Estratto dell'articolo di Gregorio Botta per “la Repubblica – Robinson”
KOUNELLIS DI CLAUDIO ABATE
Ci voleva uno come lui per riprendere Jannis Kounellis con un trenino in bocca. Ci voleva uno come lui per mostrarci un serafico Roy Lichtenstein con due ali di luce. Ci voleva uno come lui per farci vedere Pino Pascali in maschera e con un gran fallo meccanico tra le gambe, mentre gioca con la sua Araba Fenice. Senza di lui, d’altronde, non avremmo mai neanche immaginato l’esistenza di quella scultura, che fu distrutta nel 1968.
Se conosciamo l’arte contemporanea in Italia, in fondo, molto lo dobbiamo ai suoi scatti: Claudio Abate ( 1943- 2017) non è stato solo il testimone di una straordinaria stagione espressiva. Ne è stato un protagonista Di più: un complice. Amico e compagno di strada degli artisti, artista lui stesso, sapeva guardare le opere, sorprenderle con uno sguardo obliquo, da prospettive insolite.
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Ora una piccola parte dell’immenso patrimonio visivo che ci ha lasciato è raccolto nella mostra allestita al Maxxi di Roma (Claudio Abate. Superficie sensibile, a cura di Ilaria Bernardi e Bartolomeo Pietromarchi, fino al 4 giugno): 150 immagini tra foto a parete e provini in teca.
PINO PASCALI FOTO DI CLAUDIO ABATE 5
Alcune sono più che celebri e chiunque abbia sfogliato libri e cataloghi sulle nostre avanguardie dagli anni ’60 in poi le riconoscerà: lo sguardo vitreo di Giuseppe Penone inRovesciare gli occhi,Pino Pascali che si capovolge imitando la sua immensa Vedova blu, Gino De Dominicis che getta sassi in acqua, provando a creare onde quadrate. Eccetera eccetera. Altri scatti sono meno conosciuti, alcuni addirittura inediti o restaurati per l’occasione con le cornici originali.
La sua è la storia di un predestinato: nasce in via Margutta, nel ’ 43, quando ancora è una strada piena di atelier. Il padre è un pittore, autore di ritratti di un certo successo, amico di de Chirico, ben inserito nel milieu intellettuale della capitale. E lo zio è scultore. Claudio, insomma, cresce a pane e arte. Ma l’improvvisa morte del padre, un infarto nel ’49, rovescia le sorti di una famiglia fino ad allora benestante. La madre è costretta a mandare Claudio, terzo di quattro figli, in un collegio a Ostia.
PINO PASCALI FOTO DI CLAUDIO ABATE
Un’esperienza dura e solitaria: quando ne esce annuncia di aver chiuso con gli studi. Così a soli 12 anni diventa il “ ragazzo di bottega” di un fotografo amico del padre, Michelangelo Como, che ha lo studio proprio in via Margutta, e che lavora soprattutto con pittori e scultori. «Tutti i pomeriggi –ha raccontato Abate – andavo a trovare Pericle Fazzini che stava in uno studio di fronte a quello di Como. Mi mettevo lì e osservavo. Credo di essere diventato tra i più bravi a fotografare sculture proprio per via di questa esperienza. Ricordo il suo gesto – come girava la scultura per vedere il rilievo in base alla luce che veniva dall’alto attraverso un finestrone».
(...) Al Maxxi sono esposte soprattutto le foto romane, scattate nello straordinario laboratorio che fu l’Attico di Fabio Sargentini, e poi alla Fondazione Volume!, a Villa Medici, negli studi di San Lorenzo della cosiddetta “nuova scuola romana”.
DE CHIRICO DE DOMINICIS FOTO DI CLAUDIO ABATE
Quando succede qualcosa di importante, lui c’è. Alla Biennale di Venezia del ’72, ad esempio, immortala una scena che diventa un’icona di quegli anni. Giorgio de Chirico, in abito scuro, corrucciato e desolato abbandona a passo lento la sala dove De Dominicis espone la sua opera più provocatoria: il ragazzo handicappato seduto su una sedia della sua Seconda soluzione d’immortalità. Alle spalle del pictor optimus si vede De Dominicis in giacca bianca che lo osserva andar via, con sguardo divertito, scanzonato, beffardo. Come se lo avesse sconfitto, e insieme a lui tutta la pittura del passato.
Ma Claudio Abate non è stato solo questo: ha realizzato ampi reportage dalla Libia e dalla Tunisia, ha collaborato con settimanali come L’Espresso, e una sua foto è finita persino sulla copertina de Lo Specchio: è lo scontro tra Pasolini e uno spettatore che l’aggredisce alla prima di Mamma Roma.
pino pascali archivio claudio abate
Soprattutto, è stato un artista, come dimostrano le grandi lastre che registravano, a grandezza naturale, le impronte dei corpi dei suoi amici pittori, ( de Chirico compreso): le espose a Palazzo Taverna e chiamò la mostra Contatti con la superficie sensibile. Titolo perfetto per descrivere non la mostra, ma la sua vita: la superficie sensibile, in fondo, era lui.
mostra fotografica di claudio abate foto di bacco (9) carmelo bene visto da claudio abate claudio abate 1 Claudio Abateso571 carmelo bene visto da claudio abate 2 Claudio Abate da destra il barone giorgio franchetti tano festa fabio sargentini e anna paparatti alla galleria lattico roma 1972. foto di claudio abate CARMELO BENE FOTO DI CLAUDIO ABATE