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    CI VOLEVA IL TRUMPISMO PER RISVEGLIARE LA BERKELEY RIBELLE - SCONTRI E VIOLENZE NEL CAMPUS, GLI STUDENTI PROTESTANO CONTRO L’IDEOLOGO GAY DI ESTREMA DESTRA, MILO YANNOPOULOS, VICINO AL CAPO STRATEGA DELLA CASA BIANCA, STEVE BANNON - ANNULLATO IL SUO INTERVENTO - E TRUMP MINACCIA DI TOGLIERE I FONDI ALL’UNIVERSITA’


     
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    Paolo Mastrolilli per la Stampa

     

    Vetri rotti, incendi, lanci di pietre e gas lacrimogeni.

    Le scene delle proteste esplose mercoledì sera all' università di Berkeley sembrano prese dagli anni Sessanta, ma forse anticipano quello che ci aspetta negli Stati Uniti durante l' era del presidente Trump.

    Mike Wright, responsabile del gruppo Berkeley College Republicans, aveva invitato a parlare Milo Yiannopoulos, direttore digitale del sito Breitbart, da cui viene Steve Bannon, principale consigliere del nuovo capo della Casa Bianca. Milo si descrive come un «provocatore libertario, gay, sostenitore di Trump», e stava tenendo una serie di conferenze nelle università americane intitolata il «Dangerous Faggot Tour», cioè il tour del «finocchio pericoloso».

     

    Durante la campagna presidenziale Yiannopoulos era stato uno degli alleati più agguerriti del candidato repubblicano, al punto che Twitter lo aveva bandito per la campagna di odio scatenata contro l' attrice del film «Ghostbusters» Leslie Jones. Un centinaio di studenti e professori avevano scritto una lettera al chancellor di Berkeley, Nicholas Dirks, chiedendo di annullare il suo evento perché «nonostante siamo strenuamente contrari ai suoi punti di vista, cioè il sostegno della supremazia bianca, la fobia dei transgender e la misoginia, è la sua condotta che mettiamo in discussione».

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    Dirks però aveva risposto che «la Costituzione proibisce a Berkeley, come istituzione pubblica, di vietare la libera espressione sulla base dei suoi contenuti, anche quando questi punti di vista sono odiosi e discriminatori».

     

    Due ore prima che l' evento cominciasse, gli studenti hanno iniziato a protestare. In breve, le manifestazioni sono diventate violente. Le strade intorno all' università hanno preso fuoco, letteralmente, e la polizia ha evacuato Milo, annullando così il suo discorso nel campus di Mario Savio e del Free Speech Movement. Yiannopoulos ne ha subito approfittato, per accusare i liberal di essere intolleranti:

     

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    «Una cosa è certa: la sinistra è assolutamente terrorizzata dalla libertà di espressione, e farà letteralmente qualunque cosa per zittirla». Quindi ha aggiunto che Berkeley è «un campus liberal, dove odiano i libertari e i conservatori che si azzardano ad esprimere le loro opinioni. Io non gli piaccio in maniera particolare. Alcune persone non erano d' accordo con me, ma erano venute per ascoltarmi. Non hanno potuto farlo per la violenza della sinistra».

     

    Il giorno dopo, lo stesso presidente Trump è corso a sostenerlo, via Twitter: «Se Berkeley non consente la libertà di espressione e pratica la violenza contro persone innocenti che hanno un punto di vista differente, niente fondi federali?». In sostanza, il capo della Casa Bianca ha minacciato di togliere i finanziamenti statali, che pagano oltre la metà delle spese dell' università vicina a San Francisco.

     

    Nei mesi scorsi, anche Obama aveva criticato l' eccesso di correttezza politica nei college, che finiva per tappare la bocca al dissenso e alle opinioni diverse da quelle dominanti dei liberal.

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    L' ex presidente aveva detto che questo fenomeno è dannoso, perché mette a rischio la libertà di espressione, mentre gli studenti dovrebbero imparare a contrastare le idee sbagliate con argomenti solidi, non con il bavaglio.

     

    Nel caso di Milo l' accusa è quella di sfidare la correttezza politica solo per provocare e diffondere l' odio, ma gli scontri di Berkeley vanno anche oltre questo aspetto specifico. Qualche giorno fa, lo scrittore Paul Auster ci ha detto che le proteste modello anni Sessanta torneranno, come forma di resistenza a Trump, e questo forse è solo il simbolico inizio in un luogo che aveva fatto la storia della contestazione americana.

     

    MILO, IL GAY CONTRO ISLAM E FEMMINISTE CHE HA SFIDATO I (FINTI) LIBERAL DI BERKELEY

     

    Valeria Robecco per Il Giornale

    milo yannopoulos milo yannopoulos

     

    All' università di Berkeley, in California, scoppia la rivolta contro l' ideologo di estrema destra Milo Yiannopoulos, firma del sito Breitbart News (quello del capo stratega della Casa Bianca, Steve Bannon). Una protesta pacifica degenerata in violenza che ha scatenato l' ira di Donald Trump.

     

    Nel campus dell' ateneo, dove era previsto l' intervento di Yiannopulos, circa 1.500 persone si sono radunate per manifestare contro l' editorialista, e oltre un centinaio di individui mascherati hanno iniziato a sfondare porte e vetrate, dopo aver saccheggiato uno Starbucks e lanciato alcune bottiglie incendiarie.

     

    L' evento è stato annullato, ma nonostante questo sono proseguiti i tafferugli tra gli studenti e la polizia, alcune strutture sono state danneggiate e sei persone sono rimaste ferite.

     

    Un episodio che ha provocato la durissima reazione di Trump, con la minaccia di tagliare i finanziamenti alla prestigiosa università: «Se U.C. Berkeley non autorizza la libertà di parola e pratica la violenza nei confronti di gente innocente con opinioni diverse -

     

    Niente fondi federali?», ha scritto il presidente su Twitter. Yiannopoulos, da parte sua, ha parlato di una sinistra «assolutamente terrorizzata dalla libertà di opinione, che intende fare di tutto per metterla a tacere». L' editorialista di Breitbart, forte sostenitore di The Donald - che ha chiamato «daddy», papà, durante la campagna elettorale - è una figura di spicco del movimento alt-right, nazionalista e pro-bianchi, anche se lui dice di non esserne un portavoce, ma semplicemente di condividere alcune delle loro idee politiche.

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    Sui social network è conosciuto per il suo tono provocatorio, che gli è costato prima la sospensione da Twitter per dei messaggi islamofobi dopo la strage del Pulse di Orlando, e poi il bando definitivo, nel luglio scorso, per aver alimentato gli attacchi contro l' attrice nera americana Leslie Jones. Il 32enne, gay e cattolico praticante, si definisce un fondamentalista della libertà di parola, è contro il femminismo, l' Islam e il politicamente corretto, che ritiene un prodotto della sinistra retrograda.

     

    STEVE BANNON STEVE BANNON

    Dandy benestante dal ciuffo ossigenato, Milo è nato in Grecia, ad Atene, ma è cresciuto in una piccola cittadina del Kent, in Inghilterra. Ha frequentato l' università di Manchester e il Wolfson College di Cambridge, senza però terminare gli studi in letteratura inglese. Dopo aver abbandonato il sogno di diventare critico teatrale ha iniziato a lavorare come giornalista tecnologico per il Daily Telegraph, è apparso su Sky News e sulla Bbc. Nel 2011 ha fondato insieme a due giornalisti ed ex compagni di università The Kernel, magazine online dedicato alla tecnologia, chiuso due anni dopo.

     

    Mentre nel 2015 è approdato a Breitbart News, dove gli e' stata affidata la sezione 'Tech', con ampia libertà riguardo ai temi da affrontare e ai toni da usare. Yiannopouos sul suo sito si è definito «il più favoloso supercattivo di Internet», ed è diventato una sorta di rockstar: in tanti lo considerano un provocatore razzista, ma per i fan è un paladino della libertà d' espressione.

    donald trump nell ufficio ovale casa bianca donald trump nell ufficio ovale casa bianca

     

    «Parlo nei campus universitari perché l' istruzione è ciò che conta - ha detto alla Cnn in occasione di un evento alcune settimane fa a Sacramento - È lì che si formano le cattive idee... cattive idee come la giustizia sociale progressista, il femminismo, i Black Lives Matter, che sono tossiche per la libertà di espressione». «La gente è stanca di sentirsi dire come vivere, come parlare, quale linguaggio usare», ha aggiunto il giovane, che ovunque arriva crea un putiferio, tanto che pure una sua apparizione all' University of California, Los Angeles (Ucla), è stata cancellata per ragioni di sicurezza.

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