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    “LA PENSIONE? CHIUDERÒ BOTTEGA QUANDO MI SI CHIUDERANNO GLI OCCHI” – CLEMENTE MIMUN COMPIE 70 ANNI E MINACCIA DI NON MOLLARE MAI IL GIORNALISMO: “NON CONCEPISCO L’IDEA DEI GIARDINETTI. I DIRETTORI? MOLTI SONO SALOTTIERI, STANNO PIÙ IN TV CHE IN REDAZIONE. LA RAI? ERO IL PANDA DI CENTRODESTRA. AMORI? NO COMMENT. HO 3-4 AMICI E SONO FORTUNATISSIMO. TRA I COLLEGHI MENTANA E MOLLICA. L’ICTUS? MI SALVÒ BERLUSCONI. VASCO ROSSI? ERAVAMO RICOVERATI NELLA STESSA CLINICA PER…”


     
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    1. «LA PENSIONE? FARÒ IL GIORNALISTA FINO ALL’ULTIMO»

    Estratto dell’articolo di Paolo Graldi per “il Messaggero”

     

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    Clemente Mimun compie oggi settant'anni e li festeggia con i due figli Simone e Claudio, dopo una breve vacanza a Capri, ospite da un amico.

    […]

    La tua carriera in quattro cifre?

    «52 anni di lavoro, 29 anni di direzioni, 3 anni di ferie non godute, 80 assunzioni».

    […]

    L'esperienza più ricca e quella più controversa?

    «Il Tg5 è anche figlio mio, quindi il più amato, il Tg1 dimenticabile».

    […]

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    Il tuo editore, Silvio Berlusconi, quanto ti ha mai condizionato?

    «Berlusconi, che mi manca umanamente moltissimo, è stato un grande editore liberale. Ed escludo che Mediaset con Pier Silvio cambi strada».

     

    Ci hai mai litigato?

    «Era impossibile litigarci. E quando si discuteva una questione era attento alle osservazioni altrui».

     

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    Che cosa chiedeva in particolare che facessi e che fossi?

    «Mi ha chiesto sempre e solo autorevolezza, qualità e ascolti. Missione che il Tg5 compie dal 1992».

     

    Il potere logora chi ce l'ha o chi non ce l'ha?

    «Restando a quel che è accaduto a Renzi, Salvini e Di Maio, passati da boom elettorali a forti ridimensionamenti, logora di più chi ce l'ha».

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    […]

    Come scandisce la tua giornata per tranche?

    «Mi sveglio verso le 5,30. Leggo i giornali sul web, guardo tg internazionali. Alle 8,30 al Tg5. Alle 9,30 riunione di sommario, con break di un'ora e mezzo a pranzo dove generalmente facciamo riunioni. Alle 16 riunione per il tg della sera. Resto fino alle 18,30-19 poi 15 minuti di break e da casa ultima aggiustatina alla scaletta».

     

    Un direttore lavora sette giorni su sette, non va mai in ferie e ha sempre il telefono a portata di orecchio. Sei ormai stanco di questa vita?

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    «Che tutti i direttori facciano una vita di sacrifici è una leggenda. Molti sono salottieri, alcuni stanno più in tv che in redazione, io sono tg e casa perché mi piace, non faccio alcuno sforzo e sarà così ancora per qualche anno almeno».

     

    […]

    La malattia ti ha messo a dura prova e hai vinto tu: come ci sei riuscito?

    «Non ho vinto l'ictus, convivo con una pesante serie di disagi e devo fare a meno di 2 cose che amo: le lunghe passeggiate e le corse in moto. Oltre al fatto che prendo 10 pasticche al giorno e faccio fisioterapia 3 volte a settimana. Altro che vinto».

     

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    […]

    La notizia che non avresti mai voluto dare?

    «Sono troppe: guerre, stragi di migranti e così via. Personalmente, le morti di Berlusconi, Pannella e Craxi».

     

    Pensi di aver cresciuto qualche allievo con risultati apprezzabili? Con quali regole e valori?

    «[…] i giovani che oggi sognano il giornalismo sono preparatissimi».

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    […] Gli amori, gli amici, i colleghi: una parola per ciascuno.

    «Amori no comment. Ho 3-4 amici e sono fortunatissimo. Tra i colleghi Mentana e Mollica su tutti, ne abbiamo fatte di ogni».

     

    A proposito di colleghi, cosa pensi di Cesara Bonamici dal Tg5 al "Grande Fratello"? «Quando Pier Silvio me ne ha parlato ho pienamente condiviso la sua idea. Sarà un ottimo spariglio televisivo».

     

    […]Hai paura della morte?

    «No. Quando sarà lo si saprà dopo un mese, saluterò con una mia pagina sui giornali. Wikipedia non avrà l'ultima parola».

     

    Un gesto che non rifaresti ?

    «Non me la prenderei per gli attacchi politici che ho subito e non mi tratterrei da qualche calcio in culo a chi li meritava».

    [...]

     

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    2. «L’ICTUS? MI SALVÒ BERLUSCONI IO E VASCO INSIEME IN CLINICA E NIENTE PENSIONE, RESTO AL TG5»

    Estratto dell’articolo di Paolo Conti per il “Corriere della Sera”

     

    Clemente Mimun, 70 anni compiuti oggi 9 agosto 2023. Tempo di bilanci.

    «Sì, 70 anni sono tanti ma non ho avuto tempo di accorgermene. Sono riuscito a diventare giornalista e all’inizio era quasi impossibile. È il lavoro che volevo fare e che ho fatto per sedici anni prima di diventare un “capo” con più prestigio e più soldi, lo ammetto. Ma anche con più responsabilità per un tipo come me che sa fare le cose solo seriamente».

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    […]

    Nel 2011 arrivò l’ictus con conseguenze molto pesanti. Però non ha lasciato la direzione del Tg5…

    «Mi salvò letteralmente Silvio Berlusconi che in quel momento era presidente del Consiglio. Venne a trovarmi al Santa Lucia, l’ottimo centro specializzato a Roma nella riabilitazione neurologica. Gli chiesi di sostituirmi: avevo la parte sinistra del corpo paralizzata, la bocca storta, non riuscivo a parlare. Lui parlò con i neurologi e i fisioterapisti, fece una telefonata. Arrivò un computer abilitato alle video-riunioni. Mi disse: “Guarirai lavorando, ti chiedo qualità del tg e buoni ascolti”. Devo a lui se sono tornato in buona forma. Non posso più andare in moto… ma non voglio e non devo lamentarmi».

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    Lei non ha mai nascosto di essere vicino al centrodestra.

    «Alla Rai sono stato a lungo il panda non di centrosinistra, una specie di foglia di fico nelle nomine. Ho visto cose, come diceva il protagonista di “Blade Runner”, che voi umani non potete nemmeno immaginare. Prepotenze e nepotismi. Una legge non scritta della Rai prevede che qualsiasi cosa faccia il centrosinistra è giusta ma se a spostare una fioriera è il centrodestra, allora è una barbarie. Francamente stucchevole».

     

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    Ora si parla di Rai «melonizzata» con tutte nomine gradite al governo. Un palinsesto senza Fabio Fazio, Bianca Berlinguer, Lucia Annunziata.

    «Più che Rai melonizzata a me sembra che i vertici cerchino di trovare la difficile quadra del riequilibrio. Si è gridato allo scandalo per chi ha preso altre strade, senza neppure aspettare la scelta dei palinsesti. Alcuni hanno scelto l’avventura, i nuovi stimoli professionali, o quei soldi che la Rai non può dare. […]».

     

    Per esempio?

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    «Ricordo una riunione con i vertici assolutamente assurda a viale Mazzini. Finì, me ne andai per tornare a Saxa Rubra. Mi accorsi di aver lasciato gli occhiali. Tornai indietro e trovai i vertici Rai e gli altri direttori dell’area giusta ancora riuniti ma senza il “panda” di centrodestra. Finalmente parlavano liberamente…. E un programma di Michele Santoro su Rai2, in tempo di campagna elettorale, che non venne ricondotto sotto la responsabilità del direttore del Tg della rete, cioè il mio».

     

    La Rai è anche grande intrattenimento.

    «Ho una autentica adorazione per Renzo Arbore che conosco dai tempi di “Bandiera Gialla”. Bravissimo, per bene, gentile. Ad avercene… Ho una infinita riconoscenza per Pippo Baudo che mi convinse a resistere nei momenti più duri, quando ero attaccato dalla politica e da dentro la Rai. Mi prese per la collottola e mi disse che solo un pavido e un vigliacco avrebbe mollato. E non mollai di un millimetro».

     

    Impossibile parlare di Rai senza arrivare a Fiorello.

    redazione tg 1 redazione tg 1

    «Ci incrociamo in vacanza, ci mandavamo messaggi via telefono, avevamo due cani border collie “parenti”, siamo amici da sempre. È bravo, intelligente, intellettualmente onesto. E poi Vasco Rossi. L’ho conosciuto nel 1991 in una clinica per dimagrire. Da allora non ci siamo mai persi di vista. […]».

     

    E l’universo Mediaset?

    «Ho sempre lavorato e lavoro in assoluta libertà editoriale. […]».

     

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    Come vede Mediaset dopo Silvio Berlusconi?

    «Pier Silvio Berlusconi è molto attento anche all’informazione. Vuole qualità e ascolti. Evidentemente è un “vizio” che si tramanda nelle generazioni. Sono certo che sarà accanto e valorizzerà sempre il Tg5 che considera uno dei suoi gioielli di famiglia».

     

    Lei condivide quasi il record di longevità da direttore con Enrico Mentana, che alle spalle di anni di direzione ne ha 32.

    «Ci conosciamo da quarant’anni. Abbiamo lavorato a lungo insieme. Ricordo che da giovani ci incontravamo di notte davanti alla mitica edicola di piazza Colonna a Roma dove compravamo le primissime edizioni dei giornali e ci facevamo belle chiacchierate. Poi ci siamo ritrovati al Tg1. Quando mi ha scelto come vice e socio fondatore del Tg5 nel 1992 ha dato un impulso decisivo alla mia carriera. Siamo soprattutto amici […]

     

    clemente mimun a sabaudia clemente mimun a sabaudia

    Ma non ha voglia di smettere?

    «Chiuderò bottega quando mi si chiuderanno gli occhi. Non concepisco l’idea dei giardinetti. E nemmeno quella di pontificare nei salotti chic o in quelli televisivi».

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