Antonio Grizzuti per "la Verità"
renzi biden
Cresce il pressing delle cancellerie estere per la formazione del nuovo governo. E c'è anche un gossip dell'ultim' ora che vedrebbe Mario Draghi candidato all'Economia, anche se sembra che il diretto interessato non sia nemmeno stato consultato. Sono diversi i dossier che fanno dell'Italia un sorvegliato speciale: si va dagli sviluppi della pandemia, alla gestione del Recovery plan, fino all'andamento dell'economia.
Cosa si aspettano gli altri Paesi dalle consultazioni che partiranno oggi? Senza dubbio in questo momento la crisi italiana non rappresenta il primo pensiero per il neoeletto presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ma una cosa è certa: a Washington ogni mossa nostrana viene seguita con grande attenzione. Con un punto fermo, vale a dire evitare a tutti i costi un ritorno del premier dimissionario Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.
giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles 1
Ai dem americani, infatti, non è mai andato giù l'endorsement di Donald Trump a Conte in occasione del passaggio dalla maggioranza gialloblù a quella giallorossa. Dal canto loro, come hanno confermato le parole di Teresa Bellanova in occasione del voto di fiducia svoltosi in Senato la scorsa settimana, i renziani hanno fatto leva (anche) sull'atteggiamento soft del presidente del Consiglio uscente nei confronti dei tumulti di Capitol Hill per innescare la crisi.
Ragionevolmente, più che una figura forte, la Casa Bianca si aspetta che a Palazzo Chigi sieda ora qualcuno in grado di non arrecare fastidio. Notevolmente più aggressiva la posizione dell'Unione europea, che come sempre non manca di recapitare pizzini per conto dei suoi emissari. «Se falliamo sul Recovery fund andiamo a casa», aveva detto Conte a settembre, e così è stato. Poco male: più che il nome del nuovo premier alla Commissione interessa quello che fa.
renzi biden
Cioè che la donna o l'uomo alla guida del governo siano modellabili in base agli obiettivi e ai metodi di Bruxelles. Già di per sé, le nuove linee guida sul Recovery - si legga: soldi in cambio di riforme - e il redivivo spauracchio dello spread rappresentavano messaggi abbastanza chiari. Ma quando il gioco si fa duro, si sa, i duri iniziano a giocare. Così, con l'obiettivo di assicurarsi l'esecutivo più accondiscendente possibile, nelle ultime ore gli euroburocrati hanno deciso di schierare i pezzi da novanta.
romano prodi on the beach
Uno scafato come l'ex ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble non parla mai a caso, specie in un frangente come questo. E infatti, intervistato da Repubblica a proposito del Recovery fund, ha scoccato un dardo velenoso: «L'Unione europea ha poteri di intervento limitati sull'uso di quelle somme, ma se si prova a chiedere più nel dettaglio cosa succederà con quei soldi, può accadere addirittura che scoppino delle crisi di governo come in Italia».
Non sia mai che la democrazia faccia il suo corso. «La crisi italiana sta spaventando l'Europa», ha scritto domenica sul Messaggero l'ex premier Romano Prodi. Soluzione? «Dobbiamo urgentemente dare vita a un governo in grado di rispondere positivamente all'allarme dei nostri partner, mettendo in programma i quattro o cinque progetti di riforma indispensabili per unirci alla comune strategia di ripresa».
DAVID SASSOLI
Concetto ribadito con forza nell'intervista che lo stesso Prodi ha rilasciato ieri a Repubblica: «C'è la necessità assoluta di un governo che prepari un programma nuovo come richiedono l'Europa e la situazione in cui siamo». Un ritorno alla ribalta per spingere la sua candidatura al Quirinale, che sarebbe gradita tanto a Bruxelles quanto a Pechino.