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    “DEVONO SPIEGARCI, NON FAREMO SCONTI” – LA MADRE DI LORENZO PARELLI, IL 18ENNE MORTO DURANTE UNO STAGE IN ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO A UDINE, CHIEDE DI SAPERE LA VERITÀ SULLA SCOMPARSA DEL FIGLIO - CI SONO MOLTE DOMANDE A CUI ANCORA NON È STATA DATA RISPOSTA: CHI AVEVA LA RESPONSABILITÀ DEL SUO APPRENDISTATO? CHI DOVEVA AFFIANCARLO IN QUEL MALEDETTO CARROPONTE? IL SUO TUTOR IL GIORNO DELL’INCIDENTE NON C’ERA PERCHÉ ERA MALATO E…


     
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    Luana De Francisco e Niccolò Zancan per "La Stampa"

     

    LORENZO PARELLI LORENZO PARELLI

    Questa è una terra dura, fatta di persone abituate a dire poche parole. Ma quelle che pronuncia la madre di Lorenzo Parelli, la signora Maria Elena Dentesano, non si possono fraintendere: «Devono spiegarci. Ci aspettiamo giustizia. Non faremo sconti». Si capisce bene, adesso, che questo «infortunio mortale» che ha strappato alla sua famiglia un ragazzo di 18 anni appena compiuti, così come viene definito nelle carte dell'inchiesta, sia un infortunio molto diverso da tutti gli altri.

     

    Perché le indagini stanno puntando in due direzioni. Da un lato, vogliono ricostruire la dinamica dell'incidente, e cioè stabilire come e da quale altezza e per quale ragione una putrella a forma di T pesante 150 chili abbia colpito in testa Lorenzo Parelli, mentre era al lavoro davanti al carroponte numero 12648 della Burimec di Lauzacco. E quindi: sequestro dei materiali, testimonianze, controlli nel capannone, misurazioni e accertamenti tecnici di rito.

    Lorenzo Parelli Lorenzo Parelli

     

    Ma il secondo filone delle indagini riguarda il cosiddetto «tutoraggio». Vuole fare luce, cioè, su chi doveva seguire lo stage di uno studente iscritto al quarto anno di meccanica industriale all'Istituto salesiano Bearzi di Udine.

     

    Chi aveva la responsabilità del suo apprendistato? C'era qualcuno al suo fianco, quando si è verificato l'incidente? I carabinieri del nucleo investigativo di Udine hanno chiesto tutta la documentazione, sia a scuola, sia in fabbrica.

     

    È un infortunio sul lavoro diverso da tutti gli altri. Perché è morto uno studente che stava facendo un lavoro molto difficile senza essere pagato, impiegato in fabbrica per un piano di formazione che coinvolge la scuola stessa, la Regione Friuli Venezia Giulia e la Burimec. Insomma: chi doveva prendersi cura di lui davanti a quel carroponte? Secondo le prime ricostruzioni (voci ancora in attesa di una conferma ufficiale), il tutor non c'era nel giorno dell'incidente. Era malato.

     

    BURIMEC - LA FABBRICA DOVE E' MORTO LORENZO PARELLI BURIMEC - LA FABBRICA DOVE E' MORTO LORENZO PARELLI

    Lo studente era stato affidato a qualcun altro? Chi vigilava su questo tutoraggio? La scuola aveva ancora un ruolo sul controllo di quell'apprendistato? Gli indumenti sequestrati nel capannone testimoniano bene questa condivisone di intenti: «Una tuta da lavoro blu Cnosfap Bearzi, un paio di guanti da lavoro HyFlex, occhiali da lavoro danneggiati, un paio di scarpe da lavoro marca Base».

     

    Lorenzo Parelli lavorava in fabbrica con la tuta del suo istituto. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Udine, Elena Torresin, ora si concentrano sulle testimonianze raccolte nell'immediatezza dei fatti tra gli operai e gli impiegati presenti in azienda. Erano le 14,30 di venerdì. Mancavano due ore alla fine del turno, nel reparto assemblaggio. Stavano lavorando alla realizzazione di un impianto di laminazione dell'acciaio lungo 15 metri e largo 7. Un pezzo che doveva servire per l'industria siderurgica.

     

    Lorenzo Parelli Lorenzo Parelli

    La barra d'acciaio ha colpito Lorenzo Parelli in testa, procurandogli lesioni così gravi da rendere vano qualsiasi tentativo di soccorso. Adesso c'è solo un nome iscritto nel registro degli indagati. È il titolare dell'azienda, Pietro Schneider, 71 anni. Ma è la stessa procura a non escludere ulteriori iscrizioni, altri indagati nei prossimi giorni. Prima dell'autopsia.

     

    Non poteva esserci una domenica più disperata, per la famiglia Parelli. Gli amici avevano messo un cuore gigante davanti alla pizzeria «La Regina», un cuore listato a lutto, con il nome di Lorenzo. Gli amici del motocross, gli amici dell'istituto Bearzi, gli amici del paese. «Lorenzo era sereno, voleva fare proprio quel lavoro, stare fra quei macchinari», dice la madre Maria Elena Dentesano. «Però devono spiegarci. Non faremo sconti». Oggi, lunedì 24 gennaio, Lorenzo Parelli sarebbe dovuto tornare in aula.

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