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    COLPI DI MACHETE, DROGA E VIOLENZA: MAXI OPERAZIONE CONTRO LA NUOVA MAFIA NIGERIANA IN ITALIA, “I VIKING” - AL VERTICE C' È UN BOSS DEFINITO “EXECUTIONAL”, CHE COMANDA IL TERRITORIO ED ESERCITA IL SUO POTERE PUNITIVO NEI CONFRONTI DEGLI AFFILIATI CON UN MACHETE, CHIAMATO “MANGA” - I CLAN CHIAMATI “CULT”, I CODICI CROMATICI, LE PAROLE SEGRETE, I RITI DI AFFILIAZIONE E STUPRI PER ENTRARE NELLA GANG E IL RUOLO DELLE “DONNE OVULATRICI”


     
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    1 - LA BASE DEI SIGNORI DELLA MAFIA NIGERIANA ERA UN ALLOGGIO DI CORSO GIULIO CESARE

    Massimiliano Peggio per “la Stampa”

     

    «Sono un musicista e lotto contro la mafia nigeriana. Sono famoso a Torino per le mie battaglie. Il 5 luglio 2018, mentre mi trovavo in corso Giulio Cesare con alcuni amici musicisti, è arrivato un uomo conosciuto con il nome di Prince. Con due complici mi ha colpito con un macete. Sono stato ferito al braccio sinistro e al fianco. Mi hanno rotto le ossa. Se non avessi alzato la mano per difendermi mi avrebbero ucciso».

    SPACCIATORI DELLA MAFIA NIGERIANA SPACCIATORI DELLA MAFIA NIGERIANA

     

    Da un tentato omicidio, nei confronti di un giovane artista africano, più di due anni fa è iniziata l' indagine che ha portato gli investigatori della Squadra Mobile a smascherare una nuova organizzazione mafiosa nigeriana radicata a Torino: i Viking. Signori della droga e delle violenze. Governano le aree di spaccio di Aurora. Controllano la rete di pusher della zona del Lungo Dora Savona, tra via Bologna e ponte Mosca. Ma hanno ramificazioni a Ferrara, nel Veneto e in altre zone italiane.

     

    Ieri un' ondata di arresti e perquisizioni: 52 provvedimenti cautelari, di cui 33 eseguiti a Torino. In cella sono finiti i vertici e i gregari dei Viking, una delle mafie nigeriane più agguerrite nel panorama criminale internazionale.

    MAFIA NIGERIANA - Chukwudi Stanley Amanchukwu MAFIA NIGERIANA - Chukwudi Stanley Amanchukwu

     

    Una trentina i capi di imputazione, a partire dall’accusa di aver formato un'associazione di stampo mafioso con tutte le caratteristiche di quelle «nostrane»: struttura verticistica, regole di condotta, riti di affiliazione. È la seconda operazione condotta dalla polizia contro organizzazioni nigeriane a Torino. Nel 2019 erano stati colpiti i Maphite. Andando a ritroso nel passato, erano già incappati nelle maglie della giustizia altri gruppi criminali nigeriani: gli Eiye e i Black Axe. Tutti impegnati nel controllo del territorio, droga e prostituzione. Da qui un immenso flusso di denaro spedito in Africa.

     

    «I Viking sono violenti e sono senza cuore» si legge negli atti a firma del gip Edmondo Pio. Le mafie della Nigeria sono chiamate cult. «Ci sono diversi cult, ognuno distinto da un simbolo o un colore - ha raccontato una vittima dei Viking agli investigatori - Gli Aromate o Viking si vestono di rosso, i Black Axe indossano un basco nero e un nastrino giallo, gli Eiye si vestono di blu, i Maphite di verde. In Nigeria si scontrano continuamente, si uccidono fra loro per il dominio. I Viking prima erano meno importanti, ora sono più numerosi e molto violenti».

     

    MAFIA NIGERIANA - Odino Osas detto Prince MAFIA NIGERIANA - Odino Osas detto Prince

    Organizzazione piramidale, con un livello nazionale, che in Italia prende il nome di «Vatican Marine Patrol», e strutture locali, per lo più nel centro-nord, dette «Marine Patrol» o «Deck». Il ramo torinese prende il nome di «Valhalla Marine». Molte le intercettazioni telefoniche, contenute nell' inchiesta coordinata dal pm Enrico Arnaldi di Balme, che fanno riferimento a questa entità territoriale che domina in città.

     

    Al vertice c' è un capo operativo definito «Executional». Il boss che comanda il territorio.

    C' è un collegio di anziani. E poi altre figure, tutti con nomi inglesi. Ad esempio l'«Arkman», il vice capo operativo, l'«Emeretus», il consigliere esperto, lo «Strike chief», il responsabile delle attività di spaccio. L'«Executional» esercita il suo potere punitivo nei confronti degli affiliati con un machete, chiamato «Manga».

     

    Gli agenti della Mobile, sotto la direzione di Luigi Mitola, hanno arrestato i capi torinesi dei Viking in corso Giulio Cesare. In manette l' eminenza grigia del cult: Chukwudi Stanley Amanchukwu, detto Chuks, 46 anni, considerato il fondatore del «Deck Valhalla Marine». Stando all' indagine, nella sua abitazione, in corso Giulio 169, dopo un periodo di tensioni interne ai Viking, il 14 settembre 2019 si è tenuto il summit per decidere il futuro dell' organizzazione, e consegnare lo scettro operativo a Chuks Okafor, di 26 anni.

     

    mafia nigeriana mafia nigeriana

    Il boss emergente. In pochi mesi, tra il 2018 e il 2019, è passato a ricoprire il ruolo di «Arkman», «Executional», «Emeretus» e di nuovo «Executional» per volontà di Amanchukwu. In più conversazioni telefoniche Okafor ha rivendicato, con toni minacciosi, il suo ruolo di capo del cult torinese. Per il tentato omicidio del musicista è accusato un Emeretus, padrino di molti affiliati: Odino Osas, 25 anni, detto Prince.

     

    2 - UN DJ COMANDAVA LA MAFIA NIGERIANA AL NORD

    Patrizia Floder Reitter per “la Verità”

     

    C' era anche un dj di musica afro beat, Emmanuel «Boogie» Okenwa, tra i capi di un gruppo criminale nigeriano che operava principalmente tra Torino e Ferrara e che ieri è stato smantellato.

     

    mafia nigeriana mafia nigeriana

    Una vasta operazione delle forze dell' ordine, che ha visto coinvolti oltre duecento operatori della polizia di Stato, sotto il coordinamento del Servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine, ha portato all' arresto nelle due città di 56 affiliati al Viking o Norsemen Kclub international, feroce associazione di stampo mafioso che si era imposta con il controllo dello spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, la rapina e l' estorsione. Altri nigeriani sono ancora ricercati. I provvedimenti restrittivi riguardano 69 persone ai vertici di un sodalizio che è parte di un più ampio gruppo, con riti tribali di affiliazione, radicato in Nigeria e diffuso in diversi Stati europei ed extraeuropei.

     

    Sul territorio italiano è suddiviso in cellule locali chiamate «deck» o Marine patrol (Mp), una delle quali gestiva la più grande rete di spaccio siciliana dal centro di accoglienza migranti di Mineo. Il programma criminoso del gruppo, equiparato per struttura e forza intimidatoria alle mafie tradizionali, «era quello di acquisire il controllo del territorio annientando violentemente o mettendo, comunque, in condizione di non nuocere, altre confraternite nigeriane concorrenziali, per acquisire il monopolio sulle attività criminose di interesse», scrive il gip di Ferrara, Gianluca Petragnani Gelosi.

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    Le indagini, coordinate dalle direzioni distrettuali antimafia delle Procure di Ferrara e di Torino, hanno preso il via nel luglio del 2018, dopo il tentato omicidio di un giovane nigeriano appartenente alla confraternita degli Eiye, aggredito con un machete da sette connazionali che poi la polizia scoprirà appartenenti ai Viking. L' aggressione avviene in zona Gad a Ferrara «dove da anni si è insediata una comunità nigeriana molto numerosa e all' interno della quale operano diversi gruppi criminali», spiega Dario Virgili, dirigente della Squadra mobile di Ferrara da dove è partita l' indagine Signal.

     

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    «I Viking erano i più forti, i più strutturati, hanno avuto il predominio sugli altri e ottenuto il controllo del narcotraffico, che era la loro principale attività». Si scopre che anche a Torino operano appartenenti alla stessa organizzazioni, partono le indagini e viene individuata la struttura piramidale della Viking «che si spaccia come associazione benefica ma in realtà ha ferree regole gerarchiche, riti di iniziazione e si impone con spietata violenza sulla comunità nigeriana», precisa Virgili.

     

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    I vertici dell' organizzazione prendono ordini dal «chairman» italiano e dal «national», il capo assoluto in Nigeria. Hanno una ferrea suddivisione gerarchica e pretendono fedeltà assoluta da parte degli affiliati che se non obbediscono subiscono percosse, colpi di machete ma anche punizioni pecuniarie. Tra i capi c' era il cinquantenne Emmanuel «Boogie» Okenwa, di professione dj e che in un' intercettazione si definisce «il re di Ferrara».

     

    Aveva il controllo anche delle province di Padova, Treviso e Venezia e si occupava in particolar modo di risolvere le diatribe tra gli associati dei ranghi più bassi, inviando spedizioni punitive per riportarli all' obbedienza. Durante le riunioni, gli affiliati indossano baschi rossi e salutano il capo, il chairman, con la formula «salutamos», parlano in codice e hanno vincoli di segretezza. Okenwa ieri è sfuggito all' arresto.

     

    MAFIA NIGERIANA MAFIA NIGERIANA

    I Viking importavano eroina e cocaina dalla Francia e dall' Olanda, utilizzando soprattutto donne ovulatrici che si spostavano in auto o in treno. Gli investigatori sono riusciti a ricostruire almeno dieci viaggi che hanno fruttato circa 90 chilogrammi di sostanze stupefacenti per un valore di 5,4 milioni euro.

     

    Affari imponenti, controllati dalla mafia nigeriana che è stata in grado di imporre «una forte soggezione» ai connazionali, come ha dichiarato il gip Petragnani Gelosi, e «alla quale ha fatto da sponda, quanto meno, una certa omertà». A Torino l' associazione aveva il nome di Valhalla marine e reclutava le affiliate mediante rapporti sessuali di gruppo, costringendole poi a pagare somme di denaro in cambio di un' inesistente protezione.

     

    Solo una nigeriana, Osayande Aisha detta «One queen», di fatto occupava un ruolo nella gerarchia ed è per questo accusata di associazione mafiosa per l' incarico che aveva di controllare lo sfruttamento delle sue connazionali.

     

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    A tutti gli affiliati della Norsemen Kclub international vengono contestati il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, i delitti di tentato omicidio e associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, rapina, estorsione e lesioni gravissime. Le attività investigative si sono sviluppate attraverso intercettazioni e pedinamenti sul territorio, consentendo di individuare i vertici nazionali dell' organizzazione, in costante e diretto contatto con i leader operanti in Nigeria.

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