Mario Niola per “la Repubblica”
Nyepi
A Bali va in scena il Capodanno alla rovescia. Sono banditi botti, luminarie, musica, feste, brindisi, baci e abbracci. Sesso zero. Cucine rigorosamente spente e divieto di uscire di casa e dagli alberghi. Lo chiamano Nyepi, il giorno del silenzio. Serve a purificarsi e non a divertirsi.
L'esatto contrario della nostra notte di San Silvestro, che è tutta rumore e colore, balli e sballi, allegria ostentata e divertimento obbligato. Un esorcismo di massa che ha come scopo principale quello di mettere una pietra sull'anno che se ne va. In particolare se si tratta di un annus horribilis, come questo 2020. Che fra pandemia, terremoti, attentati, crisi economica e tracolli politici non si è fatto mancare niente.
Nyepi
I balinesi chiamano il Nyepi la festa dei quattro divieti. Il primo è Amati geni, che significa no fuochi. Un antichissimo tabù che una volta proibiva l'accensione di bracieri, lampade e fornelli, mentre adesso arriva addirittura al taglio della corrente elettrica. Che viene sospesa per 24 ore, con la sola eccezione degli ospedali e di alcuni alberghi.
Il secondo diktat è Amati lelungan, cioè niente spostamenti. Le strade devono rimanere assolutamente deserte. E sono presidiate da migliaia di volontari vestiti di nero, veri e propri emissari delle tenebre, che rimandano a casa tutti i trasgressori. Si bloccano perfino porti e aeroporti. E le spiagge si svuotano completamente.
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La terza interdizione, Amati karya, impone l' interruzione rigorosissima di ogni attività, lavorativa o ricreativa che sia. Ci si può dedicare solo alla meditazione, al raccoglimento e al rinnovamento spirituale. L' ultimo comandamento recita Amati lelangunan, ovvero bando a qualsiasi forma di intrattenimento e ad altre manifestazioni di giubilo. Il massimo di esternazione consentita è farsi gli auguri al telefono.
Ma i più rigoristi tengono letteralmente la bocca chiusa digiunando e astenendosi dal proferire parola. Quel giorno tutti devono staccare la spina, induisti e musulmani, cristiani e buddisti. Laici compresi. L'isola intera entra in uno stato di sospensione cosmica, una specie di stand by della vita. Il cui scopo è ingannare le potenze maligne che proprio a capodanno presentano il conto agli uomini. Ma non vedendo nessuno in giro, crederanno che città e villaggi siano disabitati e se ne andranno senza far danni.
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È un rito a metà tra l'oscuramento e l' occultamento. Un gioco a nascondino con il male che coinvolge anche i numerosissimi turisti. Invitati, cortesemente ma fermamente, a non allontanarsi dai loro hotel. Una misura insieme di ordine pubblico e di ordine spirituale. Che ha anche dei risvolti politici. Visto che il governatore di Bali, I Made Mangku Pastika, ha detto che il Nyepi è un' occasione per fare un esame di coscienza e liberare la propria anima dall' eccesso di desideri e di passioni che rendono tutti più aggressivi, egoisti, crudeli.
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La differenza insomma è che noi al giro di boa del calendario dichiariamo guerra al male, esorcizziamo con fuoco e fiamme i fantasmi del nostro scontento, li abbagliamo con luci e suoni, mentre i balinesi entrano in clandestinità, come guerriglieri dell' armonia interiore. E si sottraggono allo scontro in campo aperto con i demoni. Li spiazzano, li demotivano. Non si fanno trovare.
La nostra è una festa ad alta incandescenza performativa. Ci carica di energia, di aspettative, di buoni proponimenti. È un dispositivo di letizia programmata. Una "macchina di gioia". Era proprio questo il nome antico delle batterie di fuochi pirotecnici. Che erano un modo di bruciare il tempo per guadagnare altro tempo. Nel Nyepi, invece, avviene l' esatto opposto. Ciascuno fa il vuoto intorno a sé ma soprattutto dentro di sé, per concentrarsi, meditare, migliorare.
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Sarebbe piaciuto allo scrittore Gilbert Chesterton, secondo cui a mezzanotte del 31 dicembre non si cambia anno. Si cambia anima. E chi volesse andare ad ascoltare il suono del silenzio è ancora in tempo. Perché il Saka, calendario locale proveniente dall' India antica, si fonda sulle fasi lunari. L' ideale per chi vuole chiudere l' anno in armonia. E crede, con George Harrison, che il silenzio dica più delle parole.
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