RICCARDO LAGANA'
1 - DAGONOTA
Come Dago-previsto, le nomine Rai sono state condizionate in Cda dall’atteggiamento del rappresentante “interno” Lagana’. Praticamente non ha avuto la fiducia del Cda oltre la metà delle proposte di Salini. Le nomine passeranno (forse) lo stesso grazie alla sciagurata riforma Renzi che ha ridotto maldestramente il ruolo formale del Cda ma Salini è arrivato al capolinea. A breve sarà sostituito, si parla di Andrea Guerra o, se si andasse verso un interno, cresce la quotazione del capo del personale Sassano.
2 - RAI, IL CDA SI SPACCA. SENZA MAGGIORANZA LA METÀ DELLE NOMINE. E FOA ATTACCA SALINI
Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”
fabrizio salini foto di bacco (3)
Passano le nomine degli otto direttori della Rai, proposti ieri dall' amministratore delegato Fabrizio Salini. Ma al prezzo di una spaccatura nel consiglio di amministrazione che, tra astensioni e voti contrari, ha fatto mancare la maggioranza alla metà dei candidati. Solo la norma che rende non vincolante questa votazione salva Salini da conseguenze più gravi. Dal momento che il cda si è espresso su ciascuno dei nomi, a ottenere la maggioranza dei voti sono stati Stefano Coletta a Rai1 e Prime time, Angelo Teodoli al Coordinamento generi, Franco Di Mare al Day time e Luca Milano alla direzione Ragazzi.
ANGELO TEODOLI ANDREA VIANELLO
Non l' hanno ottenuta Ludovico di Meo a Rai2, Cinema e Series, Silvia Calandrelli a Rai3 e Cultura, Eleonora Andreatta alla Fiction e Duilio Giammaria ai Documentari.
Questo è il risultato di scelte molto diverse dei vari consiglieri. Da una parte Salini ha approvato tutte le nomine insieme con Beatrice Coletti (M5S) e Giampiero Rossi (FdI, che si è astenuto solo su Giammaria), di fatto inaugurando una maggioranza Rai inedita tra grillini e meloniani.
marcello foa foto di bacco
Il presidente Marcello Foa si è astenuto su tutti i nomi, ma si è lanciato in una durissima requisitoria contro Salini (con cui i rapporti sono ormai gelidi dopo l' affaire del finto ministro dell' Economia), sottolineando come l' ad abbia sbagliato i tempi e i modi delle nomine. I tempi, perché ha rinviato troppo; i modi, perché le proposte non sono state condivise e non hanno neppure una decorrenza nota. Foa poi ha difeso la direttrice di Rai1 Teresa De Santis, «avvicendata senza un motivo alla vigilia di Sanremo» e senza tenere conto dei risultati (+ 1,2% rispetto al 2019, il secondo miglior risultato degli ultimi dieci anni).
teresa de santis
Anche Rita Borioni (Pd) ha scelto l' astensione su tutti i nomi, «per non fare figli e figliastri», criticando duramente Salini «per i modi, i contenuti, i percorsi di scelta, la mancanza di trasparenza, l' assenza totale di interlocuzione con l'amministratore delegato, la fumosità nelle procedure, i pasticci incomprensibili».
Prevedibile il voto contrario su tutta la linea del leghista Igor De Biasio. La sorpresa sono state le scelte del consigliere indipendente Riccardo Laganà che ha chiesto lo spacchettamento dei voti, accordato dietro il parere favorevole del collegio sindacale. La sua proposta ha sparigliato le carte. Laganà ha approvato Giammaria, bocciato Calandrelli e si è astenuto su Andreatta e Di Meo, determinando così l' esito finale.
RITA BORIONI 1
Dal settimo piano di viale Mazzini, fonti vicine a Salini rendono nota la «soddisfazione» dell' ad «perché le nomine sono un passo importante verso la realizzazione del piano industriale, attraverso la valorizzazione di risorse interne». Per Salini insomma conta il risultato, poi, tra sei mesi, si sottoporrà al giudizio sul suo operato. A lui fa arrivare «il massimo sostegno» la consigliera Coletti: «Salini ha agito correttamente, nel pieno dei poteri a lui conferiti e forte della sua pluriennale esperienza».
Fuori da viale Mazzini fioccano le reazioni: il Pd l' ha giurata all'ad. Farà partire un monitoraggio ossessivo dei Tg (dei quali non ha ottenuto il cambio delle direzioni) per denunciare episodi di sovraesposizione di M5S e Lega. «Salini esce con le ossa rotte: bocciato il tentativo di inciucio, isolato totalmente l' ad, il quale potrà fare i cambiamenti solo grazie alla riforma renziana che premierà un Pd pronto a far man bassa della tv di Stato» sostiene Alessandro Morelli per la Lega. «Aria nuova a Rai Fiction» twitta ironicamente Maurizio Gasparri (FI) dopo la conferma di Andreatta. Michele Anzaldi (Iv) attacca Foa sull' astensione: «In ogni altra azienda il presidente si dimetterebbe o chiederebbe le dimissioni dell' ad. Foa si dimette?».
andrea guerra duilio giammaria