Pietrangelo Buttafuoco per il “Fatto quotidiano”
pietrangelo buttafuoco
Cinquantasette libri in dieci giorni. Da leggere, soppesare e scegliere. Peggio che dimagrire sette chili in una sola settimana. I votanti del Premio Strega devono prendere dodici titoli dal mucchio dei libri presentati dagli Amici della Domenica, ovvero da loro stessi, in molti mugugnano ma per Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, come per un Giuseppe Conte, il superlativo è d' obbligo.
"Sarà un anno bellissimo", aveva detto il presidente del Consiglio a dispetto della recessione e così anche per il custode del più importante premio letterario, la prospettiva - a dispetto di ogni recensione - è rosea: "Sono sicuro che sarà un Premio Strega bellissimo".
prezzolini
Deputato a sovrintendere lo svolgimento del Premio Strega, Petrocchi fissa per domenica 17 marzo a Libri come, a Roma, la data per conoscere la stanca dozzina che andrà a concorrere per la serata finale al Ninfeo di Valle Giulia e però giusto ieri, su facebook, mette le mani avanti e sfotte gli àpoti. Sempre che gli àpoti sappiano di essere tali se già nei primi commenti sulla bacheca di Petrocchi, in tanti - verosimilmente acculturati per essere ammessi tra i suoi amici - chiedano lumi sulla stranissima parola.
E dunque, àpoti? "Quelli che non la bevono, copyright Prezzolini", risponde gentilissimo Petrocchi ma la tenzone (che è spinosa, per gli equilibri degli ottimati, più di qualunque Tav per i fragili nervi del governo) è già aperta: "Li aspettavo. Sono arrivati. Sono quelli", scrive il direttore della Fondazione Bellonci, "che non la bevono. Non è possibile leggere in dieci giorni cinquantasette libri, dicono. Hanno ragione.
christian raimo
Studi scientifici serissimi dimostrano che per compiere l' impresa è necessario rinunciare ad attività essenziali come il sonno, la nutrizione e la cura degli affetti, per tacere degli ordinari impegni di lavoro. E anche facendo a meno di tutto questo Secondo tali illustri e talvolta illustrissimi àpoti, chi sceglie le opere candidate a un premio letterario vive in letargo undici mesi e mezzo su dodici, per poi ridestarsi un bel giorno di marzo ancora all' oscuro vuoi dei libri letti e commentati nelle settimane precedenti da migliaia di persone, vuoi di quelli proposti al premio un mese e mezzo prima della scadenza.
missiroli
Magari fosse così To sleep, no more to sleep, perchance to dream". Tra gli àpoti si palesa Christian Raimo. Scrittore e militante di ogni parte più che giusta, Raimo, lascia traccia di sé in bacheca: "So io. Non è una domanda polemica. Ma una questione vera. Cosa vuol dire leggere oggi".
È lui, dunque, ma a Stefano Bon, scrittore, che scherza e dice - "Che poi lo sanno tutti che mica li leggono è già tutto deciso" - il direttore rifila una botta gergale degna del Pasticciaccio. "anfatti!", gli risponde, ed è un dare alle polveri (absit iniuria verbis per Petrocchi, autore de La Polveriera) nella minuta santabarbara della letteratura.
Cinquantasette libri in dieci giorni, quindi. La questione è nell' insormontabile problema di attraversare tutte quelle pagine giusto adesso che le librerie - come la IBS Libraccio di Roma - si sono attrezzate per la nemesi: "Usato mai sfogliato, sconto 40%".
ROBERTO COTRONEO
Avvistato, tra i titoli, il molto recensito e molto visto in tivù Ho imparato di Enrico Letta (edizioni Il Mulino), per tacere però - per carità di Patria - di tanti titoli del catalogo Solferino ma Raimo ha ragione nel sottrarre vis polemica alla sua domanda perché tutto quel leggere, ormai, anche al di là del Premio, neppure bello che stampato è subito sbolognato.
Svapora nella fuffa la stessa cerchia letteraria e nulla può la buona volontà, il sacrosanto proposito di farsi parte attiva nella letteratura quando già mettere il naso in una libreria, scorrere i titoli in vetrina, procura sconforto soprattutto a chi ancora studia e a chi chiede arte, poesia e genio al proprio tempo.
enrico letta cover
Sarà certo un bellissimo recensire la dozzina dello Strega, ma resta il fatto che la gnagnera, quella di un Che Tempo che fa, per capirsi - il magazzino madre di tutto l' usato mai sfogliato - sommerge tutto e che la recessione della qualità si certifica con quel che passa il convento delle monachelle narranti.
Non è altro che un gioco di società, il Premio Strega, e tale è già dalla definitiva laurea che Dino Risi gli conferisce nel 1963 con un Vittorio Gassman en travesti nell' episodio La Musa de I Mostri. Post Scriptum Non ho più osato votare allo Strega da quando ho visto passarmi sotto il naso - per doverosa lettura - manualetti d' apologetica perbenista sciué sciué per interposta narrativa. Cinquantasette libri in dieci giorni, dunque.
Anfatti!: tutti sfogliati, presto sbolognati.
enrico letta