: IL PARLAMENTO È STATO SCIOLTO E A MARZO SI VOTA – COSTA ERA IN POLE PER UN RUOLO IN EUROPA, MA LA SUA CARRIERA POLITICA È FINITA…


     
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    1. PORTOGALLO, ERRORE IN PROCURA COSTA CONFUSO CON IL MINISTRO

    Estratto dell’articolo di Matteo Castellucci per il “Corriere della Sera”

     

    antonio costa antonio costa

    Il primo ministro ormai si è dimesso, e il Portogallo tornerà al voto il 10 marzo del 2024, ma non era lui l’António Costa citato nelle intercettazioni dell’«Operation Influencer» che ha travolto i Socialisti al governo. Era un quasi omonimo, cioè António Costa Silva, il suo ministro dell’Economia.

     

    A segnalare l’errore ai giudici è stata la difesa di Diogo Lacerda Machado, uno dei fedelissimi del premier tra i 5 arrestati martedì. La procura ha ammesso lo sbaglio nella trascrizione di una telefonata […] tra Lacerda Machado e un dirigente d’azienda su uno dei progetti (il data center a Sines) su cui vertono le indagini per corruzione. Il testo dell’ordinanza si ferma a «Costa», ma nell’audio si sente il cognome completo.

    Antonio Costa Silva Antonio Costa Silva

     

    Nella frase intera […] si rifletteva su quale dicastero sondare: «Se si tratta di Economia, troverò un modo per raggiungere António Costa». Il ministro, ha chiarito Lacerda Machado nell’interrogatorio a Lisbona. Per raggiungere il capo di governo — suo amico personale, da cui in passato ha ricevuto dossier pesanti — gli sarebbe bastata una chiamata. Da qui la formula.

     

    In tv, Costa si è professato innocente e ignaro dell’inchiesta. Si è dimesso di fronte a sospetti che non considera compatibili con il mandato, quando la Corte suprema ha confermato l’esistenza di un fascicolo per presunto traffico d’influenze a suo carico. […]

     

    Lacerda Machado Lacerda Machado

    Tra le 42 perquisizioni, le sedi di due ministeri e la residenza del premier. Qui, a Palacio São Bento, gli agenti hanno scoperto più di 75 mila euro in contanti nell’ufficio del capo di gabinetto di Costa, Vítor Escária. Le banconote nascoste tra i libri e persino dentro casse di vino.

     

    Ieri è stato convalidato il carcere preventivo per Escária e Lacerda Machado. C’è poi l’altro filone, sulle autorizzazioni per le miniere di litio nel nord del Paese. Se anche finisse tutto con un’archiviazione di Costa (al momento solo indagato), resterebbe il danno d’immagine.

     

    La credibilità del governo, e di un sistema di potere, sono compromesse. Tra i 9 imputati c’è anche il ministro delle Infrastrutture, João Galamba. L’ennesimo scandalo non sarà riassorbito da un rimpasto, anche perché de Sousa ormai ha sciolto il Parlamento.

    Antonio Costa - primo ministro portogallo Antonio Costa - primo ministro portogallo

     

    Sabato sera […] Costa ha scaricato il suo inner circle. Ha parlato di vergogna e fiducia tradita. Ha chiesto scusa ai portoghesi. Sui legami con Lacerda Machado, un tempo definito «il mio migliore amico», ha detto che «un primo ministro non può averne», perché più a lungo governa e meno gliene restano. E lui è al potere dal 2015.

     

    Fino a marzo resterà ad interim, anche per chiudere la finanziaria. È stata esclusa una staffetta con Mário Centeno, ex presidente dell’Eurogruppo. Costa era ritenuto tra i favoriti per la successione a Charles Michel alla guida del Consiglio europeo, al prossimo giro di nomine. «Con molta probabilità non ricoprirò più alcuna carica pubblica», ha detto sabato. Prima dell’ultimo colpo di scena.

     

    mario draghi antonio costa a praga mario draghi antonio costa a praga

    2. DA SINDACO DI LISBONA A PREMIER PER 8 ANNI UN’OMONIMIA HA FERMATO L’ARCHITETTO DELLE ALLEANZE

    Estratto dell’articolo di Elisabetta Rosaspina per il “Corriere della Sera”

     

    Il suo nome è Santos da Costa. António-Luis Santos-da-Costa. Ma è nazionalmente e internazionalmente noto nella forma abbreviata di Costa, António Costa, 119esimo primo ministro del Portogallo.

     

    Ha ricoperto la carica con indiscussa agilità per quasi otto anni, dei quali non festeggerà l’anniversario per sole due settimane e un banale scambio di persona con il suo ministro dell’Economia, António José da Costa Silva.

     

    Socialista da quando aveva 14 anni — ora ne ha 62 — il Costa capo di governo è in Parlamento da quando ne aveva 30 ed è stato il sindaco di Lisbona tra il 2007 e il 2015.

    Negli anni ha abituato i suoi connazionali a qualche colpo di scena, soprattutto in campagna elettorale.

     

    MARCELO REBELO DE SOUSA MARCELO REBELO DE SOUSA

    Come quella volta — era il 1993 — che organizzò una gara di velocità tra un asino e una Ferrari per le trafficate vie di accesso alla capitale. Il bolide su quattro zampe batté quello su quattro ruote, impantanato negli ingorghi, e Costa si guadagnò le simpatie di tutto il Paese, ma mancò, per meno di duemila voti, la poltrona di primo cittadino a Loures, roccaforte comunista nei dintorni di Lisbona.

     

    La sua corsa politica, comunque, era appena all’inizio. Laureato in Giurisprudenza […], era già membro della Segreteria nazionale del suo partito nel 1995 e ministro per gli Affari parlamentari nel governo di António, nel 1997, per passare due anni più tardi al dicastero della Giustizia, dov’è rimasto fino al 2002.

     

    Vicepresidente del Parlamento europeo nel 2004, dall’anno seguente era di nuovo ministro dell’Interno nel governo di José Socrates che, nel 2007, patrocinò la sua candidatura a sindaco di Lisbona.

     

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    […] La popolarità di Costa aumentò, ma soprattutto si raffinò il suo fiuto di «animale politico», capace di cogliere e cavalcare gli umori della piazza. Aveva ottenuto quasi il 30% delle preferenze nel 2007, fu riconfermato con oltre il 40% nel 2009 e con quasi il 51% nel 2013.

     

    […] Costa capì di avere basi di consenso sufficientemente solide per puntare ai vertici del partito socialista, del quale aveva già presieduto il gruppo parlamentare tra il 2002 e il 2004. Sfidò nel 2014 il segretario António José Seguro e vinse la scommessa.

     

    Ma è l’anno dopo, nel 2015, che António Costa diventa un modello di strategia, l’architetto delle alleanze impossibili. Accade infatti che a vincere le elezioni sia la coalizione di destra «Portugal a frente» guidata dal primo ministro in carica, Pedro Passos Coelho […].

     

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    Costa raduna tutte le forze disponibili a sinistra, i comunisti e il Bloco de Esquerda, che include anche l’estrema sinistra, e riesce a scippare all’avversario l’incarico di formare il governo. Certo, molti portoghesi arricciano il naso di fronte a quel guazzabuglio, soprannominato la «geringonça».

     

    Ma funziona, regge perfino l’onda d’urto della pandemia, salvo naufragare un anno fa, su diverse questioni: gli stipendi dei dipendenti pubblici, l’aumento del salario minimo, il costo dei trasporti. L’anno scorso il Portogallo riconferma la sua fiducia nel primo ministro, con il 41,7% dei voti. António Costa sarebbe diventato il premier più duraturo dai tempi della Rivoluzione dei Garofani, che aveva posto fine alla dittatura nel 1974, non fosse stato per un’omonimia.

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