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Marco Giusti per Dagospia
Genitori fuori di testa, maestri pure, bambini che compiono violenze su altri bambini sono gli ingredienti di un film norvegese che non solo fu un piccolo caso a Cannes, premiato con la Camera d’Or, il premio per la migliore opera prima a Cannes, poi agli Efa e ora nella shortlist dei migliori 15 film stranieri in corsa per l’Oscar. Sto parlando di “Armand”, dramma un po’ teatrale, ma decisamente attuale, scritto e diretto da Halfan Ullmann Tøndel, nipotino trentenne di due star del cinema come Ingmar Bergman e Liv Ullman, interpretato da una strepitosa Renate Reinve (“La persona peggiore del mondo”).
E’ tutto ambientato in una scuola dove si apre uno scontro tra genitori, maestri e dirigenti della scuola, quando un bambino di sei anni viene accusato di aver fatto violenza anale a un amichetto. Poco verremo a sapere del piccolo e misterioso Armand, il bambino accusato di violenza, che sembra tormentare la vita della protagonista, Elisabeth, attrice che sta uscendo da un pesante lutto e non riesce a risolvere l’angoscia che ha dentro di sé e che trasmette al piccolo.
Armand è legatissimo a un altro bambino, Jon, ma quel che viene fuori è proprio un atto di violenza nei suoi confronti nel bagno della scuola. Possibile? Ora i genitori di Jon e Elisabeth devono capire cosa sia successo e risolvere la questione. Nessuno sembra però innocente.
La maestra si mostra presto aggressivo e nervosa, la madre di Jon, Sarah, Ellen Dorrit Petersen, è una manipolatrice, Elisabeth viene accusata di atteggiamenti sessualmente pesanti. Il dramma, tutto costruito all’interno, della scuola è circoscritto a questi pochi personaggi.
Non vedremo mai i bambini, come se i responsabili dell’accaduto siano solo gli adulti. Adulti che esplodono in crisi pesanti o sembrano colpiti da strani problemi, la vicepreside perde sangue dal naso, Elisabeth ha una crisi di risa. Cupo, senza apparenti vie d’uscita, è un film ben costruito e benissimo interpretato di un autore che sembra avere qualcosa da dire. Non è poco.
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