1 - «MAI PIÙ ABUSI IN CARCERE», DRAGHI LANCIA LA RIFORMA
Gigi Di Fiore per "Il Messaggero"
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Dalle celle, affacciati ai finestroni con le grate è tutta un'acclamazione. Un applauso. «Draghi, Draghi», urlano i detenuti. E poi aggiungono: «Indulto, indulto». Sono le 16,20 quando il premier Mario Draghi entra nel carcere della «ignobile mattanza», come è stato definito dal gip Sergio Enea l'istituto penitenziario «Francesco Uccella» di Santa Maria.
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Qui, in 117 sono indagati per le percosse e le violenze sui detenuti documentate dalle telecamere il 6 aprile dello scorso anno. «Oggi non siamo qui a celebrare trionfi o successi, ma ad affrontare le conseguenze delle nostre sconfitte» dice subito Draghi che è con il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, e viene accompagnato dalla direttrice Elisabetta Palmieri a vedere alcuni padiglioni del carcere.
I REGALI
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Al secondo piano, le 61 detenute in massima sicurezza regalano al premier i loro prodotti di sartoria e di beauty con scritte contro la violenza. Al padiglione Nilo, i 352 detenuti applaudono sotto lo sguardo d'approvazione degli agenti penitenziari.
Il premier sorride, si mostra disponibile, accompagnato dagli sguardi di detenuti e agenti. Nel giro per i padiglioni, ci sono anche Dino Petralia, direttore del Dap, e il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma.
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È la prima volta di un presidente del Consiglio in visita in un carcere di frontiera. Non è una passerella, né una celebrazione. È un segnale politico-istituzionale, dopo le immagini che «hanno scosso nel profondo le coscienze degli italiani e i colleghi degli agenti» dice Draghi.
Che poi spiega: «C'è una responsabilità collettiva in un sistema carcerario che va riformato, per renderlo rispettoso dell'articolo 27 della Costituzione». La rieducazione della pena, i principi di umanità da rispettare nella detenzione vengono ricordati dal presidente del Consiglio che non può non citare le due condanne che l'Italia ha ricevuto dall'Unione europea per il sovraffollamento carcerario.
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E si capisce che Santa Maria è luogo-simbolo, che l'inchiesta e le violenze sui detenuti possono diventare occasione per ripensare il sistema detentivo italiano. Lo conferma il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, che parla di «gravissimi fatti» e aggiunge: «Mai più violenza nelle carceri che sono luoghi di dolore, sofferenza, pena che va scontata con senso di umanità».
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E chiarisce: «La presenza del primo ministro Draghi è più eloquente di qualsiasi parola. Il problema della carceri riguarda tutti e il governo intende farsene carico. Non basta condannare l'accaduto, bisogna rimuoverne le cause. Siamo qui, perché quando si parla di carceri bisogna aver visto».
GLI ANNUNCI
Gli impegni annunciati vanno in due direzioni: investimenti sulle strutture dei 190 istituti carcerari e riforme delle norme sul sistema penitenziario. A Santa Maria Capua Vetere, sarà realizzato un nuovo padiglione e partiranno finalmente lavori di manutenzione per risolvere gli annosi problemi di approvvigionamento idrico e dei riscaldamenti.
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La novità, che il ministro Cartabia esplicita, è la nuova filosofia del governo sul sistema penale: «La pena non è solo nel carcere, che va lasciato solo per i reati più gravi». E poi, aumento del personale tra agenti penitenziari e dipendenti amministrativi.
Spiega il ministro Marta Cartabia: «Vivere in un ambiente degradato non aiuta un lavoro così difficile. Occorrono fondi e impegni perché il personale penitenziario lavora come un medico che dovrebbe operare due pazienti contemporaneamente e non è possibile».
2 - PIANO CARTABIA, ASSUNZIONI E TELECAMERE OVUNQUE
Cristiana Mangani per "Il Messaggero"
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Il primo problema è il sovraffollamento: «Si fa fatica persino a respirare», ha ammesso la ministra Marta Cartabia. E poi il rinnovo delle strutture materiali, gli interventi normativi, le assunzioni e la formazione del personale. Passa da questi punti la Riforma penitenziaria del governo Draghi.
Anni e anni di ritardi, di intoppi, di tentativi caduti nel vuoto dai precedenti governi, ma ieri la presenza del premier e del guardasigilli nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sembra aver segnato un'accelerazione forte, la volontà concreta di intervenire sul complesso dossier.
GLI INTERVENTI
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E allora questi gli interventi prioritari. Sarà necessario un ammodernamento organizzativo e materiale delle 190 case circondariali italiane. Il Pnrr prevede la costruzione di otto nuovi padiglioni, uno proprio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. «L'ampliamento avverrà in un'area verde inutilizzata - specifica Cartabia - Ma gli interventi riguarderanno anche altre criticità all'impianto idrico e a quello termico».
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Gli altri padiglioni verranno costruiti a Rovigo, Vigevano, Viterbo, Civitavecchia, Perugia, Ferrara e Reggio Calabria. Un finanziamento è già stato fatto per nuovi impianti di video sorveglianza «capillare».
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Inoltre, per contrastare il sovraffollamento la ministra ribadisce la necessità di un intervento normativo. «Occorre correggere una visione del diritto penale - ha dichiarato Cartabia - incentrato solo sul carcere, per riservare la detenzione ai fatti più gravi. La Costituzione parla di pene al plurale. La pena non è solo carcere. Senza rinunciare alla giusta punizione degli illeciti, occorre procedere sulla linea, che già sta generando molte positive esperienze, anche in termini di prevenzione della recidiva e di risocializzazione, attraverso forme di punizione diverse dal carcere, come, ad esempio, i lavori di pubblica utilità. In questo, un ruolo fondamentale è svolto dai giudici di sorveglianza».
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Il pacchetto di emendamenti in materia penale, approvato dal Consiglio dei ministri la settimana scorsa, prevede, infatti, anche un uso più razionale delle sanzioni alternative alle pene detentive brevi.
TURN OVER A RISCHIO
E ancora, più assunzioni. Nel giro di due anni potrebbero mancare 7.000 poliziotti penitenziari maggiore. E ci saranno problemi di turn over, così come hanno più volte segnalato i sindacati di categoria.
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Altro tema è la formazione del personale, per accompagnare adeguatamente i detenuti nel percorso di rieducazione cui tende la pena. E in questo caso «servono più fondi», dice la ministra. I nuovi 8 padiglioni che il Dap si prepara a costruire, in carceri già esistenti, avranno celle per 80 detenuti al massimo, ma con adeguati spazi per il lavoro e il tempo libero.
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La struttura del padiglione sarà simile a una casa, perché l'obiettivo è rieducare il detenuto alla vita normale, non «infantilizzarlo», come ha detto il Garante per i diritti dei detenuti, Mauro Palma. Oltre che in tanti Paesi europei, un modello di questo carcere nuovo in Italia esiste già. Si trova a Bollate, fuori Milano, dove i detenuti lavorano e studiano tutto il giorno e poi rientrano in cella per le 8 ore della notte.
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I nuovi padiglioni saranno sostenibili ecologicamente, cablati e digitalizzati. La cablatura servirà per tenere corsi a distanza, ma anche per la telemedicina, e per la videosorveglianza. La scommessa è questa, ovviamente per detenuti a basso rischio.
Del resto gli interventi strutturali non sembrano più procrastinabili. In alcune carceri ci sono ancora i bagni alla turca, gli impianti di riscaldamento spesso non sono adeguati e mancano sistemi di raffreddamento degli ambienti nei mesi estivi, le salette per i colloqui con i familiari e gli avvocati lasciate in stato di degrado.
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La Commissione Zevi, istituita per proporre soluzioni in materia di edilizia penitenziaria, sta concludendo il proprio lavoro e a breve presenterà una relazione. La strada del governo, però, non è in discesa.
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Sull'onda delle notizie dei pestaggi di Santa Maria Capua Vetere la maggioranza è tornata a mostrare le sue divisioni sull'argomento. Pd e Lega partono da posizioni molto distanti. Toccherà al premier e a Cartabia trovare la, non facile, mediazione.
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