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    E ORA CONTINUATE A DIRE CHE LE MAFIE SONO AL SUD - L’INCHIESTA CHE HA PORTATO ALLE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DELLA VAL D’AOSTA, ANTONIO FOSSON, DIMOSTRA COME I BOSS DELLE ‘NDRINE ABBIANO MESSO LE MANI SU AOSTA NEGLI ULTIMI DECENNI - LA STRATEGIA PREVEDEVA IL CONTROLLO DELLA POLITICA LOCALE PER AVERE MANI LIBERE SU POSTI DI LAVORO E APPALTI - LA REGIONE E’ UNA ENCLAVE CALABRESE: SU 125 MILA RESIDENTI, 30 MILA SONO CALABRESI…


     
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    Enrico Marcoz per “il Corriere della Sera”

     

    ANTONIO FOSSON ANTONIO FOSSON

    «Ca cousta l'on ca cousta, viva la cosca» (costi quel che costi, viva la cosca). Scatta la risata all'ora dell' aperitivo nel bar di piazza Chanoux, il salotto buono di Aosta. La battuta, che fa il verso ad un celebre motto degli alpini, fa il giro di una città dove ormai non si parla d'altro. L' inchiesta sul condizionamento delle elezioni regionali del 2018 da parte della 'ndrangheta è uno tsunami che travolge tutto e tutti in questo spicchio delle Alpi.

     

    Secondo le indagini dei carabinieri «il volere elettorale della 'ndrangheta ha condizionato gli ultimi decenni della storia valdostana». La strategia prevedeva «il controllo della politica locale, considerato un ottimo investimento per aver un maggiore controllo della società civile e la possibilità di ottenere posti di lavoro e appalti». Quassù la comunità calabrese - circa 30.000 persone su 125.000 residenti - ha un peso importante nella società. Nella regione ai piedi del Monte Bianco i cognomi più diffusi sono Fazari e Mammoliti, mica Blanc o Pession. Per i boss, ragionano gli inquirenti, «un appetibile serbatoio di voti».

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    I boss hanno stretto rapporti con personaggi di primo piano della politica valdostana.

    Tano che i carabinieri - nelle 800 pagine dell' indagine «Egomnia» - parlano di «un connubio politico-criminale ben radicato nel tessuto sociale». Dal Viminale interviene la ministra Luciana Laorgese: «Dobbiamo sempre tenere la guardia alta e avere attenzione massima. Si sta lavorando tanto con la magistratura e le forze dell' ordine».

     

    VALLE AOSTA 1 VALLE AOSTA 1

    L' arrivo in Valle d' Aosta dei primi emigrati dalla Calabria risale al 1935-1940, quando l' azienda siderurgica Cogne fu trasformata in una fabbrica bellica. Ad attirarli la forte richiesta di manodopera. Erano le avanguardie. L' esodo avvenne invece nel dopoguerra, interi paesi si trasferirono dall' Aspromonte alle Alpi. È il caso di San Giorgio Morgeto, in provincia di Reggio Calabria, che oggi conta 3.000 abitanti mentre ben 9.000 sangiorgesi emigrati vivono in Valle d' Aosta.

     

    Le dinamiche famigliari tipiche dell' emigrazione hanno spinto centinaia di calabresi verso la regione alpina, dove la Cogne prima e alcune grandi opere poi (per esempio la diga di Placemoulin e il traforo del Monte Bianco) assicuravano lavoro a tutti. Gli stessi emigrati chiamavano i paesani e li facevano salire sul treno in direzione Aosta. Così, in neanche un decennio, si è formata la comunità calabrese, trovando casa nei quartieri popolari. L' integrazione con i valdostani non è stata facile, ci sono voluti parecchi anni prima che la Fontina e la 'Nduja finissero sulla stessa tavola.

     

    ANTONIO FOSSON ANTONIO FOSSON

    Oggi molti calabresi parlano in patois (il dialetto locale), sono protagonisti sui campi di fiolet (gioco tradizionale valdostano) oppure sui tavoli di belote (gioco di carte). Ma non hanno rinunciato ai legami con la terra d' origine, l' orgoglio non è sfumato con il passare degli anni. Ma se un esempio è la Festa dei Santi Giorgio e Giacomo che dal 1992 si svolge sulla riva della Dora Baltea e che vanta quasi 100.000 presenze all' anno (molti emigrati arrivano da Francia, Svizzera e Germania), un altro, più preoccupante, è la Messa per la Madonna di Polsi in Aspromonte, considerata un luogo simbolo della 'ndrangheta, che si celebra a settembre nella chiesa di Sant' Anselmo, alla periferia di Aosta.

     

    VALLE AOSTA VALLE AOSTA

    In questo contesto si è formata la «locale» aostana, con la «volontà di inserirsi - scrivono gli investigatori - nel tessuto amministrativo valdostano». Il primo mezzo per infiltrare la politica valligiana fu la creazione, a inizio anni '90, del Movimento immigrati valdostani, che ebbe scarsi consensi. Da lì la decisione della 'ndrangheta di cercare di introdurre i propri sodali nei partiti con maggior seguito.

    «Ma la comunità calabrese - sottolinea il sindaco di Aosta, Fulvio Centoz - è formata da persone oneste e laboriose, anche se tra loro possono nascondersi mele marce».

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