IL SEGRETARIO PD: DRAGHI RESTI A PALAZZO CHIGI
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Mentre è impegnato a lanciare lo sprint di Roberto Gualtieri al Campidoglio, Enrico Letta insiste su Mario Draghi a Palazzo Chigi fino al 2023. Il segretario pd non spinge l'attuale premier verso il Colle, come stanno facendo diversi esponenti politici di peso, del governo e non: dal leghista Giancarlo Giorgetti all'azzurro Renato Brunetta. E pure Silvio Berlusconi, anche se poi smentisce. Per Letta, «mandare Draghi al Quirinale e poi andare al voto non è nell'interesse dell'Italia.
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L'interesse dell'Italia di oggi è che questo governo duri». E poi: «Se vinciamo a Milano e Bologna non sono contento, se vinciamo in una terza metropoli sono contento, se andiamo oltre a una quarta allora è un trionfo», aggiunge poi il segretario dem, intervistato a Porta a Porta e pronosticando il possibile esito alle urne nelle città. «Le elezioni amministrative sono per le città - aggiunge Letta, oltretutto candidato alle suppletive per la Camera nel collegio di Siena -. È ovvio che guarderemo il risultato e capiremo se l'alleanza con il M5S è stato positivo o meno».
2 - LETTA ELEZIONI ORA? NON CONVIENE ALL'ITALIA
B.L. per "il Messaggero"
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Mentre è impegnato a lanciare lo sprint di Roberto Gualtieri al Campidoglio, Enrico Letta insiste su Mario Draghi a Palazzo Chigi fino al 2023. Il segretario Pd non spinge l'attuale premier verso il Colle, come stanno facendo diversi esponenti politici di peso. Per Letta, «mandare Draghi al Quirinale e poi andare al voto non è nell'interesse dell'Italia. L'interesse dell'Italia di oggi è che questo governo duri».
Anche il leader del M5s, Giuseppe Conte, sembra non voler alimentare gli entusiasmi sul premier: «Lo dico alla luce di una doppia esperienza di governo: sarebbe sbagliato per l'intero Paese e per tutti noi pensare che un uomo solo al comando possa risolvere tutti i problemi».
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La posizione del Nazareno è sempre quella e Letta la ribadisce nel comizio romano con cui dà la spinta finale al candidato di centrosinistra, Roberto Gualtieri, per la guida della Capitale: Gualtieri, dice il segretario dem, «sperimenterà un lavoro importante e impegnativo, quello di dimostrare che è attorno a noi che si costruisce la coalizione larga e inclusiva che vince contro le destre». Il segretario traccia la linea che il Pd intende varcare: «Le grandi metropoli che votano sono 5.
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Noi del Pd e del Centrosinistra ne abbiamo vinte due su cinque l'altra volta. Quindi per me due su cinque non darebbe un risultato soddisfacente, tre su cinque sarebbe soddisfacente oltre sarebbe un trionfo». Ma il voto a Roma sarà quello che più peserà sulla valutazione dei successi o meno delle forze politiche. «Il confronto è fra noi e le destre - dice Letta - Non ci sono alternative, se non vinciamo noi sarà Giorgia Meloni a festeggiare e sarà la Lega. Non sarà una buona notizia per Roma, per l'Italia, per nessuno di noi».
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