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    “CI SENTIAMO TRADITI. NON DALL’EGITTO MA DALL’ITALIA”. I GENITORI DI GIULIO REGENI DOPO LA VENDITA DELLE NAVI DA GUERRA AD AL SISI (UN'OPERAZIONE CHE VUOL DIRE DENARO IN CAMBIO DEL SILENZIO SULLA VICENDA) VANNO ALL’ATTACCO DEL GOVERNO: “NON SI PENSI CHE BASTERÀ DARCI I SUOI INDUMENTI. NON È PIÙ TEMPO DI GESTI SIMBOLICI, CI CONSEGNINO GLI INDAGATI. VANNO GIUDICATI IN ITALIA" – LA CHIAMATA DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA FICO


     
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    Claudio Bozza per il Corriere della Sera

    giulio regeni giulio regeni

     

    «Dopo 4 anni e mezzo di menzogne e depistaggi... Lo Stato italiano ci ha tradito. Siamo stati traditi dal fuoco amico, non dall' Egitto. E da cittadino uno non si aspetta di dover lottare contro il proprio Stato per ottenere verità e giustizia». Sono durissime le parole di Claudio e Paola Regeni, genitori di Giulio, barbaramente ucciso in Egitto, all' indomani del via libera di Palazzo Chigi alla vendita di due navi da guerra al governo di al-Sisi.

     

    Il padre e la madre del giovane ricercatore friulano, intervistati a «Propaganda live» su La7 , dicono che «la vendita di armi all' Egitto è un tradimento per tutti gli italiani e coloro che credono nella giustizia». E poi: «Chiediamo che i cinque ufficiali della national security vengano consegnati all' Italia per essere processati: finché non otterremo questo ci sentiremo traditi».

     

    La madre di Giulio ha poi rivelato di aver ricevuto, ieri, una chiamata dal presidente della Camera Roberto Fico (M5S), i cui parlamentari di riferimento stanno pressando il governo: «Abbiamo fiducia in Fico: ci ha ribadito che sta con noi e ci ha chiesto come stiamo. È l' unico uomo di Stato che ci ha chiamato, perché ha pensato che noi possiamo anche stare male».

     

    genitori di giulio regeni genitori di giulio regeni

    Zoro, conduttore di Propaganda Live, durante la trasmissione ha poi intervistato ironicamente un vaso («Il Vaso degli Esteri», alludendo al ministro degli Esteri Luigi Di Maio), che ha risposto con la voce dell' ex premier Enrico Letta: «È stata una brutta figura dell' Italia», ha detto.

     

    Giovedì sera, con la tensione in maggioranza arrivata a livelli tali da mettere a repentaglio un affare da quasi 10 miliardi tra Fincantieri e Leonardo, Giuseppe Conte è stato costretto a un blitz in Consiglio dei ministri.

     

    A Palazzo Chigi, a poche ore dall' inizio degli Stati generali, il premier ha riferito sulla vicenda ai componenti del governo, per poi ufficializzare il via libera per la vendita agli egiziani della Spartaco Schergat e della Emilio Bianchi, due navi militari commissionate per la nostra Marina militare e poi dirottate verso l' Egitto in cambio di 1,2 miliardi di dollari.

    giulio regeni 3 giulio regeni 3

     

    Ascoltando la relazione di Conte, nessuno dei ministri si sarebbe opposto all' operazione. Unica eccezione il ministro della Salute Roberto Speranza, esponente della sinistra di Leu, che, pur non presente alla riunione, ha ribadito la netta contrarietà. Se da un lato il blitz di Conte ha chiuso «economicamente» la vicenda, dall' altro ha acuito la frattura politica all' interno dei due principali alleati di governo: Pd e M5S.

     

    Il ministro Dario Franceschini, capo delegazione dei dem nell' esecutivo, per provare a contenere il danno ha chiesto a Conte una «iniziativa pubblica» per garantire che l' Italia andrà avanti nella ricerca della verità sulla morte di Giulio.

     

    Critica la posizione di Lia Quartapelle, capogruppo del Pd in commissione Esteri: «Il governo deve chiarire quali sono le linee della nostra politica nei confronti dell' Egitto - spiega -. Con le missioni internazionali stiamo aumentando il sostegno alla guardia costiera libica del governo di Tripoli, mentre vendendo le navi all' Egitto rafforziamo la capacità navale del Cairo, che combatte il governo di Tripoli». Mentre l' ordine del giorno di Matteo Orfini, altro dem critico, ha già raccolto 500 firme per chiedere al partito di fermare la vendita delle due navi da guerra.

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    REGENI, UN PROCESSO PER I KILLER

    Annalisa Cuzzocrea e Giulio Foschini per la Repubblica

     

    Il governo, chiuso in una strada stretta, che prova a trovare una maniera per motivare davanti all' opinione pubblica la posizione fin qui tenuta: ottenere qualche risposta dall' Egitto, «anche un atto simbolico», per poter giustificare la vendita delle due fregate Fremm. E i genitori di Giulio Regeni che, però, non mollano di un centimetro.

     

    «Ci sentiamo traditi - dicono - E dopo quattro anni e mezzo il tempo delle chiacchiere è scaduto: non si pensi che basterà darci quattro indumenti e cianfrusaglie » hanno spiegato ieri Paola e Claudio, ospiti della trasmissione di La7 Propaganda live. «Noi chiediamo fatti. E cioè la risposta esaustiva alla rogatoria dell' aprile 2019. E la consegna da parte dell' Egitto delle cinque persone iscritte nel registro degli indagati della procura di Roma».

    giulio regeni 1 giulio regeni 1

     

    Le parole dei Regeni non sono casuali. In queste ore a chi nella maggioranza - pur avendo avallato senza troppo rumore in Consiglio dei ministri l' operazione - ha chiesto una posizione concreta, il premier Guseppe Conte ha risposto che «qualcosa sta accadendo». Lo ha detto al capo delegazione del Pd, Dario Franceschini, che gliene aveva chiesto conto in Consiglio dei ministri.

     

    Lo ha detto Leu, che fin dal principio si è detta contraria all' operazione. E anche un pezzo di 5 Stelle.

     

    Palazzo Chigi, insieme ai Servizi, sta lavorando a una piattaforma che si muove attorno a tre fatti: la prima è una videoconferenza, che dovrebbe arrivare a breve (sicuramente prima della sospensione estiva, forse già a giugno) tra il procuratore generale del Cairo, Hamada Al Sawi, il procuratore di Roma, Michele Prestipino, e il sostituto Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo d' inchiesta.

     

    roberto fico roberto fico

    La seconda è "un atto simbolico". Il 6 dicembre del 2016 Paola e Claudio, insieme con il loro avvocato Alessandra Ballerini, avevano chiesto all' Egitto di restituire almeno i vestiti e gli effetti personali di Giulio. Era una richiesta, evidentemente, importante non tanto per la sostanza quanto per la forma: chiedevano un segnale di collaborazione. Quel segnale non arrivò. E, ieri, i Regeni hanno spiegato chiaramente che da loro troppe cose sono cambiate.

     

    «Non basterà darci quattro indumenti » ha detto Claudio, chiudendo quindi la questione.

    GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

    Cosa, allora? Il lavoro più delicato che Palazzo Chigi sta facendo con l' Egitto è ottenere qualcosa di "concreto". Qualcosa che consenta alla procura di Roma di andare avanti nell' inchiesta sui cinque agenti della National security, indagati per il sequestro di Giulio. Inchiesta che, come hanno denunciato nei giorni scorsi gli stessi Regeni, rischia di finire in un vicolo cieco se diventa impossibile processare gli egiziani.

     

    AL SISI GIUSEPPE CONTE AL SISI GIUSEPPE CONTE

    «Noi chiediamo verità che significa verità processuale» ha spiegato Paola. «Su Giulio sono stati violati tutti i diritti umani: è finito il tempo dell' ipocrisia, come la vendita delle navi». Le possibilità sul tavolo sono due: una risposta seria alla rogatoria inviata 409 giorni fa dal sostituto procuratore Colaiocco ai colleghi egiziani.

     

    La consegna, o la possibilità per lo meno di renderli raggiungibili, dei cinque indagati: dall' ufficializzazione dell' inchiesta su di loro, sono passati 576 giorni, si è interrotta ogni collaborazione con l' Egitto.

     

    «Credo che sia arrivato il momento che tutti tirino giù le carte sulla vicenda Regeni» nota il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. «È arrivato il momento che anche gli inglesi dicano la verità». Il riferimento è alla reticenza della professoressa di Cambridge, Maha Abdelrahmanche non ha mai collaborato pienamente.

    REGENI REGENI regeni regeni

     

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