1 - LA SENTENZA. LA CORTE DI STRASBURGO SANCISCE CHE L' AMPLESSO È FONDAMENTALE A QUALSIASI ETÀ
Elena Stancanelli per La Repubblica
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Che cos' è il sesso? Questa è la domanda alla quale hanno risposto ieri i giudici della corte europea dei diritti dell' uomo, ribaltando una sentenza dei giudici portoghesi che avevano abbassato di un terzo l' indennizzo alla signora Maria Morais, divenuta inabile a una sessualità normale per colpa di un' operazione sbagliata. Il risarcimento iniziale di ottantamila euro le era stato decurtato con la motivazione che il danno era avvenuto in un' età nella quale la signora poteva anche farsene una ragione, avendo lei avuto già due figli e le soddisfazioni che meritava.
Se a cinquant' anni, questa è l' età della signora Maria, fosse diventata cieca, avesse perso l' uso delle gambe, o la capacità di parlare, ma il sesso? Lo si può forse considerare un' attività privati della quale gli esseri umani possano dirsi mutilati? Proviamo a immaginare che al posto della signora Maria ci fosse stato il signor Mario. Che in seguito a un' operazione di qualche tipo avesse subito danni fisiologici tali da non riuscire più ad avere un' erezione, e quindi rapporti sessuali.
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E il signor Mario avesse chiesto un risarcimento ai medici che lo avevano ridotto in quello stato. Nessun giudice portoghese avrebbe obiettato che a cinquant' anni poteva anche farsene una ragione, avendo già avuto i figli e dunque utilizzato al meglio quanto la natura gli aveva donato. Un qualsiasi incidente che renda un maschio impotente, a qualsiasi età, viene immediatamente, e giustamente, riconosciuto come una catastrofe. Ma una donna, quale invalidità può recriminare se non riesce più ad avere un orgasmo, o a permettere al suo corpo di accogliere quello di un uomo?
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Sul piano simbolico si può anche pensare che ci sia una differenza. È vero che la virilità mette in gioco l' idea della potenza, lo scettro, l' aratro e il seme e tutte le metafore che sappiamo.
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Mentre la sessualità femminile appartiene semanticamente all' abbandono, l' accoglienza, il ricevere. E quindi qualcosa di apparentemente meno spaventoso nel suo affievolirsi, per l' età o la malattia. Ma il sesso non è un simbolo, o almeno, non soltanto. È un principio vitale, un' attività che ha il suo senso in se stessa.
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Che cos' è, appunto, il sesso? È il luogo principe della procreazione, ma come sappiamo non più l' unico. Si genera ormai attraverso tecniche che possono escludere i corpi, la genitorialità non è più soltanto biologica, l' inseminazione può essere ottenuta in altri modi che non attraverso l' accoppiamento. Non è più necessario fare sesso per fare i figli, e non è mai stato necessario voler fare dei figli per fare sesso. Il sesso è quella cosa che accade all' interno di quell' altra cosa che chiamiamo amore? Vero solo in parte.
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Ci sono amori bianchi, altrettanto potenti di quelli nei quali si consuma l' amplesso e amplessi che non vogliono neanche sentir parlare di amore. È una funzione vitale? Neanche, perché per quanto se ne possa essere appassionati si deve ammettere che si sopravvive anche senza.
È un incanto, è l' indicibile dei corpi che abbiamo nobilitato facendolo diventare un sentimento, è un antidoto alla paura della morte, è uno strumento di conoscenza, è la parte più interna di noi che si concede all' altro, è piacere, baratro, è il pertugio attraverso il quale intravediamo l' infinito, è la zona di noi in cui siamo più saggi e più stupidi insieme Il sesso, hanno stabilito i giudici di Strasburgo con una sentenza che dovremmo cercare di tenere a mente, è un dono concesso agli uomini e le donne in uguale misura, non coincide con la fertilità e non è contingentato.
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Finisce quando non se ne ha più voglia e non quando qualcuno stabilisce che può bastare. O quando si è ancora belli, eleganti, tonici. È più grottesco un uomo adulto che impreca giocando alla play station o una donna di cinquant' anni che fa l' amore con allegria?
2- FRANCESCA NERI - "IO ADESSO MI SENTO PIÙ LIBERA E ANCHE IL PIACERE VALE DI PIÙ"
Arianna Finos per La Repubblica
Per Francesca Neri, attrice e produttrice, «il sesso dopo i cinquanta migliora. E di certo non vale meno, semmai di più».
Perché?
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«Si è allungata la vita, e anche il piacere. Per me che ho 53 anni oggi il sesso è più importante di prima. È condivisione. Hai un' esperienza e una libertà mentale che ti permettono di goderne appieno. Sei più libera anche dal punto di vista della carriera e i figli sono cresciuti».
Per i giudici portoghesi una madre con due figli dà meno importanza al sesso.
«Assurdo. E se non li avesse avuti, i figli? Una madre non è anche amante? È proprio la completezza che ti permette di godere delle cose, ma finché non ci arrivi non lo sai. Una considerazione come questa non l' avrebbero mai fatta a un uomo di cinquant' anni, forse perché è ancora in grado di procreare? A parte che anche la donna oggi può, mi pare chiaro che la sentenza è stata scritta da uomini che conoscono poco il punto di vista femminile».
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Il risarcimento è stato ridotto di un terzo.
«Questo è l' aspetto più terribile. A parte che viviamo in una società in cui tutto è mercificabile: bisogna dare un prezzo e una percentuale anche al piacere? Ma poi che cosa vuoi dire, che godi un terzo di meno? Tre volte di meno? E se il piacere di una cinquantenne vale un terzo di meno anche tutto quel che possiamo produrre vale meno? Io mi sento meglio di quando avevo trent' anni. Meglio di testa e di fisico. Qualche acciacco c' è, ma oggi la qualità della vita ci permette di essere in gran forma. Quindi, direi che il sesso e tutto quello che ci riguarda vale quattro terzi, non due».
Cosa la indigna di più?
«Che questi pensieri retrogradi siano espressi da giudici, persone istruite che occupano posizioni di potere nella società. Che possa esserci una sentenza come questa nel cuore dell' Europa. Mi chiedo cosa pensino le mogli, le donne, che sono accanto a questi uomini».
3 - LIDIA RAVERA - "IL NOSTRO CORPO NON HA SCADENZA QUANTE LOTTE PER QUESTA LIBERTÀ"
Elena Kanadiaki per La Repubblica
Per la scrittrice Lidia Ravera l' esortazione del suo primo romanzo, Porci con le ali, a vivere liberamente la propria sessualità, è oggi più attuale che mai, e non deve conoscere età.
lidia ravera
La Corte di Strasburgo ha sancito l' importanza, per le donne, del sesso oltre i cinquant' anni. È una sentenza storica?
«È una sentenza prima di tutto ovvia. La vecchiaia non è un pozzo nero che riduce la persona a un ammasso di carne senza desiderio. L' invecchiare è un atto eminentemente individuale. C' è chi a 50 anni può aver perso il desiderio sessuale e chi invece lo prova fino agli 80. È atroce il sottotesto della precedente sentenza dei giudici portoghesi, perché mina il diritto alla sessualità. Un diritto per cui la mia generazione ha "lottato", volendo sdoganare l' idea del sesso come mero atto procreativo».
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Un pregiudizio, questo, ancora fortemente radicato nei nostri giorni?
«Il nuovo tabù di oggi è la vecchiaia, la malattia, la morte. Nell' incipit al mio ultimo romanzo, Terzo tempo, scrivo: "Giovani lo si è più o meno tutti nello stesso modo. Vecchi, se si rimane in vita abbastanza, lo si diventa ciascuno a modo suo". Eppure la vecchiaia, se raccontata senza stereotipi, senza disprezzo prima di tutto nei confronti delle donne, è bellissima. Le donne non devono essere sempre fresche come l' insalata: si chieda freschezza ai fiori, o ai vegetali semmai».
Dopo la rivoluzione sessuale dei giovani, negli anni '70, dobbiamo attendere quella della terza età?
«Questa è una lotta che interessa anche le ragazze: volete essere definite soggetti non più desiderati e non più desideranti? Il diritto a provare piacere deve essere preservato sempre, motivo per cui è bene non abbassare mai la guardia. Siamo stati abituati all' idea che il corpo dell' uomo non ha scadenze. Non ne ha neanche la donna».
4. SIMONA IZZO: «ASSURDO CHE CI SIA VOLUTA UNA SENTENZA LE DONNE HANNO SEMPRE AMATO A OGNI ETÀ»
Gloria Satta per ‘Il Messaggero’
Nessuno stupore per la sentenza di Strasburgo. «Mi sorprende semmai che si sia dovuti arrivare fino alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo», commenta la regista Simona Izzo, 64, arguta osservatrice di costume, «per sancire il diritto delle donne alla sessualità dopo i 50 anni».
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Si è infranto un tabù?
«Il tabù, nella pratica, non esiste: le donne hanno sempre amato a tutte le età, anche dopo la stagione della fertilità. Ma era preferibile far finta di niente. Mia nonna Italia aveva un amante a 70 anni. Oggi ho delle amiche ottantenni che non rinunciano al sesso».
E come cambia la sessualità in età matura?
«Per quanto mi riguarda, è diventata più cerebrale. Che non significa meno intensa: sono sempre innamorata di mio marito (il regista Ricky Tognazzi, ndr) e non vado a cercare emozioni al di fuori del nostro rapporto».
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Ma dopo una certa età la passione non è destinata a diminuire?
«Una volta esaurita l'attrazione fisica travolgente, il legame fra due persone si fa più ricco, più completo. E' proprio vero che l'amore vero è quello che lega due anziani».
Le donne, secondo lei, sono consapevoli di avere il diritto di amare ad ogni età?
«Penso proprio di sì. E se non lo fossero, bisognerebbe fare di tutto per aiutarle a perdere le inibizioni».
La sentenza di Strasburgo è l'ultimo passo per la completa uguaglianza dei sessi?
«E' una tappa di avvicinamento. La vera parità ci sarà quando una donna anziana che cerca il piacere, e lo trova, non scandalizzerà più nessuno».
Sempre più donne mature hanno un compagno giovanissimo: un altro tabù si è ormai sbriciolato?
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«Sì, come ha rivelato la vicenda del presidente francese Macron, sposato a una donna molto più matura. Trovo che si sia troppo insistito sulla loro differenza di età. Ma io un uomo di 40 anni saprei benissimo come sedurlo prima ancora di arrivare sotto le lenzuola. Poi, al buio, siamo tutti giovani».