Adelaide Pierucci per “il Messaggero”
MARIO CERCIELLO REGA E ANDREA VARRIALE
Colpito di sorpresa e cosciente fino alla fine. Non se l' aspettava Mario Cerciello Rega di trovarsi in pericolo. Non ha avuto nemmeno il tempo di accennare una reazione.
Undici colpi lo hanno piegato, uno dopo l' altro, e portato alla morte per shock emorragico irreversibile. Non è riuscito nemmeno a pararsi istintivamente con le mani. Due colpi, e in parte un terzo, hanno fatto affondare la lama fino al manico del pugnale. È morto così il carabiniere ucciso a Roma il 26 luglio 2019.
Gli ultimi istanti di vita sono descritti nelle pagine dell' autopsia.
FINNEGAN LEE ELDER
Sono le 3 e 13 minuti. In via Gioacchino Belli, zona piazza Cavour, si presenta l' auto civetta di Cerciello Rega e del collega Andrea Varriale. A bordo c' è pure Sergio Brugiatelli, l' uomo che ha denunciato un' estorsione dopo aver subìto il furto dello zaino.
I due carabinieri scendono e si avvicinano ai presunti estorsori, i diciannovenni californiani Elder Finnegan Lee e Gabriel Christian Natale Hjorth, ora a processo per omicidio volontario. Brugiatelli resta vicino alla macchina. Sente le urla. Tre minuti dopo, le telecamere inquadrano i due fuggire. Pochi interminabili minuti. Abbastanza per sferrare quei fendenti profondi e mortali.
gabe natale finnegan lee elder 2
Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega è morto dissanguato per i colpi sferrati da Finnegan. È netto Andrea Grande, il medico legale della Sapienza che ha esaminato il corpo, e che ha raccontato in aula quella morte orribile: «Undici colpi sferrati per lo più sui laterali, da sinistra a destra, compresi due minori alle braccia». Tutte le lesioni sono state profonde. In due casi è penetrata la lama per intero fino all' impugnatura. Sul corpo di Cerciello è stato trovato anche il segno del paramano. In un terzo caso la lama è arrivata alla colonna vertebrale. L' altezza dei colpi permette di ricostruire le posizioni durante la lotta.
Cerciello e Finnigan (che poi confesserà) sono vicini: una trentina centimetri, quasi corpo a corpo. I colpi si concentrano sui laterali all' altezza del torace probabilmente perché chi colpisce non ha abbastanza spazio di manovra, spiega infatti il medico legale: «Molto probabilmente l' azione è iniziata in piedi, erano uno di fronte all' altro, le prime tre o quattro coltellate sono state sferrate sul fianco sinistro. Le più violente».
cerciello rega
Il carabiniere ha sicuramente percepito che stava per morire. La pm Maria Sabina Calabretta chiede se l' aggressore abbia ferito a morte utilizzando due mani.
«Non si può escludere», secondo il consulente. Un dato è certo: «Cerciello era ancora vivo fino all' ultima coltellata». È arrivato in ospedale in condizioni disperate, «con una emorragia altissima».
«L' azione lesiva parla chiaro - specifica il medico - La violenza è evidente». Sono state due però le coltellate a determinare «l' accelerazione dello shock emorragico»: una che passando dall' ascella ha reciso l' arteria, e l' altra all' emitorace sinistro. Per Cerciello in quel momento si sono chiuse le speranze.
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Gabriel Christian Natale Hjorthè
mario cerciello rega