Elena Stancanelli per la STAMPA
giovanni vincenti
Uccidere tre uomini per viltà. Se Giovanni Vincenti avesse parlato prima, se avesse avvertito che nella cascina aveva nascosto altre cinque bombole dalle quali stava continuando a uscire gas, i tre vigili del fuoco non sarebbero morti. Non ci sono dubbi, non è ipotetico: semplicemente non sarebbero morti, perché non sarebbero entrati sicuri e inconsapevoli in quella che sarebbe diventata la loro tomba.
Perché non ha parlato? Cosa è successo nella testa di Giovanni Vincenti in quella mezz' ora che avrebbe potuto cambiare tre destini, quattro col suo, cinque con quello della moglie che è accusata di complicità?
Quello che è successo dopo lo sappiamo. Giovanni Vincenti ha pianto, si è disperato, ha accusato chiunque. Siamo una famiglia riservata, i vicini non ci amano, abbiamo già subito altre intimidazioni, diceva. Sono distrutto dal dolore, non me ne faccio una ragione, diceva.
cascina esplosa nell'alessandrino
Fin quando qualcuno ha trovato, poggiate sul comodino di camera sua, le istruzioni per attivare il timer. Solo in quel momento, di fronte all' evidenza delle prove e quando era ormai troppo tardi per salvare se stesso, e soprattutto i tre vigili del fuoco, Giovanni Vincenti ha confessato. Come in un film di Dino Risi, come un personaggio tragico di Alberto Sordi, gli si sarà sciolta la faccia e dopo aver guardato il suo avvocato, o forse la moglie, sarà crollato nelle sue mani aperte a conca poggiate sulle ginocchia. Liberato dal peso della sua imperdonabile menzogna.
La banalità del male, peggio ancora, il dilettantismo del male, il male come effetto collaterale della vigliaccheria. Avrebbe voluto soltanto bruciare la cascina di Quargnento, Giovanni Vincenti, soltanto quello. E questa probabilmente sarà la sua difesa, saranno questo le parole che avrà pronunciato per giustificarsi, che pronuncerà il suo avvocato.
cascina esplosione nell'alessandrino
Come se dar fuoco alla propria casa per intascare i soldi dell' assicurazione fosse accettabile, facesse parte di quei comportamenti deplorevoli ma ormai tollerati per via della «condizione di emergenza». C' è la crisi, ho i debiti, che sarà mai se do fuoco alla mia casa? Le assicurazioni sono cattive, come la politica, come gli amministratori delegati, i vigili urbani che ti multano se parcheggi in doppia fila per portare il figlio a scuola. Il povero cittadino reagisce.
Si fa giustizia da solo se lo rapinano, dà fuoco all' uomo che dorme sotto casa sua perché «non ne può più», dà fuoco ai cassonetti che non vengono svuotati, dà fuoco ai condomini dove vivono i migranti, dà fuoco alla sua cascina perché ha troppi debiti. La gente è esasperata, si dice, lo stato non dà più risposte, si dice. In questo vuoto, in questa zona nella quale l' indignazione diventa la scusa per le mille piccole, e gigantesche, azioni delinquenziali, la banalizzazione del male prospera, e anche l' incapacità criminale.
Probabilmente non ha parlato perché non aveva la certezza che le altre cinque bombole sarebbero esplose, pensava di farla franca, pensava che il destino lo avrebbe graziato.
cascina esplosa vicino alessandria
Può succedere, perché no? Il destino a volte ci mette una toppa, e quello che avrebbe potuto diventare tragico si trasforma in grottesco. Questa è la cifra dell' italianità, di quell' essere professionisti del vittimismo, dell' astuzietta, del piccolo reato? No, certo.
Non siamo così, non tutti, ovvio.
cascina esplosione nell'alessandrino vittime
Ma è un vizio in agguato, una debolezza dalla quale dobbiamo stare in guardia, un pericolo che corriamo. Pensare che le nostre azioni possano non condurre al punto spaventoso verso il quale le spingiamo. La codardia che riconosciamo con evidenza nel comportamento di Giovanni Vincenti, immobile di fronte al dispiegarsi della catastrofe, non la vediamo in noi quando chiudiamo gli occhi di fronte all' inerzia della politica, quando premiamo qualsiasi provvedimento salvaguardi il nostro interesse a discapito della vita degli altri.
elena stancanelli foto di bacco
Beato il paese che non ha bisogno di eroi, ma dannato quello nel quale i mostri, sempre citando Dino Risi - immenso interprete del carattere di questa nazione - vengono giustificati. Se non fosse morto nessuno, se il caso avesse evitato che le cinque bombole ancora nascoste scoppiassero facendo strage, siamo sicuri che non ci sarebbe stato qualcuno pronto a dire che Giovanni Vincenti aveva agitato mosso da disperazione, che la colpa non era sua ma di chi lo aveva costretto ad agire in maniera sconsiderata? Dei debiti, delle tasse, della crisi? Della politica, degli amministratori delegati, dei vigili urbani?
esplosione cascina alessandrino esplosione cascina alessandrino