Marco Giusti per Dagospia
il film concerto Taylor Swift - The Eras Tour trailer
Come era ben prevedibile, pur in mezzo a due guerre sanguinose, il film concerto da 170 minuti di Taylor Swift, cioè “Taylor Swift – The Eras Tour”, ha fatto il botto, da noi e in tutto il mondo. In America ha avuto delle anteprime da 2,8 milioni di dollari in 2.700 sale, salite ieri a 3.800 con un incassuccio previsto da 40-50 milioni, che lo lanciano su un totale americano nel weekend da 100 a 125 milioni di dollari, solo un po’ sotto “Barbie”, e su un globale da 200 milioni di dollari. Leggo che si pensa a un incasso monstre finale di non so quanti miliardi di dollari.
Da noi, al suo primo giorno in sala, ha già guadagnato 319 mila euro con 16.300 spettatori in 320 sale. E un biglietto costa 19.89 euro, se non 22 nelle sale PLF, cioè Premium Large Format, oltre il Dolby. Mi arrendo. Mentre io mi vedevo l’ennesimo war talk di Lilli Gruber con un Mario Sechi minaccioso, pronto a spazzare via Gaza con un’occhiata, sperando in un ritorno improvvisa della nuova eroina della sinistra in cachemire l’Ambasciatrice Elena Basile col suo impossibile birignao, i ragazzetti riempivano le sale dei cinema con Taylor Swift.
taylor swift
E’ la risposta alla confusa e pericolosa situazione mondiale? O Taylor Swift, come prima Barbie, avrebbero comunque dominato la scena? Facciamo subito anche noi un film concerto con Victoria o con Elodie…
Al secondo posto, ieri, troviamo ancora “L’esorcista – Il credente” di David Gordon Green con 137 mila euro, ma un numero maggiore di spettatori, 17 mila, anche perché costa meno delle tre ore del concerton e di Taylor Swift, e un totale di 1, 8 milioni di euro. Terzo posto per il “Dogman” di Luc Besson con l’emergente Caleb Landry Jones, 75 mila euro e un totale in due giorni di 130 mila euro. Sì. Avrebbe potuto fare di più, ma l’arrivo del film di Taylor Swift lo ha seccato.
talk to me
Ciro Ippolito lo è andato a vedere al primo spettacolo della sala 7 dell’Adriano assieme a 20 spettatori (non male per i tempi), usciti abbastanza contenti. A Ciro è piaciuto a metà, lo ha trovato una versione queer del vecchio “Willard e i topi” diretto da Daniel Mann, tratto dal romanzo “Ratman’s Notebook” di Stephen Gilbert, con Bruce Davison come Willard (o Ratman) che usa i topi per vendicarsi che qualche vecchio spettatore come me ricorderà.
talk to me
Bello, c’erano anche Sondra Locke, Elsa Lanchester e Ernest Borgnine. Willard fece a sorpresa un sacco di soldi e dette vita a un sequel, “Ben” di Phil Karlson che aveva la canzone dei titoli cantata da un giovanissimo Michael Jackson, e a una serie infinita di horror con animali protagonisti. Sono anni che non rivedo “Willard” e “Ben”, anche perché i film delle produzioni indipendenti americane non li trovate sulle piattaforme. Quarto posto per “Assassinio a Venezia” di e con Kenneth Branagh in versione baffuta, 66 mila euro e un totale di 7, 4 milioni.
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Quinto l’horror dei fratelli yuotubbari australiani Philippou, “Talk To Me”, 63 mila euro e un totale di 1, 6 milioni. Il primo film italiano che troviamo, “L’ultima volta che siamo stati bambini” di Claudio Bisio, coi bambini che vanno alla ricerca del loro compagno ebreo portato via dai nazisti, è sesto con 59 mila euro di incasso e un totale, in due giorni, di 87 mila euro. “Io capitano” di Matteo Garrone è settimo con 41 mila euro e un totale di 3, 2 milioni.
Ottavo “Asteroid City” di Wes Anderson con 29 mila euro e un totale di 1, 3 milioni. Solo al nono posto troviamo l’unica commedia italiana in sala, “Volevo un figlio maschio” di Neri Parenti con Enrico Brignano, 29 mila euro e un totale di 529 mila euro. Decimo “Nata per te” di Fabio Mollo con Pierluigi Gigante e Teresa Saponangelo, 26 mila euro e un totale di 419 mila euro.
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