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    COGLI L'ATTIMO! - UN GRUPPO DI RICERCATORI HA SCOPERTO CHE IL CERVELLO PERCEPISCE IL PASSARE DEL TEMPO GRAZIE ALLA STESSA STRUTTURA CHE CONTROLLA LA SENSAZIONE DEL TATTO - LA PERCEZIONE DEL TEMPO È POSSIBILE GRAZIE ALLA DOPPIA FUNZIONE DELLA CORTECCIA SOMATOSENSORIALE: "ANZICHÉ FARE AFFIDAMENTO SU UN SINGOLO CENTRO DEDICATO, LA PERCEZIONE DEL TEMPO DERIVA DA RETI DI NEURONI CHE..."


     
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    percezione del tempo percezione del tempo

    (ANSA) - Il cervello percepisce il passare del tempo grazie alla stessa struttura che controlla la sensazione del tatto: è possibile grazie alla doppia funzione dell'area del cervello chiamata corteccia somatosensoriale. Pubblicata sulla rivista Nature Communications, la scoperta si deve al gruppo della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, coordinato da Mathew Diamond. La scoperta è stata possibile grazie alla ricerca condotta sui ratti utilizzando l'optogenetica, la tecnica che consente di modulare l'attività dei neuroni utilizzando la luce.

     

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    In questo modo è stato possibile individuare la connessione fra la percezione di uno stimolo e quella della sua durata. Di conseguenza, si è ottenuta la prima dimostrazione che la percezione del tempo viene generata da una rete diffusa di aree cerebrali con funzioni diverse.

     

     "I meccanismi neuronali alla base della percezione della durata degli eventi sensoriali non sono ancora completamente noti", osserva Diamond. "Si ritiene che, anziché fare affidamento su un singolo centro dedicato, la percezione del tempo derivi da reti di neuroni distribuite in varie regioni. I risultati del nostro studio - aggiunge - dimostrano che la fase di elaborazione sensoriale della corteccia è una componente di questa rete. Ciò significa che una popolazione di neuroni corticali può dare origine a due esperienze sensoriali distinte, enfatizzando così la natura interconnessa della percezione del tempo e del tatto".

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    La chiave per cominciare a esplorare questa rete di relazioni è nell'uso della luce. "Se c'è un effetto comportamentale dell'intervento optogenetico, l'unica spiegazione possibile - rileva Diamond - è che i neuroni presi di mira siano in qualche modo coinvolti. E' stato anche costruito un modello matematico per indicare i possibili meccanismi cellulari che contribuiscono all'attività dei neuroni coinvolti nella percezione.

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