• Dagospia

    ''CI SONO ALMENO 40MILA CONTAGIATI INCONSAPEVOLI'' - NINO CARTABELLOTTA, CHE HA CREATO LA PRINCIPALE BANCA DATI SUL VIRUS: ''NON È CHE IL 7% MUORE E UN ALTRO 7% VA IN TERAPIA INTENSIVA. I POSITIVI SONO MOLTI DI PIÙ. IN QUESTA FASE NON SI ESEGUONO PIÙ TAMPONI A TAPPETO, VEDIAMO SOLO LA PUNTA DELL'ICEBERG - IL VIRUS È MOLTO PIÙ VELOCE DELLE DECISIONI POLITICHE. SE NE FREGA DEL CONSENSO SOCIALE E DELLE PREOCCUPAZIONI PER L'ECONOMIA''


     
    Guarda la fotogallery

     

    Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa

     

    «Attenti ai numeri: se male interpretati, rischiano di farci commettere altri errori», ammonisce Nino Cartabellotta, medico e presidente della fondazione Gimbe, la principale data room sul coronavirus, interpellata anche dall' estero.

    «Il cittadino si fa l' idea che il 7% dei contagiati muore, e un altro 7% va in terapia intensiva. Ma è una distorsione ottica».

     

    In che senso?

    nino cartabellotta nino cartabellotta

    «Il numero dei contagiati è di gran lunga superiore. Noi vediamo la punta dell' iceberg».

     

    Come mai?

    «In questa fase dell' epidemia si è deciso giustamente di non eseguire più i tamponi a tappeto, limitandoli a specifiche categorie».

     

    Quanto è grande tutto l' iceberg?

    «Sotto il pelo dell' acqua vedremmo tutti i positivi asintomatici o con sintomi simil influenzali lievi, che secondo la letteratura internazionale riferita alla Cina sono l' 81% dei contagiati. Ipotizzando che la gravità dell' epidemia in Italia sia uguale, vuol dire che abbiamo almeno 40 mila contagiati non censiti».

     

    Con quali conseguenze?

    «Il lato positivo è che il tasso di letalità, ovvero il rapporto morti/contagiati, è molto più basso Quello negativo è che questi 40 mila non sanno di essere contagiati e possono comportarsi senza le cautele necessarie».

     

    Cioè sono untori a loro insaputa?

    «Essi non rischiano nulla, ma possono inconsapevolmente provocare danni gravi alla salute di altre persone, soprattutto quelle più fragili con sovraccarico degli ospedali. Bisognava spiegarlo bene e subito: state a casa».

     

    Perché non è stato fatto?

    «Per tranquillizzare la popolazione».

     

    Come sta evolvendo la situazione?

    «La curva dei contagi cresce con una media giornaliera intorno al 20%. Quindi il numero assoluto dei casi raddoppia ogni 4-5 giorni. Quando la curva comincerà a flettere per diversi giorni potremo dire che le misure stanno funzionando».

    nino cartabellotta nino cartabellotta

     

    Che significato ha il record di morti su base giornaliera?

    «L' incremento è concentrato in Lombardia. Temo sia il sintomo di un sistema sanitario che comincia a essere stressato. Ma si comincia a morire di più anche nel resto del Paese».

     

    Qual è l' evoluzione dal punto di vista geografico?

    «Noi analizziamo i dati su tre macrocontenitori. Quello dei primi focolai: Lombardia, Emilia Romagna e Veneto; quello delle regioni limitrofe: Piemonte, Marche e Liguria, a cui ora si è aggiunta la Toscana; il centro-sud. E constatiamo che hanno curve analoghe, ma temporalmente distanziate. Negli ultimi giorni la crescita di nuovi casi è rallentata in Lombardia al 13% e si sta impennando nel Centro-Sud al 30%».

     

    Che cosa vuol dire, per i prossimi giorni?

    «Se le persone non seguono le misure del governo, al Sud sarà un disastro».

     

    STARNUTO STARNUTO

    Il blocco totale del Paese è arrivato tardi?

    «Il 2 marzo avevo detto pubblicamente di applicarlo subito. I numeri lo suggerivano».

     

    Perché non lo si è fatto?

    «C' è stato un eccesso di prudenza per le conseguenze economiche e un eccesso di imprudenza per quelle sanitarie.

    Si è preferito assecondare l' espansione del virus creando dei confini geografici con misure differenziate e graduali».

     

    Non ha funzionato il contenimento in Lombardia?

    «Bisognava imparare dalla Cina, cinturando subito tutta la Lombardia con Piacenza, che è una derivazione dello stesso focolaio. Invece, limitando la zona rossa ai dieci Comuni lodigiani, s' è dato al virus la possibilità di propagarsi. Le conseguenze le vediamo a Bergamo e Brescia».

    soldati alla zona rossa turano lodigiano soldati alla zona rossa turano lodigiano

     

    Qual è la lezione?

    «Il virus è molto più veloce delle decisioni politiche. Se ne frega del consenso sociale e delle preoccupazioni per l' economia. Lo diciamo anche a chi ci chiede informazioni dall' estero».

     

    Come mai c' è ancora confusione su mascherine, posti letto, ventilatori polmonari?

    «A fine gennaio non è stato preparato un piano pandemico, per farsi trovare preparati.

    la pulizia degli uffici postali della zona rossa 4 la pulizia degli uffici postali della zona rossa 4

    Ora è tardi, in alcune aree del paese valgono le regole della medicina delle catastrofi».

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport