Carlo Bertini Ilario Lombardo per “la Stampa”
ROBERTO GUALTIERI ENZO AMENDOLA
«Ok, procediamo col Ciae», è la sentenza che emette Giuseppe Conte alla fine di un round di riunioni. E dietro questa sigla criptica c'è il grimaldello per tacitare le polemiche. Ciae, ovvero Comitato Interministeriale Affari Europei: è l'organismo che gestirà la fase 3 delle riforme per il Recovery fund. Così ha deciso il premier assieme ai capidelegazione di maggioranza, per spegnere sul nascere i veleni che in 48 ore rischiavano di intossicare il capitale di ottimismo incassato assieme ai 209 miliardi di euro del fondo europeo. Complice una risposta data all'alba ai giornalisti, nel pieno della sbornia di felicità per la conclusione del negoziato di Bruxelles, Conte aveva accennato a una task force. Apriti cielo.
Per due giorni non si è parlato d'altro, ipotizzando team di ogni tipo, finché lo stesso presidente del Consiglio ha fatto filtrare, come anticipato da La Stampa, che in realtà la cabina di regia sarebbe rimasta a Palazzo Chigi. «Non c'è nessuna task force, la struttura esiste già». Riapriti cielo. Conte viene accusato di «voler mettere tutti i poteri nella mani di uno solo» e di voler fare «da commissario straordinario». A sua difesa scende Alessandro Di Battista: «I soldi deve gestirli lui».
giuseppe conte luigi di maio enzo amendola
Mentre Luigi Di Maio, che in un primo momento era sembrato partecipare all'assedio a Conte, nicchia. Il premier aveva due opzioni: il Ciae e Strategia Italia. Entrambe strutture già presenti a Palazzo Chigi e che non hanno necessità di un decreto per essere avviate. La seconda era nata ai tempi delle prime promesse di M5S e Lega sulle riforme e i grandi cantieri. Ma la scelta alla fine è caduta sul Comitato istituito da Mario Monti nel 2012 e presieduto dal premier. In realtà, al suo fianco, a coordinare davvero i lavori, ci sarà Enzo Amendola. Il ministro per gli Affari europei del Pd si è conquistato i galloni sul campo, nelle lunghe e faticose notti del negoziato di Bruxelles.
enzo amendola ministro per gli affari europei foto di bacco
Il "Ciae" finora infatti è stato una specie di Consiglio dei ministri per le questioni europee e di fatto Amendola, che ha la delega a convocare e presiedere l'organismo, avrà quasi un ruolo da vicepremier sul piano di rilancio, da completare nei prossimi mesi. Al tavolo però siederà anche Di Maio, da ministro degli Esteri, e ovviamente il ministro del Tesoro Roberto Guialtieri, che materialmente terrà in mano il portafogli dei miliardi europei. Una composizione che rispetta anche gli equilibri tra i due principali partiti di maggioranza e, attraverso gli inviti a Regioni e Comuni, garantisce rappresentanza agli enti locali.
A integrare i lavori sulla programmazione dei progetti, infine, ci saranno i "Ctv", i comitati tecnici di valutazione. Nessuna task force di tecnici esterni al governo, dunque, come tanti, a partire da Matteo Renzi, temevano. Certo, ora che l'affare si ingrossa, nessuno vuole comunque perdere l'occasione di macinare consensi e varare misure di spesa. E se già sotto banco al Senato gira lo slogan «cercasi voti di Forza Italia» , può considerarsi una prova generale di larghe intese la congiunzione astrale tra Pd e Forza Italia che si è venuta a creare sulla fase 3: entrambi chiedono una commissione bicamerale che decida l'indirizzo politico delle riforme da fare.
CONTE GUERINI
La invocano gli azzurri e la corrente di ex renziani del Pd, capitanati dal ministro Lorenzo Guerini e dal capogruppo Andrea Marcucci, che si fa portavoce dei mal di pancia dei senatori. Sulla complicata dialettica tra Camere e governo come centro decisionale, torna a esprimersi anche il presidente di Montecitorio Roberto Fico: «Il Parlamento è già la task force del popolo» sostiene il grillino, unendosi alla richiesta partita da Fi di una Commissione speciale parlamentare per il Recovery Plan.