Jacopo Iacoboni e Cecile Landman per “La Stampa”
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Nel punto in cui hanno sparato a Peter de Vries ad Amsterdam, adesso, oltre a tanti mazzi di fiori portati dai cittadini e adagiati dietro le transenne c'è una scritta su un cartello bianco che recita «Mafia is a mountain of shit». Citazione di Peppino Impastato. Ieri pomeriggio de Vries, il più conosciuto reporter investigativo olandese, 64 anni, una vita a raccontare storie di criminalità organizzata, assassinii, narcotraffico, non ce l'ha più fatta.
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Martedì scorso era stato ferito alla testa con un colpo di pistola mentre usciva dallo studio tv di RTl Boulevard, nel Leidseplein, il centro della movida di Amsterdam. Camminava verso la sua macchina nel parcheggio nella strada dietro, il Lange Leidse Dwarsstraat. Da allora non si è più ripreso.
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Che questo sia un assassinio di mafia - la cosiddetta "mocromafia", la mafia marocchina (ma non solo marocchina) che domina da anni i lucrosi affari del traffico di droga nei Paesi bassi - lasciano sospettare molti indizi, anche se per ora non ci sono altre certezze se non l'arresto, vicino a L'Aja, dei due accusati per l'agguato a De Vries: uno, un polacco di 35 anni, Kamil E, che ha guidato l'auto per la fuga, e l'altro, il presunto killer, un olandese di 21 anni, Delano G.
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Il giovane che ha sparato, secondo quanto rivelato da fonti di intelligence a La Stampa, sarebbe il nipote di uno degli uomini di Ridouan Taghi, il più ricercato tra i criminali in Olanda. Taghi, marocchino-olandese, oggi 43 anni, è stato arrestato nel dicembre del 2019 a Dubai, dove era in ottimi rapporti con Raffaele Imperiale, uno dei latitanti di camorra più ricercati d'Italia, e Daniel Kinahan (il più temuto latitante irlandese), e da allora è sotto processo con l'accusa di aver commissionato omicidi e traffico internazionale di droga.
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Nei processi contro la "mocromafia" si poteva facilmente incontrare de Vries, sempre con l'immancabile sacchetto di "krentenbollen", i panini al ribes. Amsterdam è da almeno dieci anni teatro di violentissime sparatorie, cominciate con una nel quartiere popolare Staatsliedenbuurt, nel 2012. Spesso i porti e i loro traffici sono sullo sfondo, ma ora c'è come un salto di qualità, qualcosa di diverso.
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Una guerra. Rotterdam è uno dei principali hub per l'import di cocaina in Europa, dominato dalla mocromafia, appunto, con l'Olanda paese leader nella produzione illegale di anfetamine e metanfetamine.
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L'estrema destra di Geert Wilders usa queste imprese criminali mafiose per pompare un nazionalismo sempre più forte (tra parentesi: de Vries ha accusato ripetutamente Wilders di fascismo, ed era a favore di un cambio deciso nella politica sulle droghe, via dalla repressione, e con passi più spediti verso la legalizzazione).
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Cosa c'entra però il reporter ucciso in tutto questo quadro? Oltre ad aver lavorato per anni su storie di crimini famosi - il più celebre fu il rapimento del re della birra Freddy Heineken, da cui fu tratto un film con Anthony Hopkins - de Vries era in contatto, anche nell'insolita veste di consigliere (che è stata criticata perché sarebbe andato oltre il semplice ruolo di reporter) di un pentito cruciale nel processo in corso a Taghi: si chiama Nabil B, è un marocchino che a un certo punto - forse per salvarsi la vita - ha deciso di collaborare con la giustizia.
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In questi due anni gli è stato ammazzato prima il fratello, poi l'avvocato, Derk Wiersum. I presunti killer anche qui sono giovanissimi, con quoziente IQ basso (in questo caso, 73), quasi dei kamikaze.
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Taghi aveva fatto sapere che chiunque avesse aiutato il pentito «doveva andare a dormire». De Telegraaf, uno dei quotidiani più noti in Olanda, ha scritto che gli inquirenti olandesi temono vi sia un possibile piano di evasione violenta di Taghi dal carcere di massima sicurezza di Vught, con un gruppo tattico per assistere nell'operazione, forse dai Balcani, con armi pesanti.
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Sempre secondo il giornale, Taghi avrebbe anche ordinato ai suoi di cercare di capire se era possibile rapire un diplomatico olandese in Africa per servire come riscatto per la sua liberazione. La storia pare improbabile, ma anche il crescendo di connessioni criminali internazionali di questa mafia lo sembrava.
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Quel che è certo è che la settimana scorsa è uscito un rapporto del «Group of States against corruption» del Consiglio d'Europa, che indica i Paesi Bassi come ormai uno dei più pericolosi paradisi per le operazioni criminali globali.
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