Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “la Stampa”
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Mentre corrono a prendere l'aereo che li riporta in Italia, Giorgia Meloni e Antonio Tajani sono soddisfatti. Negli Emirati Arabi e prima in India, hanno strappato alcuni buoni contratti, l'Eni ha consolidato la sua presenza, l'industria della Difesa può tornare a esportare, ma soprattutto si sono ricuciti legami che si erano rotti.
Ci sono gli affari, insomma, ma per la premier quello che conta è la politica: «[…] Oggi il tema dell'energia per noi è preminente, la cooperazione in ambito di difesa è interessante. Ma si tratta di ricostruire una serietà nella relazione». Senza citarlo, Meloni ce l'ha con Luigi Di Maio, ministro degli Esteri ai tempi della messa al bando degli Emirati da parte dell'Italia per l'export di armi.
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Da queste parti la mossa, votata dal Parlamento nel 2019, è stata vissuta come un'offesa gravissima, che ha comportato la chiusura di una base militare (strategica per raggiungere l'Afghanistan), la rottura di alcuni ricchi contratti e, quello che più conta, il congelamento di una relazione strategica.
Chi ha assistito all'incontro tra la premier e il presidente degli Emirati arabi uniti, Mohammed bin Zayef e anche al pranzo (al ristorante giapponese) che ne è seguito racconta che l'accoglienza è stata molto calorosa: lo sceicco e il ministro degli Esteri (suo fratello) hanno portato Meloni e Tajani al ristorante guidando una macchina, tra lo stupore degli altri automobilisti.
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Nella delegazione italiana, come già in Algeria e Libia, era presente anche Claudio Descalzi, l'ad di Eni che ha siglato un accordo di cooperazione con Adnoc, la compagnia petrolifera di Stato, il cui simbolo compare su molti degli enormi grattacieli affacciati sul golfo. […]
Al centro dell'incontro e del pranzo che ne è seguito c'è stata però soprattutto la politica estera. L'Italia ha chiesto una mano allo sceicco su alcuni dossier fondamentali per il governo, sui quali l'influenza degli Emirati è molto grande, in primis Tunisia e Libia (Abu Dhabi sostiene con l'Egitto il generale Haftar).
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Poi si è parlato della guerra: gli Emirati hanno una posizione neutrale, e il sospetto che qui abbiano trovato rifugio gli oligarchi in fuga dall'Occidente è molto alto. Così, Tajani e Meloni hanno insistito nell'appello alla mediazione, già rivolto all'India. La risposta di Bin Zayef non è stata formale, secondo la sua visione Vladimir Putin difficilmente si fermerà e così il messaggio è stato rigirato: l'Europa deve aiutare ad arrivare alla fine delle ostilità.
La coppia Tajani-Meloni va d'accordo, e il coordinatore di Forza Italia spera che la sintonia coinvolga anche Silvio Berlusconi […]
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