Stefania Medetti per “la Repubblica”
sharon stone (8)
Sharon Stone, Julianne Moore, Susan Sarandon: giovani nello spirito e nello stile di vita rappresentano la nuova categoria delle Perennials, le donne che rifiutano di farsi giudicare in base all' anagrafe. Un fenomeno sociale che esprime il desiderio di parità di C'è voluta una Grace Jones 70enne che ballava scatenata sulla passerella di Tommy Hilfiger a Parigi perché iniziassimo a percepire che, sotto la superficie, nell' universo femminile sta coagulando un nuovo sentimento. Sulle note del suo Pull up to the bumper - un brano infarcito di allusioni sessuali - la cantante giamaicana ha infranto il codice non scritto di quello che una donna di una certa età può fare oppure no.
julianne moore
Il marketing le chiama Perennials, generazioni accomunate da un modo di sentire piuttosto che dall' anagrafe, donne che hanno tra i 45 e i 75 anni. A definirle c' è un complesso di neologismi - "pro-age", "elastic generation" - che fotografano quel che i ricercatori hanno riscontrato sul campo: passati gli anta, le donne non si riconoscono più nei canoni estetici e culturali delle generazioni che le hanno precedute.
Intervistate dall' agenzia di marketing SuperHuman, per esempio, le donne che hanno superato i 40 anni hanno confessato di sentirsi giovani e piene di vita come non era mai successo prima ( 59 per cento delle 500 donne britanniche sondate) e ritengono di avere più fiducia in se stesse rispetto a quando avevano dieci anni di meno (67 per cento). La think tank americana Jwt Intelligence conferma: si tratta di generazioni definite dalla voglia di autenticità ( 80 per cento). Dicono quello che pensano, sostituiscono mio con nostro e, soprattutto, si scoprono unite da una sorellanza mai immaginata prima.
SUSAN SARANDON
Sono le Michelle Obama che, parlando di un aborto spontaneo, confessano in tv: « Mi sono sentita persa, come se avessi fallito». Sono le Madamine di Torino che quando le additano come " borghesucce" rispondono: «Orgogliose di esserlo» . Ma il denominatore comune non è un "buttiamoci" ( motto del libro Facciamoci avanti della direttrice operativa di Facebook Sheryl Sandberg), ma una forza consapevole, la determinazione, a giocare la partita secondo regole più inclusive e aderenti alle sfide globali.
SUSAN SARANDON OSCAR
«Gli stereotipi sembrano finalmente destinati a lasciare il passo a una "perennialità" che può consentirci di trovare forme di relazione non correlate passivamente alla matrice anagrafica», spiega Giulia Ceriani, semiologa e presidente dell' istituto di ricerca Baba Consulting. Del resto, sarebbe difficile incasellare in un modello fatto di giardinaggio e scarpe basse donne bellissime e consapevoli come l' ex first lady, Nicole Kidman, Meryl Streep o Julianne Moore, al cinema in Gloria Bell, nel ruolo di un' esplosiva Perennial.
Come ci siamo arrivate?
Con la fatica, anche emotiva, di far quadrare tempi e bisogni della carriera e della famiglia. Le protagoniste di questo trend emergente, infatti, sono donne che nelle loro professioni hanno fatto i conti con il pregiudizio, hanno lottato per il progresso personale, hanno toccato il fondo delle loro fragilità (chi non ha mai pianto silenziosamente di impotenza fra una scadenza da rispettare e un neonato che strilla?).
grace jones
E poi, sono risalite in superficie. Adesso, passate le Colonne d' Ercole dell' invisibilità sociale - il processo di disqualificazione personale e sessuale di cui Susan Sontag aveva scritto già negli anni Settanta - le over 50 hanno scoperto un continente inesplorato. La maturità contemporanea, confermano le ricerche, è una versione più autentica di sé, non ripiegata sui bisogni personali, ma affamata di esperienze, determinata a cambiare le cose per rispondere alle istanze economiche, sociali, ambientali.
grace jones
Inevitabile che il mercato prendesse nota. Anche un impero della bellezza come Lancôme ha dovuto fare marcia indietro, richiamando a fare da testimonial una Isabella Rossellini 65enne cui aveva dato il benservito vent' anni prima. «È arrivato il momento di sostenere l' accettazione dell' età invece della sua negazione» , commenta da New York Ashton Applewhite, autrice de Il Bello dell' età - Manifesto contro l' ageismo ( Corbaccio).
« La discriminazione anagrafica è un fenomeno che impatta su entrambi i lati dello spettro generazionale e bisogna bandirla come ogni altra forma di pregiudizio.
Perché limita la possibilità di collaborare fra generazioni nel risolvere i problemi più pressanti del nostro tempo».