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    “COM'È FINITA MARCO CO ‘STI SOLDI? MANCO UNA LIRA” – C’ERA ANCHE MARCO BALDINI NELLA RETE DEGLI STROZZINI PALERMITANI MESSA SU DA SALVATORE CILLARI, FRATELLO DI UN BOSS ALL’ERGASTOLO, CHE PER ANNI HA PRESTATO DENARO A TASSI CHE ARRIVAVANO AL 140% A DECINE DI IMPRENDITORI, PROFESSIONISTI E PERSONAGGI DELLO SPETTACOLO – NELLE INTERCETTAZIONI IL CONDUTTORE RADIOFONICO, FINITO NELLA RETE TRA IL 2017 E IL 2018, PRENDEVA TEMPO: “DOMANI CI VEDIAMO, STAI TRANQUILLO” – CILLARI È STATO ARRESTATO, MA BALDINI MINIMIZZA: “TOTÒ È UN AMICO…”


     
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    Chiara Marasca per "www.corriere.it"

     

    MARCO BALDINI MARCO BALDINI

    Era Salvatore Cillari, fratello di un boss all’ergastolo, a gestire la banda di spietati usurai palermitani che per anni ha prestato denaro a tassi che arrivavano al 140% a decine di vittime. Imprenditori, professionisti, antiquari e nomi eccellenti dello spettacolo, tra i quali, racconta l’inchiesta della Procura di Palermo, il conduttore radiofonico toscano Marco Baldini.

     

    Lo speaker, però, intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, minimizza la vicenda e sostiene di essere stato semplicemente aiutato: «Totò è un amico», dice, riferendosi a Cillari, arrestato oggi insieme ad altri quattro indagati. La guardia di Finanza di Palermo ha eseguito in tutto cinque misure cautelari, emesse dal gip del capoluogo, e sequestrato beni per 500 mila euro ai componenti dell’organizzazione criminale, accusati di associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, estorsione e autoriciclaggio.

    l'acerba il ristorante sequestrato a palermo l'acerba il ristorante sequestrato a palermo

     

    Soldi riciclati nel locale alla moda

    Il capo, Salvatore Cillari, è finito in carcere. Ai domiciliari il figlio Gabriele, che aveva riciclato i soldi sporchi intascati con l’usura in un locale alla moda nel quartiere Capo, a pochi metri dal palazzo di giustizia di Palermo. Il ristorante, «L'Acerba», è stato sequestrato. Dell'organizzazione facevano parte anche Matteo Reina e Giovanni Cannatella, anche loro finiti ai domiciliari e Achille Cuccia che ha avuto il divieto di dimora a Palermo.

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    Altri indagati avrebbero agito a vario titolo come intermediari, entrando in contatto con le vittime, proponendo «piani di rientro» e invitando i debitori a rispettare la scadenza delle rate concordate. Non sempre con le buone: più volte la pressione veniva esercitata con aperte minacce, come testimoniano le intercettazioni telefoniche e ambientali degli investigatori, che hanno utilizzato anche appostamenti, pedinamenti, videoriprese e hanno esaminato i flussi finanziari degli indagati.

    marco baldini su periscope 2 marco baldini su periscope 2

     

    Secondo quanto accertato, l’organizzazione criminale, a partire dal 2016, avrebbe erogato prestiti con l’applicazione di tassi di interesse di tipo usurario nei confronti di decine di persone nell’area palermitana e romana, per un ammontare complessivo di circa 150.000 euro.

     

    «Marco co ‘sti soldi? Manco una lira»

    La banda infatti operava tra Palermo e la Capitale, dove Cillari era di casa, come risulta anche dalle drammatiche conversazioni intercettate con il conduttore radio Baldini che, tra il 2017 e il 2018, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sarebbe finito nella rete degli strozzini accumulando un debito di 60 mila euro. «Com'è finita Marco co ‘sti soldi? Manco una lira», gli diceva Cillari non sapendo di essere intercettato. «Domani ci vediamo, stai tranquillo», rispondeva Baldini cercando di guadagnare altro tempo.

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    Ma poi il debito non veniva saldato e l'usuraio continuava a incalzarlo. «Venerdì vengo a Roma e ci resto fino a venerdì», aggiungeva il fratello del boss con tono minaccioso. Tre mesi dopo Cillari continua: «Mi dai sempre delle notizie, poi invece mi lasci in asso» e davanti alle giustificazioni del suo interlocutore Cillari taglia corto: «Marco io so solo una cosa... io ti ho fatto solo del bene a te!!!».

     

    A giugno del 2018 l’ennesima telefonata: «Sono passati anni, ora basta Marco. Non è giusto che mi posi così perché io me li sono levati dalla bocca... Vedi che io ti ho voluto bene e ti ho rispettato come un fratello Marco... e tu non mi puoi trattare così».

     

    Il lockdown e l’usura

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    L’inchiesta è stata condotta dal Nucleo di polizia economico- finanziaria di Palermo, diretto dal colonnello Gianluca Angelini, che oggi spiega come «i rischi di usura sono sensibilmente aumentati a seguito della crisi economica connessa all'emergenza sanitaria per la pandemia ancora in atto».

     

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    «L’usura», aggiunge, «rappresenta una forma di investimento sicuro per la criminalità, in grado di generare in poco tempo guadagni elevatissimi che spesso vengono utilizzati anche per finanziare attività commerciali, inquinando il tessuto economico sano con capitali illeciti che alterano le regole del mercato e della sana concorrenza, a danno degli operatori economici onesti e purtroppo», conclude, «continua ad essere un reato che difficilmente si denuncia, ma l’omertà e la distorta percezione del rapporto tra vittima e usuraio rappresentano i migliori alleati dei criminali».

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