Tommaso Labate per corriere.it - Estratti
marsilio meloni
Le elezioni in Abruzzo sono imminenti. Il governatore uscente Marco Marsilio, di Fratelli d'Italia, si mostra sicuro. Dei suoi avversari dice: «Loro insieme ma divisi»
«È già da un po’ che pascolano avanti e indietro per l’Abruzzo, vanno e vengono perché sperano di conquistare Camelot, di abbattere il fortino che butta giù il governo Meloni». Chi pascola? «I leader dell’opposizione, tutti insieme per il mio rivale, anche se non tanto appassionatamente. Non possono neanche salire sullo stesso palco perché appena uno attacca a parlare c’è un altro che lo “cecherebbe”. Poveretto, D’Amico… Se parla Conte, lo senti argomentare che in realtà non è alleato con Calenda, poi senti che Calenda si arrabbia, poi Renzi si camuffa e la sua lista l’ha dovuta chiamare Abruzzo vivo invece che Italia viva. Hanno riesumato pure Bersani, che ha dismesso i panni del commentatore televisivo ed è tornato a fare campagne elettorali…».
marsilio meloni
La macchina con a bordo Marco Marsilio macina centinaia di chilometri al giorno. Soltanto ieri è andato da L’Aquila a Silvi Marina, poi a Pescara, poi a Sulmona, poi di nuovo a L’Aquila, con un paio di tappe intermedie e zero soste. A cinque anni dal momento in cui è diventato il primo esponente di Fratelli d’Italia presidente di una regione, il governatore dell’Abruzzo, amico strettissimo di Giorgia Meloni, sente sul collo il fiato del campo larghissimo che sogna il bis dopo il miracolo di Alessandra Todde in Sardegna.
Paura eh? «Juventus-Frosinone può finire con la vittoria del Frosinone. E la Juventus non farebbe un buon servizio a sé stessa se non temesse anche il Frosinone, se sottovalutasse l’avversario», dice Marsilio, che da buon tifoso bianconero legge la disfida abruzzese come se il suo centrodestra fosse la Juventus e il centrosinistra allargatissimo il Frosinone. Certo col segno 2 in schedina sarebbero guai seri, l’ululato del lupo marsicano provocherebbe una sorta di tempesta sopra Palazzo Chigi, in questa sorta di rivisitazione abruzzese dell’effetto del battito d’ali della farfalla presente nella teoria del caos. «È la regione dove è stata eletta Giorgia Meloni, la prima regione d’Italia governata da un esponente di Fratelli d’Italia, è ovvio che…».
marco marsilio
Dice che i fatti parlano per lui, Marsilio. Sostiene che dopo gli ultimi cinque anni di governo gli abruzzesi stanno meglio di prima. «Mezzo miliardo di fondi per la sanità erano fermi dal 1998, l’unico modo per prenotare una visita specialistica era tentando la fortuna con una telefonata, sempre se dall’altra parte del telefono qualcuno rispondeva. Adesso è cambiato tutto, per fortuna. Idem con la velocizzazione della tratta ferroviaria Roma-Pescara: con i governi Conte e Draghi si è perso un sacco di tempo, pensi che Conte aveva annunciato 620 milioni di euro per realizzare quattro lotti e Rete ferroviaria italiana aveva risposto che non sarebbero bastati neanche per farne due. Per fortuna è arrivato il governo Meloni, siamo pronti per fare sul serio».
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Classe ’68, romano di origini abruzzesi, laureato in filosofia, autore di un saggio intitolato Razzismo. Un’origine illuminista, Marsilio è cresciuto a pane e conflitto, allenandosi all’asprezza del confronto politico sin da quando, da ragazzo, frequentava la casa dei nonni materni a Tocco Da Casauria, poco più di duemila anime arroccate su un colle della Val Pescara. La sua vita familiare è stata una sorta di Checkpoint Charlie: famiglia paterna di destra; nella famiglia materna, più che comunisti e basta, erano «comunisti così», come il personaggio interpretato da Mario Braga in Un sacco bello di Verdone.
«Quando crollò il Muro di Berlino, mia nonna diceva che dall’altra parte della cortina di ferro sarebbero stati peggio, avrebbero fatto la fame. A casa dei genitori di mia mamma si sostenevano panzane tipo “Cuba è un Paese libero”, “in Cina c’è la libertà di pensiero”, “l’Unione Sovietica è un modello da imitare”. Li frequentavo da solo perché, per esempio, mio papà non potevano vederlo, lo consideravano un bieco fascista. Mia mamma era di sinistra ma un po’ meno dei nonni e degli zii; era socialista ma mi ha sempre sostenuto fino all’ultimo».
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